Fabrizio Del Dongo
Genius
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Concetti Chiave

  • Alberto Burri abbandonò le tecniche pittoriche tradizionali tra il 1948 e il 1950 per esplorare l'uso di materiali eterocliti, diventando un pioniere della pittura materica.
  • Burri non cercava di innovare o demitizzare l'arte; il suo focus era sulle qualità espressive dei materiali scelti, che spaziavano da catrame a sacchi cuciti e bruciati.
  • Dal 1956, Burri introdusse la bruciatura e materiali come plastica e ferro, ampliando ulteriormente il suo linguaggio artistico con opere realizzate in modo razionale e ordinato.
  • Le opere di Burri, come "Rosso Plastica" del 1962, spesso evocano temi fisici e morali, intrecciando elementi del suo background medico e le esperienze di guerra.
  • Il suo uso di colori fondamentali come rosso, nero e bianco simboleggia violenza, morte e rinascita, mentre solo negli ultimi anni esplorò il blu e il verde.

Indice

  1. L'evoluzione artistica di Burri
  2. Materiali e poetica del brutto
  3. Tecniche e opere di Burri
  4. Significato e simbolismo nei colori

L'evoluzione artistica di Burri

Alberto Burri, superando le tecniche tradizionali, tra il 1948 e il 1950 abbandona le tecniche tradizionali della pittura per prestare la sua attenzione all’uso di materiali diversi; questa sarà la strada che egli seguirà per tutta la vita, diventando così una dei massimi esponenti della pittura materica.

Prima di lui, altri artisti hanno utilizzato materiali diversi: i cubisti con i loro collage, il polimaterismo dei futuristi, il ready-made di Duchamp, i montaggi di Ernst, le strane raccolte di Schwitters e delle mostre surrealiste, il materismo di Dubuffet. Tuttavia, esiste una differenza: Burri utilizza materiali eterocliti, i più disparati, strani e fuori del normale. Ma non lo fa perché egli è alla ricerca del nuovo né perché intende demitizzare la materia che è sempre stata considerata nobile nell’arte. Lo fa in funzione delle qualità espressive del materiale prescelto.

Materiali e poetica del brutto

Inizialmente, egli utilizza catrame, olio di vario tipo, smalto, tutti materiali che creano delle superfici dense e ricche di grumi che hanno una risposta diversa all’incidenza della luce. Gli oggetti sono sacchi laceri, sporchi, sdruciti e rammendati. Si tratta di una materia, povera, logorata dall’uso e dal tempo, buttata via per ché non serve più. Alla poetica del “bello” viene sostituita la poetica del “brutto”, cioè la poetica delle cose sformate che narrano la vita ormai vissuta, ma ricche di umanità, come succede per il viso di una persona anziana. Restando a questo livello, saremmo sulla scia di Schwitters che per preparare i suoi collages raccoglieva chiodi, pezzi di legno, piume di gallina, francobolli, tappi, ecc. Burri, però, va oltre. Infatti, egli realizza le sue opere seguendo un ben preciso ordine razionale; per esempio, accosta sacchi diversi, li cuce insieme facendo in modo che la cucitura sia ben visibile e si venga a creare un disegno; qualche volta, aggiunge un colore.

Tecniche e opere di Burri

Dal 1956, Burri aggiunge il tema della bruciatura che deforma maggiormente la materia e quello dei ferri. Qualche tempo dopo, comincia ad utilizzare la plastica bruciata, il ferro saldato in modo rozzo e il cellophane per arrivare negli anni Ottanta ad opere a base di cellotex, un materiale povero, anonimo, di uso industriale, soprattutto come isolante nell’edilizia: ottenuto pressando insieme particelle di segatura e colla. In tali realizzazioni, si ritrova i motivi grafici tradizionale della spirale che presentano, sotto forma stilizzata delle evocazioni del corpo femminile o dei motivi sessuali. La presenza alle varie mostre europee e americane è sempre stata costante

Significato e simbolismo nei colori

Fra le sue realizzazioni possiamo ricordare Rosso Plastica, del 1962, dalle dimensioni 81, 5 x 100 cm; essa è esposta alla Fondazione di Palazzo Albizzini di Città di Castello, la città natale dell’artista. Burri vi lavora la materia plastica di un rosso vivo, bruciata e modificata dal fuoco. L’apparenza è quella della carne umana mutilata e il tema della ferita, fisica o morale è evidente. Potrebbe trattarsi di una reminiscenza della formazione da medico dell’autore o degli orrori della guerra che ha vissuto personalmente. Il colore rosso associato sempre al nero, e a volte al bianco, è sempre presente nelle sue opere. Questi tre colori sono quelli fondatori della vita: il rosso è il simbolo del sangue e quindi della violenza, il nero rappresenta la morte e quindi il lutto mentre il bianco si ricollega al tema rinascita. Soltanto verso la fine della vita, egli utilizza il blu e il verde.

Domande da interrogazione

  1. Qual è il contributo distintivo di Alberto Burri alla pittura materica?
  2. Alberto Burri ha abbandonato le tecniche tradizionali tra il 1948 e il 1950 per utilizzare materiali eterocliti, non per cercare il nuovo, ma per le loro qualità espressive, diventando un esponente di spicco della pittura materica.

  3. Quali materiali utilizza Burri nelle sue opere e perché?
  4. Burri utilizza materiali come catrame, olio, smalto, sacchi laceri e plastica bruciata per creare superfici dense e ricche di grumi, sostituendo la poetica del "bello" con quella del "brutto", narrando la vita vissuta.

  5. Come si distingue Burri da altri artisti che usano materiali diversi?
  6. A differenza di artisti come Schwitters, Burri segue un ordine razionale nelle sue opere, accostando e cucendo materiali in modo visibile per creare disegni, aggiungendo talvolta colore e bruciature.

  7. Qual è il significato del colore rosso nelle opere di Burri?
  8. Il rosso, spesso associato al nero e al bianco, simboleggia il sangue e la violenza, mentre il nero rappresenta la morte e il lutto, e il bianco la rinascita, temi ricorrenti nelle sue opere.

  9. Cosa rappresenta l'opera "Rosso Plastica" di Burri?
  10. "Rosso Plastica" del 1962, esposta a Città di Castello, utilizza plastica rossa bruciata per evocare carne mutilata e ferite, riflettendo forse la formazione medica di Burri o gli orrori della guerra.

Domande e risposte