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Concetti Chiave

  • Il sistema archivoltato romano, basato su archi e volte, sostituì il sistema trilitico, riducendo tempi e costi di costruzione e introducendo linee curve nell'architettura.
  • L'arco a tutto sesto, semicircolare, era usato dai Romani per creare strutture stabili tramite conci orientati a un centro ideale e una chiave di volta centrale.
  • Le volte in muratura romane, come la volta a botte e la crociera, sfruttavano i principi dell'arco per coprire spazi rettangolari e quadrangolari in modo funzionale.
  • L'opera cementizia romana, basata su malta e calcestruzzo, offrì vantaggi economici e strutturali significativi, evolvendo dalle sole strutture funzionali alla modellazione interna degli spazi.
  • La pozzolana, sabbia vulcanica, fu cruciale per creare una malta idraulica resistente all'acqua, essenziale per costruzioni come ponti e strutture portuali.

Indice

  1. L'evoluzione dell'arco
  2. L'architettura romana e l'arco
  3. Caratteristiche tecniche dell'arco
  4. Struttura e stabilità dell'arco
  5. Vantaggi e sfide dell'arco
  6. Volte romane e loro utilizzo
  7. Tecniche murarie romane
  8. Innovazioni nel calcestruzzo

L'evoluzione dell'arco

Il sistema dell'arco e della volta, o archivoltato, divenne dominante nell'architettura Romano a partire dal III secolo a.C. Questi sistemi erano già conosciuti nel Vicino Oriente, in Assiria, in Mesopotamia. I greci cominciarono a usarli dal IV secolo a.C. e giunsero nell'Italia centrale attraverso le città della Magna Grecia.

L'architettura romana e l'arco

Furono però i Romani a intuire i vantaggi di sostituire integralmente il sistema trilitico costituito da due piedritti verticali e un architrave orizzontale, con il sistema archivoltato, in cui l'architrave viene sostituito da un arco. Questo cambiamento permetteva di ridurre tempi e costi. Quella dell'arco fu anche una rivoluzione estetica: per la prima volta l'architettura introduceva una successione di linee curve. Nell'architettura Romana si affermò un uso prevalentemente decorativo degli ordini architettonici, fatto di semicolonne addossate a muratore autoportanti.

Caratteristiche tecniche dell'arco

L'arco impiegato sistematicamente dai Romani e l'arco a tutto sesto, ossia di forma semicircolare. Il diametro alla base di questo semicerchio è chiamato luce (o corda), e corrisponde alla linea di massima ampiezza, mentre il raggio perpendicolare alla luce è detta freccia (o monta o saetta) e ed è la linea di massima altezza.

Struttura e stabilità dell'arco

Sulla faccia superiore dei due piedritti, che costituiscono il piano d’imposta (ossia di costruzione dell'Arco), si dispongono a partire dalle estremità i conci, elementi sagomati in modo che le linee di congiunzione fra di essi, detti giunti, siano orientati verso l'ideale centro dell'arco, come tanti raggi. L'ultimo concio a essere posizionato è quello centrale, chiamato chiave di volta, poiché rende stabile e autoportante l'intera struttura. Perciò, prima della disposizione dei conci è necessario costruire una "cèntina", una struttura provvisoria in legno.

Vantaggi e sfide dell'arco

Rispetto all'architrave, l'arco realizza luci molto più ampie e sopporta carichi più elevati. Però, a causa della sua forma curva, l'arco produce anche delle spinte laterali, che è necessario controbilanciare con delle murature dette di rinfianco. In tal caso sarà visibile solo il profilo interno dell'arco, cioè l'intradosso, e l'arco verrà detto intradossato. Nel caso il profilo esterno dell'arco, l'estradosso, venga lasciato a vista, l'arco si dirà estradossato. In questi casi la facciata dell'arco lasciata a vista, detta archivolto, viene decorata attraverso cornici assumendo anche un ruolo ornamentale.

Volte romane e loro utilizzo

I romani sperimentarono diverse volte in muratura, con un funzionamento strutturale basato sui principi dell'arco.

La copertura più usata dai romani è la volta a botte, così chiamata per la sua forma semicilidrica. La sua semplicità la rende estremamente pratica e funzionale. Data la sua conformazione, è solitamente impiegata per la copertura di spazi rettangolari.

