Concetti Chiave
- Il mosaico deriva dal latino medievale "musàicus", associato alle Muse e usato per decorare grotte artificiali.
- Nel IV e V secolo, la tecnica del mosaico diventa prevalente per decorare pareti e pavimenti, superando la pittura.
- I mosaicisti romani usavano pietre dure, terracotta e ciottoli, con tessere in pasta di vetro introdotte nel I secolo a.C.
- Le tessere venivano immerse nell'intonaco fresco su un letto di posa, seguendo un disegno predefinito.
- Gli artisti sfruttavano la posa non uniforme delle tessere per creare effetti di luce, non percepibili da lontano.
Origine del termine mosaico
Il termine "mosaico" viene dal latino medievale musàicus, a sua volta derivante da Musa. Le Muse, infatti, venivano onorate in grotte artificiali che erano decorate con motivi ornamentali costituiti da piccole pietre colorate variamente accostate. È soprattutto nel IV e V secolo che la tecnica del mosaico diventa la più diffusa per decorare pareti e pavimenti arrivando persino a sostituire la pittura.
Tecnica e materiali del mosaico romano
I mosaicisti romani impiegavano soprattutto pietre dure, terracotta e ciottoli di forma parallelepipeda detti tessere. Dalla seconda metà del I secolo a.C. iniziò a diffondersi anche l'uso di tessere in pasta di vetro che aumentò i colori a disposizione.
Le tessere si immergevano nell'intonaco fresco che veniva via via applicato al di sopra di un sottofondo, chiamato letto di posa, sul quale il soggetto da rappresentare era stato precedentemente disegnato o inciso.
Dopo aver disegnato con piccole tessere i contorni delle figure, si riempivano gli spazi fra l'una e l'altra secondo filari pressoché orizzontali.
Poiché spesso i mosaici erano situati in posizioni alquanto distanti dall'occhio dell'osservatore, l'artista poteva sfruttare la posa in opera non uniformemente liscia liscia delle tessere (che non sarebbe stata avvertita) al fine di ottenere particolari effetti di luce.