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Sintesi
Tesina di maturità sul dolore attraverso le opere di importanti autori come Virginia Woolf, Seneca, Giuseppe Ungaretti. Argomenti trattati:
- Virginia Woolf: Mrs Dalloway : Plot;
- Lucio Anneo Seneca, il pensiero e le Consolationes;
- Analisi delle poesie di Giuseppe Ungaretti;
- Le emozioni e le teorie su questo concetto;
- L'intelligenza emotiva.
Estratto del documento

Lo stile di Seneca è affascinante e personalissimo, una delle creazioni più originali

della letteratura latina. Il cambiamento del gusto, l'influsso dell'asianesimo delle

scuole di declamazione portano il filosofo al rifiuto dell'architettura armoniosa e

ordinata del complesso periodo ciceroniano. La sua è una prosa spezzettata

dall'andamento paratattico, composta da frasi concise e incalzanti, spesso concluse da

una sentenza, ciascuna dotata di autonomia espressiva, collegate da ripetizioni, da

antitesi e parallelismi inconsueti, con la ricerca di espressioni e concetti inattesi.

Seneca è un grande declamatore, che sa esplorare le varie sfaccettature dell'animo

umano. I critici hanno parlato di stile drammatico, perché da una parte ricerca

l'interiorità, dall'altra vuole comunicare al lettore il suo messaggio morale. Seneca

ebbe un immediato successo, alimentato da Quintiliano e rafforzato, nella tarda

antichità, dal prestigio altissimo acquistato presso i cristiani. Dante nella Divina

Commedia lo colloca nel Limbo, fra gli "spiriti magni". Le tragedie ebbero maggior

fortuna nel corso del sec. XIV; dopo aver influenzato il teatro rinascimentale italiano,

esse furono assunte a modello del teatro elisabettiano e da W. Shakespeare.

LE CONSOLATIONES

Durante l’esilio, SENECA scrisse opere di carattere consolatorio, la Consolatio ad

Marciam, la Consolatio ad Helviam matrem, e la Consolatio ad Polybium: le

consolationes erano un genere letterario coltivato già dai filosofi greci, dove si

svolgevano argomentazioni filosofiche atte a lenire le sofferenze e a renderla

sopportabile.

A tale scopo si insisteva sulla forza d’animo che il saggio deve saper dimostrare nelle

situazioni difficili; sull’imperturbabilità del sapiente e sulla constatazione che la vita è

una lunga sofferenza e come tale bisogna accettarla.

-Consolatio ad Marciam (39): è dedicata a Marcia, figlia di Cremuzio Cordo, lo

storico morto suicida, per consolarla della morte del figlio; Seneca ne fa un'occasione

per affrontare il delicato tema del suicidio, che, coerentemente con i princìpi della

dottrina stoica, è visto come positivo se motivato da una scelta compiuta

razionalmente: la vita non è un bene in assoluto, ma è utile e positiva solo se vissuta in

modo decoroso; il suicidio dunque può essere strumento di affermazione della libertà

dialogus Consolatio ad se ipsum

individuale. Modello di questo è la di Cicerone.

-Consolatio ad Helviam Matrem (42-43): è dedicata a sua madre per la "perdita" del

consolatio

figlio, costretto in esilio in Corsica. Segue la topica consueta della ed

autàrkeia

espone le argomentazioni di consolazione tipiche del saggio stoico ( =

autosufficienza).

-Consolatio ad Polybium (42-43): dedicata a Polibio, potente liberto e consigliere di

Claudio, per la morte di un fratello. L'intento è evidentemente adulatorio nei confronti

princeps,

del nel tentativo di convincerlo a richiamarlo in Roma dall'esilio forzato.

LA VITA DI UNGARETTI E L'ERMETISMO

G.Ungaretti Giuseppe Ungaretti nasce ad Alessandria d'Egitto nel

1888, dove la sua famiglia di origine toscana, precisamente

di Lucca, si era trasferita per ragioni di lavoro. Suo padre,

che lavorava come operaio alla costruzione del canale di

Suez, muore in un incidente; è così la madre che riesce a

mandare avanti la famiglia grazie ai guadagni di un negozio

della periferia di Alessandria. Dopo il liceo si trasferisce a

Parigi, dove conosce molti intellettuali. Allo scoppio della

Prima Guerra Mondiale, parte volontario per il fronte del

Carso. Da questa esperienza nascono alcune sue poesie.

