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Il file che allego contiene delle descrizioni di alcune opere di Giotto. Nell'allegato vengono descritte le principali opere della giovinezza di Giotto, artista operante in Italia nel corso del 1300. Tra le opere presentate nel file vi sono in particolare modo quelle realizzate dall'artista nel periodo toscano.
Giotto
Problema di Giotto:
Si ha la certezza che tra il 1303-1304 Giotto abbia lavorato nella Cappella dell’Arena, che gli era stata commissionata da
Enrico Scrovegni.
Egli era un grande banchiere, anche se Dante l’ha considerato un usuraio e negli affreschi viene raffigurato mentre offre la
cappella a Dio, durante il Giudizio Universale. Lo fa perché quando sarà giudicato, Dio saprà che gli ha regalato la cappella.
Negli affreschi della vita di Maria e di Gesù, in quello di Gioacchino cacciato dal tempio, il quale si trova con i pastori e
incontra un angelo e l’affresco che raffigura l’incontro alla Porta Aurea di Gerusalemme, dove egli incontra sua moglie, che è
incinta nonostante l’età.
In questi affreschi, Giotto appare luminoso, maturo, classico e tranquillo, molto di più rispetto agli affreschi di Assisi e la
risposta alle critiche della paternità degli affreschi sono che Giotto, essendo un genio, egli poteva essere molto abile, veloce
e capace di “evolversi”.
C’è una grande intensità drammatica nel Tradimento di Giuda, dove appare semplice e luminoso, c’è una ricerca del vero,
una rappresentazione realistica di cose e emozioni (sentimenti dei pastori) e Cristo viene catturato e crocifisso, si ha un
controllo dello spazio e della prospettiva.
In seguito Giotto lavora alla chiesa di Santa Croce, una chiesa francescana e la dipinge con storie della vita di Francesco e,
anche se gli affreschi sono rovinati, si vede uno sviluppo della prospettiva.
Gli affreschi della basilica superiore di Assisi sono stati fatti tra il 1288 e il 1292 e, data l’enorme differenza con Padova, si
pensa che potrebbero non essere suoi e non c’è documento che attesti il suo lavoro.
Si pensa infatti che possa essere stata fatta da qualche esponente della scola romana.
Giotto è stato collaboratore e allievo di Cimabue. Cimabue porta dei cambiamenti nella sua pittura ad Arezzo e a Firenze,
dove assume un carattere più umano. Nella basilica egli lavora ad una crocifissione nel transetto e riconosce il talento
dell’allievo e assorbe il rinnovamento, l’opera ed il lavoro, influenzandolo con la vicinanza, perché l’opera di Giotto è più
adatta ai francescani. Inoltre lavora nello stesso periodo a maestranze nordiche e per le vetrate si nota un incrocio culturale.
Vita:
Giotto nasce nel Mugello
Va a bottega da Cimabue
1280 viaggio a Roma
Crocifisso
1290-1300 per S. Maria Novella Basilica superiore
1295-1300 è ad Assisi dove partecipa alla decorazione della
di San Francesco cappella degli Scrovegni
1302-1303 è a Padova dove affresca la
cappelle Peruzzi e Bardi
1320-1325 a Firenze affresca le a Santa Croce
1334 ormai famoso è nominato sovrintendente del cantiere di Santa Maria del
campanile
Fiore a Firenze (si occuperà del disegnando la base)
1337 muore a Firenze
La prospettiva utilizzata da Giotto nel ‘400 non è matematica, ma rappresenta ciò che l’occhio vede, i personaggi vengono
dipinti molto espressivi, con un volume grazie al chiaroscuro, l’architettura forma lo spazio, non proporzionale, indica il
volume e limita lo spazio, definendolo e quindi posso agire.
C’è un legame diretto tra spazio e azione e le figure si differenziano e si vede che dominano per l’azione che compiono.
Giotto dipingerà San Francesco in maniera naturalistica e si abbandona lo stile bizantino e può farlo perché dipinge San
Francesco, colui che vuole riportare la Chiesa alla semplicità.
Le figure saranno volumi solidi, non importanti per l’espressività, perché sono metafore (i vizi nella cappella dell’Arena).
Utilizza l’espressività per esprimere ciò che è umano, per rendere capibile il dipinto allo spettatore.