Per la volta a crociera è necessario incrociare idealmente due volte a botte. La struttura prodotta avrà quattro archi perimetrali ai lati e due archi diagonali passando per il centro; le quattro superfici triangolari comprese tra questi archi sono dette vele. Data la sua conformazione, si adatta bene a coprire ambienti quadrangolari.

Per gli spazi quadrangolari veniva spesso usata una variante della crociera, anch'essa ottenuta dall'intersezione di due volte a botte, detta volta a padiglione. È costituita da quattro spicchi triangolari, detti fusi, che però appoggiano direttamente sul piano di imposta. La cupola emisferica è ottenuta attraverso la rotazione di un semicerchio sul proprio asse verticale.

Tecniche murarie romane

Fra le tecniche murarie elaborate dai romani c’è l’opera cementizia, tecnica sparsa Tra il Lazio e la Campania a partire dal III secolo a.C.
Alla base dell'Opera cementizia vi è la malta, ottenuta dalla mescolanza di sabbia e calce viva, prodotta attraverso la cottura di pietre calcaree. È facilmente lavorabile quando ancora umida, mentre una volta asciugata è dotato di buona resistenza. All'inizio i romani si limitarono a usare la malta come collante fra corsi di pietra o mattoni. Più avanti la utilizzarono come materiale costruttivo autosufficiente, con il calcestruzzo, o cemento romano, composto da malta e pietrisco. Ha enormi vantaggi nei costi e nei tempi di lavorazione. Il materiale cementizio veniva gettato all'interno di casseforme in legno che venivano poi rimosse, o, secondo la tecnica a sacco, nelle quali il calcestruzzo serve da legante fra due paramenti murari.

Innovazioni nel calcestruzzo

Tra le messe a punto più significative del calcestruzzo vi fu una speciale malta idraulica, ricavata con l'Impiego di una sabbia di origine vulcanica detta pozzolana (da Pozzuoli). Era molto resistente all'acqua e risultava ideale per costruire ponti, reti idriche e strutture portuale. L'opera cementizia fu limitata all'inizio alle solo strutture funzionali, ma con il passare del tempo venne utilizzato anche per plasmare gli spazi interni.

Domande da interrogazione

  1. Qual è stata la principale innovazione architettonica introdotta dai Romani nel III secolo a.C.?
  2. La principale innovazione introdotta dai Romani fu il sistema archivoltato, che sostituì il sistema trilitico con l'uso dell'arco e della volta, permettendo di ridurre tempi e costi di costruzione e introducendo una rivoluzione estetica con l'uso di linee curve.

  3. Che cos'è l'arco a tutto sesto e quali sono le sue caratteristiche principali?
  4. L'arco a tutto sesto è un tipo di arco di forma semicircolare, caratterizzato dalla luce o corda, che è la sua massima ampiezza, e dalla freccia, che è la sua massima altezza. È costruito con conci orientati verso un ideale centro dell'arco, con l'ultimo concio posizionato chiamato chiave di volta, che rende l'intera struttura stabile e autoportante.

  5. Come si differenziano le volte a botte, a crociera e a padiglione?
  6. La volta a botte ha una forma semicilindrica ed è usata per coprire spazi rettangolari; la volta a crociera è ottenuta dall'incrocio di due volte a botte e si adatta a spazi quadrangolari, con quattro archi perimetrali e due diagonali; la volta a padiglione, anch'essa per spazi quadrangolari, è una variante della crociera con quattro spicchi triangolari che appoggiano direttamente sul piano di imposta.

  7. In che modo l'opera cementizia ha rivoluzionato le tecniche costruttive romane?
  8. L'opera cementizia, basata sull'uso della malta di calce e sabbia e successivamente del calcestruzzo, ha permesso ai Romani di ridurre i costi e i tempi di lavorazione, oltre a offrire una maggiore resistenza e flessibilità nella costruzione di strutture funzionali e nella modellazione degli spazi interni.

  9. Qual è stata l'importanza della pozzolana nell'opera cementizia romana?
  10. La pozzolana, una sabbia di origine vulcanica, ha permesso di creare una speciale malta idraulica molto resistente all'acqua, ideale per costruire ponti, reti idriche e strutture portuali, migliorando significativamente la durabilità e la funzionalità delle costruzioni romane.

Domande e risposte

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