Concetti Chiave
- Costantino tenne in mano il globo con la Vittoria alata, simbolo della potenza romana di Costantinopoli, non una rappresentazione della città stessa.
- Costantino trasformò le tradizioni locali di Costantinopoli in tradizioni imperiali, evitando di ancorarsi al concetto di Tyche, la fortuna cittadina.
- La statua nel foro ricevette molti inni e venerazione, suggerendo che Costantino stesso partecipò a queste cerimonie ufficiali.
- Il gesto di venerazione verso la Tyche di Costantinopoli fu formalizzato da Costantino, stabilendo un modello per le cerimonie future.
- Recenti scoperte numismatiche supportano l'ipotesi che la statua di Costantino nel foro tenesse una vittoria alata, coniando tetradrammi specifici per l'inaugurazione della città.
Indice
La potenza romana di Costantinopoli
Costantino avrebbe retto in mano non una rappresentazione figurata della città, bensì il globo sormontato dalla Vittoria alata: «si tratta insomma della potenza romana di Costantinopoli, non della sua immagine cittadina»; sempre secondo Dagron, nel rifondare Costantinopoli Costantino prende le tradizioni locali ma le fa diventare imperiali: forse è per questo che egli non vuol credere o immaginare che fosse una Tyche, che era Anthousa (la fortuna della città) e questo avrebbe significato un ancoramento al luogo, anziché un’universalizzazione del potere.
La Tyche e la sua influenza
La fama di una Tyche, presente anche nella statua del foro, però, era così solida da confluire nei Patria Constantinopoleos, quel gruppo di fonti bizantine che mescolano a molta finzione anche qualche dato di realtà. Vi si dice che «Il monumento nel foro molti inni ricevette [...] Collocato nel foro e avendo quello molti inni ricevuto, alla Tyche della città tutti si prosternarono.
Cerimonie e simboli imperiali
Dovremmo immaginare che fra quanti si prosternarono ci fosse pure Costantino. Lo stesso gesto, infatti, egli volle compiere (per primo assistendo col nuovo diadema alla cerimonia dell’ippodromo) sì da fissare un modello ufficiale alle cerimonie future, che egli stabilì per decreto. Difficilmente, tuttavia, un simile atto di venerazione sarebbe stato ordinato e compiuto da lui stesso verso la propria statua, se non in quanto recante in mano una divinità, la Tyche di Costantinopoli, che egli aveva chiamato Anthousa come Roma, la dea Fiorente (Flora). Tale ipotesi trova oggi supporto in due tipi di tetradramma, che furono coniati contemporaneamente per l’inaugurazione della città nel 330 dalla sola zecca di Costantinopoli, e di cui uno (con la dea Roma sul rovescio) noto solo a partire dal 1995. G. Dagron, dunque, non poté tenerne conto, quando suggerì che la statua di Costantino nel foro avesse in mano una vittoria alata come quella lignea per l’ippodromo.
Domande da interrogazione
- Qual era l'oggetto che Costantino teneva in mano nella rappresentazione della sua statua?
- Qual è il significato della Tyche nella statua del foro di Costantinopoli?
- Quali prove supportano l'ipotesi che Costantino venerasse la Tyche di Costantinopoli?
Costantino teneva in mano il globo sormontato dalla Vittoria alata, simbolo della potenza romana di Costantinopoli, non una rappresentazione figurata della città.
La Tyche rappresentava la fortuna della città e la sua fama era così solida da essere inclusa nei Patria Constantinopoleos, fonti bizantine che mescolano finzione e realtà.
L'ipotesi è supportata da due tipi di tetradramma coniati per l'inaugurazione della città nel 330, uno dei quali presenta la dea Roma sul rovescio, scoperto solo nel 1995.