Concetti Chiave
- L'autocrome, introdotto nel 1907, fu il primo processo fotografico a colori commercialmente accessibile, restando in uso fino al 1935.
- Il processo creava trasparenze positive su vetro, utilizzando fecola di patate colorata per simulare l'effetto RGB, creando immagini puntinate.
- I principali difetti includevano tempi di esposizione lunghi e colori non completamente realistici, ma pittoricamente accettabili.
- L'autocrome venne utilizzato in ambiti come la fotografia di viaggio e paesaggio, offrendo una narrazione quasi onirica degli scenari.
- Durante la prima guerra mondiale, l'autocrome permise di documentare il conflitto a colori, influenzando pubblicazioni come il National Geographic.
Indice
L'invenzione del proiettore cinematografico
Il primo proiettore cinematografico rivoluziona nel 1904 il modo di rapportarsi all’immagine, ma i fratelli Lumiere erano anche molto interessati al colore, tanto che l’autocrome è il primo processo fotografico a colori commercialmente appetibile in quanto accessibile, venne introdotto sul mercato ne 1907 in commercio fino al 1935. Negli anni precedenti infatti tutti i processi sviluppati avevano difetti come essere troppo complicati o costosi.
Il processo autocrome e i suoi difetti
L’autocrome è un processo di inversione che produceva una trasparenza positiva su un supporto di vetro visualizzata in proiezione oppure attraverso una fonte di luce trasmessa, serviva quindi un supporto di vetro coperto da uno strato di colore appiccicoso. Successivamente, veniva proiettato uno strato di fecola di patate tinta in arancio, rosso e blu violetto, riprendendo RGB, spolverata sopra la superficie appiccicosa, poi passata una polvere sottile di carbonio che va a coprire i vuoti restanti, infatti l’immagine appare puntinata. Poi, viene passata un secondo strato di vernice perché la fecola rimanesse ferma, poi serviva lo strato fotosensibile di gelatina d’argento, la lastra viene impressionata e poi un vetro di copertura [autocrome].
I difetti principali erano: tempi di esposizione ancora lunghi, grani di fecola che creano macchie di colore e sono immagini che vengono proiettate, possono anche essere mostrate ma serve sempre una fonte luminosa, il colore non è completamente veritiero ma accettato perché pittorico [linguaggio pittorico del pointillisme o divisionismo].
L'autocrome nella fotografia di viaggio
Tra le prime fotografie con questa tecnica ci fu “Hawaii” di Fred Payne Clatworthy, scattata nel 1926, lui utilizza l’autocrome lumiere applicandolo alla fotografia di viaggio e di paesaggio, per altro si collega anche alla tradizione dei viaggi di scoperta dell’ovest americano, in quanto restituisce una narrazione in modo compiacente, tanto che al pubblico sembra di essere stato lì, nonostante che si capisca che si tratti quasi di una realtà falsata. Per gli uomini del tempo era infatti quasi più reale vedere una foto in bianco e nero che una a colore ma non perfettamente corretta, tuttavia lui venne assodato dalla National Geographic.
L'autocrome e la prima guerra mondiale
La prima guerra mondiale fu il primo conflitto ad essere raccontato a colori, tanto che l’autocrome divenne la base per pubblicazioni importanti per l’epoca come “Storia illustrata della guerra” intorno al 1915, nel dopoguerra le riviste come il National Geographic si rendono conto dell’importanza di narrare la guerra a colori.
Domande da interrogazione
- Qual è stato il contributo principale dei fratelli Lumiere nel campo della fotografia a colori?
- Quali erano i principali difetti del processo autocrome?
- Come ha influenzato l'autocrome la narrazione visiva durante la prima guerra mondiale?
I fratelli Lumiere hanno introdotto l'autocrome nel 1907, il primo processo fotografico a colori commercialmente accessibile, che ha rivoluzionato la fotografia a colori rendendola più semplice e meno costosa rispetto ai metodi precedenti.
I difetti principali dell'autocrome includevano tempi di esposizione lunghi, grani di fecola che creavano macchie di colore, e la necessità di una fonte luminosa per visualizzare le immagini, che non erano completamente veritiere nei colori ma accettate per il loro aspetto pittorico.
L'autocrome ha permesso di raccontare la prima guerra mondiale a colori, diventando la base per pubblicazioni importanti come "Storia illustrata della guerra" e influenzando riviste come il National Geographic a riconoscere l'importanza di narrare eventi storici a colori.