Omaggio dell’uomo semplice Questo dipinto ha una mimica credibile. La narrazione è semplice e
concisa: San Francesco passa per una piazza e un uomo stende
un mantello ai suoi piedi in segno di rispetto e omaggio e la posa
che assume Francesco ci fa capire che non c’è bisogno di quel
gesto e questo è un gesto di umiltà. Il santo non è raffigurato con
deformazioni gerarchiche o con una sacrale posa frontale, ma è
ritratto come le altre persone, con il solo riconoscimento
dell’aureola. Gli spettatori della scena sono vestite secondo la
moda dell’epoca. Gli spettatori vi potevano riconoscere la piazza di
Assisi tra il Palazzo comunale (torre) e il tempio di Minerva, con gli
edifici che creano un fondale realistico, costruito secondo precise
misure secondo una coerente visione laterale e dal basso.
L’affresco è ambientato ad Assisi perché lo spettatore si trova ad
Assisi.
San Francesco d’Assisi 1
Giotto
Occupano la parte finale della navata e ogni storia è contenuta in un rettangolo. Ogni scena è incorniciata da colonne che
reggono un cornicione, dipinti in prospettiva e l’impressione è quella di osservare la scena dall’esterno.
Egli ha diviso gli affreschi non per pontata (un rettangolo al giorno) ma per giornata (tiro su un’impalcatura, intonaco e
dipingo la zona intonacata prestando attenzione ai dettagli). Un paio di affreschi, non di Giotto, continuano ad essere a
pontata.
Per correggere gli errori, o si buttava giù tutto o si correggevano i minimi errori con tempera e olio. Per esempio nel Giudizio
Universale di Michelangelo, Daniele da Volterra compre le nudità, perché dopo il Concilio di Trento la nudità non è concepita
per le figure dei santi.
Elemosina del mantello Lo sfondo è paesaggistico, con una rappresentazione del
paesaggio ancora arcaica, con le convenzioni tipicamente
bizantine delle rocce scheggiate a distanza indefinita. Invece, le
linee oblique si incrociano nella testa del santo, convergendo
l’attenzione dello spettatore. Il vestito del santo è dello stesso
colore del cielo, che significa che la santità dell’uomo è specchio
del cielo. C’è una gerarchia compositiva, perché il cavallo, il santo
e il cavaliere sono sullo stesso piano: le linee delle colline
conducono al santo, aiutano lo spettatore a capire la storia.
Questo produce un effetto di assialità della scena, con il santo
(santo in un contesto umano) posto a colonna, come
illuminazione diretta. La scena mondana produce un effetto di
direzione verso il santo (collo del cavallo). Senza questo effetto il
verticalismo di Francesco sembrerebbe rigido. Ci sono effetti di
luce prodotti dalla luce dell’aureola.
Rinuncia dei beni Separazione dei momenti uniti dalla spazialità prodotta dall’architettura e dallo
sfondo. Da un lato San Francesco si spoglia dei beni e il corpo e le mani del
santo sono rivolte verso la mano che si vede nel cielo e le linee del corpo e di
pensiero sono morbide. Egli sta pregando verso la mano di Dio benedicente e il
vescovo copre la sua nudità e da questo lato ci sono altri religiosi. Questo lato
destro è il lato del mondo spirituale e il lato sinistro è quello dei beni terreni. Sul
lato sinistro c’è il padre di Francesco, contrario al volere del figlio, si protende
infuriato verso il figlio e una persona lo tiene fermo. La furia del padre la si vede
nella rigidità dell’asse che lo trattiene. Il padre risulta proiettato nell’altra
dimensione dall’ira e lo si vede nella luce.
E’ possibile che Giotto abbia citato dei personaggi a lui contemporanei e lo si
vede nell’uso del tratteggio per il panneggio assolutamente naturale che
sottolinea l’anatomia. In tutti gli affreschi di Giotto è l’architettura che costituisce lo spazio.
Presepe di Greccio 2
Giotto
Giotto costruisce una scena nera e una spazialità straordinaria. Il ciborio è identico a quello di Arnolfo ed il presbiterio è
diviso dall’iconostasi (struttura che separa la navata centrale in due formando il presbiterio e sulla quale si imposta
Crocifisso di Santa Maria Novella
curvatura verso avanti. I piedi sono fissati da un unico chiodo. Il perizoma sembra quasi una scultura (Arnolfo di Cambio), la
scultura diventa un modo per rapportare la figura allo spazio, le figure costruiscono un volume solido che riesce a dare la
misura con la quale si valuta lo spazio narrativo degli affreschi. In queste novità è contenuto tutto il senso della sua arte e
della nuova sensibilità religiosa che restituisce al Cristo la sua dimensione terrena e da questa trae il senso spirituale più
profondo. Solo l'aureola ricorda la sua natura divina, ma mostra le sembianze di un uomo umile realmente sofferente, con il
quale l'osservatore potesse confrontare le sue pene. 3