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Concetti Chiave

  • Dopo le vittorie sui Persiani, Greci e Persiani rimasero in uno stato di belligeranza per decenni, con il Mar Egeo sotto controllo greco.
  • Sparta e Atene avevano meriti nella vittoria, ma Atene sfruttò meglio le conseguenze grazie alla sua politica più dinamica.
  • La struttura sociale spartana era focalizzata sulla conservazione interna, limitando l'espansione esterna.
  • Il rischio di ribellioni degli iloti impedì a Sparta di proseguire attivamente la guerra contro i Persiani.
  • La politica conservatrice degli efori portò Sparta a concentrarsi sul mantenimento del predominio nel Peloponneso.

Indice

  1. La guerra fredda tra greci e persiani
  2. Il ruolo di Sparta e Atene
  3. La politica conservatrice di Sparta

La guerra fredda tra greci e persiani

Dopo le vittorie greche sui Persiani, la guerra non terminò; formalmente Greci e Persiani rimasero in uno stato di belligeranza ancora per alcuni decenni: in questa fase – che potremmo definire di “guerra fredda” e, in generale, né l’uno né l’altro dei contendenti si impegnò a fondo, comunque, si stabilizzarono per circa un secolo: i Greci erano padroni del Mar Egeo e delle coste dell’Asia Minore, i Persiani conservavano intatto il resto del loro impero.

Il ruolo di Sparta e Atene

I meriti della vittoria militare erano stati egualmente di Spartani e Ateniesi, ma furono però questi ultimi a sfruttarne pienamente le conseguenze.

Ciò dipese in primo luogo dalla diversità del rispettivo spartane, rigidamente finalizzata alla conservazione dell’equilibrio tra gli “uguali”, non consentivano a Sparta di condurre una politica dinamica al di fuori dei propri confini (dove il controllo della società sui cittadini era minore).

La politica conservatrice di Sparta

Inoltre, per continuare la guerra contro i Persiani occorreva sguarnire il proprio territorio, con il rischio che gli iloti approfittassero dell’occasione per ribellarsi. Perciò il vincitore di Platea, Pausania, che guidava l’esercito alla testa della coalizione greca, fu richiamato in patria e dopo alcuni anni messo a morte con l’accusa di aver complottato contro la costituzione (468 a.C).

Prevalse in questo modo la politica conservatrice degli efori, cosicché Sparta rinunciò a qualsiasi attività espansionistica al di fuori dei propri confini e si concentrò interamente sulla conservazione del predominio nel Peloponneso.

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