Concetti Chiave
- Il vino era fondamentale nella vita quotidiana romana, utilizzato in cerimonie, libagioni e riti funerari.
- Durante i banchetti, il "re del convito" mescolava i vini, segno di ricchezza e simbolo di amicizia se condiviso.
- Il vino era spesso diluito con acqua e aromatizzato, ma alle donne era proibito berlo.
- Esistevano tre tipi principali di vino romano: rosso, bianco e rosato, più varianti aromatizzate come il vino al pepe.
- Orazio celebrava il vino nella sua poesia, evidenziando la sua capacità di alleviare preoccupazioni e festeggiare momenti importanti.
Il vino nella vita romana
Al tempo dei Romani, il vino costituiva un elemento essenziale dell’alimentazione e anche della vita quotidiana in generale. Infatti esso veniva usato nelle cerimonie, nelle libagioni e nei sacrifici. Addirittura era anche usato nei riti funerari perché le ossa del defunto erano cosparse di vino dal “pater familias”. Da segnalare che il vino “cerimoniale” doveva essere puro e prodotto “in loco” e quindi non importato e poteva essere utilizzato solo dal capo famiglia, dai magistrati e dai sacerdoti.
Usi e costumi del vino
Durante i banchetti, secondo un’usanza greca, il re del convito aveva il compito di mescolare i vari vini e di indicare quale quantità sarebbe stato opportuno berne.
Oltre ad essere un segno di ricchezza del padrone di casa, il vino era considerato un rimedio per molti mali ed ad esso veniva attributo anche il potere di creare amicizia (=soliditas), se bevuto insieme. E non bisogna dimenticare che questa bevanda era considerata un dono del dio Bacco. Tuttavia, per lo più esso diluito con acqua calda o fredda e, in alcuni, casso esso veniva anche aromatizzato o dolcificato. Alle donne non era consentito bere del vino e se lo avesse fatto ed il marito, baciandola, se ne fosse accorto, essa sarebbe stata severamente punita. Esistevano tre tipi di vino: vino atrum (= rosso), vino candidus (= bianco) e vino rosatum (= rosato). Apicio ci parla di un vino aromatizzato con il pepe che aveva il vantaggio di conservarsi più a lungo e per questo motivo esso veniva dato ai viandanti.Il vino nella poesia di Orazio
Il vino è uno dei temi fondamentale della poesia di Orazio, sia perché ha il pregio di farci dimenticare le preoccupazioni di tutti i giorni – che, fra l’altro è un’idea epicurea - sia perché era considerato come un mezzo per approfittare delle gioie della vita. Ne esistevano diverse qualità: il Massico, il Cecubo, il Falerno, tutti vini di alto livello, accanto ad altri come il semplice vino sabino o la “vappa” di poco valore e riservato alla povera gente. Orazio cita anche casi in cui è d’obbligo bere un vino pregiato, come nel caso in cui la morte di Cleopatra viene festeggiata con Cecubo invecchiato. Personalmente, Orazio preferisce un vino medio e questo ci rimanda al suo famoso concetto di “area mediocritas”.
Domande da interrogazione
- Qual era il ruolo del vino nella vita quotidiana dei Romani?
- Quali erano le restrizioni legate al consumo di vino tra i Romani?
- Quali tipi di vino esistevano e come venivano utilizzati?
Il vino era essenziale nell'alimentazione e nella vita quotidiana romana, usato in cerimonie, libagioni, sacrifici e riti funerari. Era considerato un segno di ricchezza e un rimedio per molti mali, oltre a essere un dono del dio Bacco.
Il vino cerimoniale doveva essere puro e prodotto localmente, riservato al capo famiglia, magistrati e sacerdoti. Le donne non potevano bere vino e, se scoperte, venivano punite severamente.
Esistevano tre tipi di vino: atrum (rosso), candidus (bianco) e rosatum (rosato). Alcuni vini erano aromatizzati, come quello al pepe, utile per i viandanti. Vini di alta qualità come Massico e Cecubo erano riservati a occasioni speciali, mentre vini più semplici erano per la gente comune.