Ungaretti si rivela poeta rivoluzionario, e apre la strada

all’ermetismo. Le liriche sono brevi, a volte ridotte ad una sola preposizione, ed

esprimono forti sentimenti. Alla fine della guerra ritorna a Parigi dove si sposa; dal

1936 al 1942 insegna letteratura italiana all'Università di S. Paolo in

Brasile. In questo periodo muore suo figlio Antonello di 9 anni . Nel 1948

ricopre la cattedra di letteratura all'Università di Roma fino al 1958.

Muore a Milano all'età di settantadue anni nel 1970. Tra le sue opere più

importanti vanno citate: Il porto sepolto, l'Allegria, Il sentimento del

tempo, Il dolore, La terra promessa e Il taccuino del vecchio. Oggi è

considerato uno dei più importanti poeti della poesia ermetica.

L'ermetismo

La poesia ermetica fu così chiamata nel 1936 dal critico letterario F. Flora il quale

utilizzando l'aggettivo ermetico, volle definire un tipo di poesia caratterizzata da un

linguaggio difficile , ambiguo e misterioso. Gli ermetici con i loro versi non

raccontano , non descrivono , non spiegano , ma fissano sulla pagina dei frammenti di

verità a cui sono prevenuti in momenti di grazia , attraverso la rivelazione poetica e

non con l' influenza della ragione . I loro testi sono composti da poche parole , che

hanno un'intensa carica simbolica. Gli ermetici si sentono lontani dalla vita sociale ,

l'esperienza della prima guerra mondiale e del periodo fascista li ha condannati ad una

grande solitudine morale, la quale li confina in una ricerca poetica riservata a pochi e

priva di impegno sul campo politico. Gli Ermetici si ispiravano ai poeti francesi del

decadentismo, per esempio alla loro elaborazione delle "corrispondenze" e al valore

stesso della poesia che diventa uno strumento di conoscenza. La poesia ermetica si

distingue per l'uso evocativo della parola, dell'analogia, di figure come la sinestesia. I

temi ricorrenti si possono riassumere in a) ricerca del significato della vita attraverso

l'indagine interiore della propria esistenza b) portare alla luce frammenti di

esistenza, di vita e di natura c) visione non ottimista della vita stessa attraversata dal

"male di vivere", quindi poesia ad alto contenuto filosofico. Sono considerati ermetici

Montale (che introdusse la tecnica del "correlativo oggettivo"), Quasimodo, Saba,

mentre Ungaretti è generalmente indicato come il caposcuola dell'Ermetismo.

Analisi delle poesie di Ungaretti

Le poesie di Ungaretti, sono molto diverse da quelle degli altri poeti. Esse, infatti,

sono molto brevi, a volte composte da una sola frase, mancano di punteggiatura ed è

molto importante il titolo. Le poesie di Ungaretti sono brevi; infatti l’autore è un

poeta ermetico. Questa forma letteraria, difatti, dà poca importanza alla lunghezza

della poesia, esaltando invece le emozioni forti, a volte molto evidenti, a volte

nascoste. La mancanza della punteggiatura dà alla poesia un senso di dolore. Infatti, le

poesie di Ungaretti sono molto tristi, essendo ispirate dalla Prima Guerra Mondiale.

Anche gli spazi tra una strofa e l’altra sono importanti: danno alla poesia un ritmo

simile ad un singhiozzo. Il titolo, nelle poesie ermetiche, è molto importante. In esse,

infatti, è racchiuso tutto il significato della poesia, e, a volte, ne è racchiusa la morale.

OPERE

Poesia

Il porto sepolto (1916);

Allegria di Naufragi (1919);

Sentimento del tempo (1933);

Il dolore (1947);

La Terra promessa (1950);

Un grido e paesaggi (1952);

Il taccuino del vecchio (1960);

Dialogo d'amore (1958);

Prosa

Il povero nella città (1949);

Il deserto e dopo (1961);

Il Dolore

La prima edizione de è del 1947, ma le singole liriche erano già tutte

apparse in precedenza soprattutto su riviste. Il poeta indica come data di

composizione un periodo che va dal 1937 al 1946, in gran parte coincidente con l'epoca

di elaborazione de La Terra Promessa (1935 - 1953) e di Un grido e paesaggi (1939 -

1952): fra i tre libri esistono in effetti notevoli convergenze testuali, particolarmente

Il Dolore

rilevabili fra alcune poesie (dedicate al figlio morto) de e la poesia Gridasti:

Un Grido e Paesaggi.

