Concetti Chiave
- Il colosso bronzeo dei Musei Capitolini potrebbe rappresentare Costantino divus post mortem, con somiglianze ai ritratti radiati delle monete pre-326.
- Costantino evitò di farsi rappresentare a Roma in forma colossale per ragioni politiche, mentre a Costantinopoli era raffigurato con il globo sormontato da Nike.
- La lontananza di Costantino da Roma dopo la conquista dell'Oriente potrebbe aver mantenuto viva la devozione romana verso di lui attraverso il Colosso.
- Le cerimonie ricordate dai Mirabilia del XII secolo, come quelle dell'ippodromo, sono parallele alle celebrazioni di fondazione di Costantinopoli.
- Costantino creò parallelismi tra Roma e Costantinopoli importando statue e rituali, ma operò anche in direzione opposta, un aspetto ancora poco esplorato.
Indice
Il colosso bronzeo e Costantino
Secondo alcuni il colosso bronzeo dei Musei Capitolini (che lo si voglia o meno identificare con il Colosso neroniano) sarebbe stato dedicato a Costantino divus post mortem.
Ritratti e simboli di potere
Nella maschera facciale, comunque, ha straordinarie consonanze con i ritratti radiati impressi su monete non posteriori al 326 e richiama l’effigie colossale in bronzo di Costantino Helios dedicata a Costantinopoli nel 330. Solo scrupoli politici potrebbero aver imposto a Costantino di evitare, nel 312-315, di farsi rappresentare a Roma radiato e in forma colossale, con in mano il globo sormontato da Nike o da Tyche, come a Costantinopoli nel 330.
Cerimonie e parallelismi tra Roma e Costantinopoli
Proprio la lontananza dall’Urbe, dopo la conquista dell’Oriente, peraltro, potrebbe aver suggerito di mantenere viva la devozione del popolo romano verso un imperatore che risiedeva stabilmente altrove, facendola convergere sul Colosso antistante il tempio di Venere e Roma. Le manifestazioni cerimoniali ricordate ancora da fonti successive anche all’ippodromo, identificato con il Templum Solis nei cosiddetti Mirabilia del XII secolo, ricordano la festa organizzata a Costantinopoli nell’ippodromo per la dedica della città e che, secondo Malala, si svolgeva ancora ai suoi tempi. In tal senso, Costantino non avrebbe solo importato statue e rituali di fondazione da Roma a Costantinopoli, perché la nuova Bisanzio fosse assimilata alla vecchia Roma, ma avrebbe continuato a creare parallelismi tra le due sedi operando anche in direzione opposta: un aspetto non ancora indagato.