Concetti Chiave
- Gli affreschi di Sant'Angelo in Formis, realizzati tra il 1072 e il 1078, combinano arte italiana e bizantina.
- Nel catino absidale, Cristo in maestà è rappresentato con simboli evangelici e figure come gli arcangeli e San Benedetto.
- Le pareti della navata centrale mostrano la vita di Cristo, con profeti e una Sibilla nei pennacchi degli archi.
- La controfacciata presenta il Giudizio Universale, un avvertimento e una rassicurazione per i fedeli.
- Stile bizantino evidente nei contorni marcati e nelle ombre, mentre la vivacità cromatica riflette influenze italiane.
Gli affreschi della chiesa
Gli affreschi del portico e dell'interno della Chiesa di Sant'Angelo in Formis furono realizzati tra il 1072 e il 1078 da maestranze italiane ma formatesi sulla pittura bizantina.
Nel catino absidale è rappresentato Cristo in maestà seduto sul trono, sormontato dalla colomba dello Spirito Santo e affiancato dai simboli degli evangelisti; nel registro inferiore vi sono i tre arcangeli Gabriele, Michele e Raffaele tra l'abate Desiderio che offre il modellino della chiesa (a sinistra) e san Benedetto che regge il libro della sua Regola monastica (a destra).
Le pareti della navata
Le pareti della navata centrale sono divise in tre registri con le storie della vita di Cristo, mentre nei pennacchi degli archi sono dipinti Profeti e una Sibilla, profetessa pagana che aveva vaticinato la venuta di Cristo.
In controfacciata, il Giudizio Universale con angeli, santi e sante monache ammoniva il fedele che usciva dalla chiesa con la rappresentazione dell'Inferno e lo rassicurava della Resurrezione.
Riferimenti alla pittura bizantina
Sono presenti chiari riferimenti alla pittura greco-bizantina: lo schematismo geometrico delle fitte pieghe lineari e senza volume nelle vesti, le ombre create da tratti affiancati di tinte digradanti ma non sfumate, i contorni marcati, i volti con grandi occhi preparati su fondo verdastro.
Si osservano tuttavia anche elementi tipicamente italici, come la vivacità cromatica e la spontaneità delle scene narrative.