Soffoco della silloge Lo stile di queste tre raccolte è influenzato

anche dalle numerose traduzioni cui Ungaretti fu duramente provato dalla vita ed

ebbe, nel contempo, la possibilità di approfondire la propria fede: " “Il mistero” non è

più motivo di dubbio, non c'è più l'inquieta sospensione né l'esistenziale disperazione,

e il mistero è questa volta umanamente toccato per via d'amore, di dolore, di fede, di

sentimento quotidiano, cioè, è il dubbio superato, la contraddizione risolta nell'aperta

dichiarazione. Se Ungaretti nel Sentimento compie il cammino da creatura a Dio per

Il Dolore

via di immaginazione, abolito il tempo e la storia, in egli trova il mistero

come incarnato nella storia, nelle figure del fratello, del figlio, dei morti, nella

provocatorietà della loro presenza".

Il motivo del dolore è suggerito sia dalle disgrazie familiari sia dalla visione di Roma

occupata dell'Italia straziata dalla guerra. Le prime sono tuttavia prevalenti. Oltre al

normale umano significato che tali lutti hanno, specialmente quello del figlio, per

Ungaretti esse rappresentano la cancellazione di quella sorta di residuo edenico che è

l'età infantile: col fratello muore infatti l'ultimo testimone dell'infanzia del poeta e

col figlio la speranza di rivivere di riflesso questa esperienza. Insieme l'anomalia della

morte di un bimbo di nove anni lo porta a considerare la natura sotto un aspetto nuovo.

Gli si configura così in modo preciso la violenza che la vita stessa comporta e

l'ineluttabilità di essa. Per esprimere l'angoscia di tale scoperta e la sofferenza nella

sopportazione della vita, Ungaretti modula il suo canto su un tono nuovo utilizzando la

parola gridata o l'affanno reso con dei puntini di sospensione. Non si può tuttavia

parlare di autocommiserazione, in quanto il suo non è atteggiamento passivo, ma

espressione di forza; anche nel dolore personale Ungaretti non si isola, ma

s'immedesima nel ruolo di cantore dell'umano dolore, non solo del proprio. E in tal

senso, anche nelle composizioni ad oggetto più intimo e personale, si avverte il senso di

solidarietà che unisce i sofferenti singoli.

GRIDASTI: SOFFOCO .

Una bellissima poesia scaturita dalla morte del figlio; ma poi il poeta innalza la poesia a

poco a poco verso pensieri metafisici. La poesia è davvero stupenda ma poi il poeta la

conclude con pensieri crudi e pessimistici che si avvicinano moltissimo alla natura

matrigna leopardiana. Ungaretti ha indicato la pubblicazione della poesia:<< Uscì nel

numero d’Estate del 1949 di Inventario, poi nel Popolo il 12 gennaio 1950 con la nota

seguente:<<Sono le stanze d’inizio del Canto Giorno per Giorno del Dolore e mi furono

dettate quando ancora ero in Brasile, nel 1940, e forse il primo gettito di esse è degli

ultimi tempi del 1939. Non le raccolsi nel libro con le altre perché mi sembrava

racchiudessero motivi intimamente miei. Era ancora egoismo. Non si può nulla

riserbare solo per sé dell’esperienza umana, senza presunzione>>.

Ti vado a prendere il vestito a casa,

Non potevi dormire, non dormivi….. Poi nella cassa ti verranno a chiudere

Gridasti: soffoco… Per sempre. No, per sempre

Nel viso tuo scomparso già nel Sei animo della mia anima, e la liberi.

teschio, Ora meglio la liberi

Gli occhi, che erano ancora luminosi Che non sapesse fare il tuo sorriso

Solo un attimo fa, vivo:

Gli occhi si dilatarono…. Si persero… Provala ancora, accrescile la forza,

Sempre ero stato timido, Se vuoi – sino a te caro! – che

Ribelle, torbido; ma puro, libero, m’innalzi

Felice rinascevo nel tuo sguardo… Dove il vivere è calma, è senza

Poi la bocca, la bocca morte.

Che una volta pareva, lungo i giorni, Sconto, sopravvivendoti, l’orrore

Lampo di grazia e gioia, Degli anni che t’usurpo,

La bocca si contorse in lotta muta… E che ai tuoi anni aggiungo, demente

Un bimbo è morto….. di rimorso,

Nove anni, chiuso cerchio, Come se, ancora tra di noi mortale,

Nove anni cui né giorni, né minuti Tu continuassi a crescere;

Mai più s’aggiungeranno: Ma cresce solo, vuota,

In essi s’alimenta La mia vecchiaia odiosa…

L’unico fuoco della mia speranza. Come ora, era di notte,

Posso cercarti, posso ritrovarti, E mi davi la mano, fine mano…

Posso andare, continuamente vado Spaventato tra me e me m’ascoltavo:

A rivederti crescere E' troppo azzurro questo cielo

Da un punto all’altro australe,

Dei tuoi nove anni. Troppo astri lo gremiscono,

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