Fabrizio Del Dongo
Genius
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Concetti Chiave

  • La comunicazione epistolare era essenziale per i Romani a causa della dispersione geografica e delle frequenti assenze da Roma per motivi vari.
  • Le lettere venivano inviate attraverso schiavi specializzati e potevano servire anche come strumento di propaganda politica.
  • Il linguaggio delle lettere variava in base al rapporto tra mittente e destinatario e al contenuto del messaggio.
  • Le missive iniziavano con formule standardizzate e si concludevano con espressioni di benessere e dettagli di data e luogo.
  • Cicerone, Seneca, Plinio il Giovane e Frontone sono tra gli scrittori epistolari più noti, con Cicerone che lascia un epistolario ricco di spontaneità.

Indice

  1. L'importanza delle lettere a Roma
  2. Mezzi di invio e propaganda
  3. Formule e linguaggio epistolare
  4. Esempi e scrittori epistolari

L'importanza delle lettere a Roma

Visto che i domini di Roma erano estesi e che molti Romani conducevano una vita assai movimentata dovendosi allontanare spesso dalla capitale per motivi commerciali, politici, militari o perché inviati in esilio, è ovvio che essi scrivessero molte lettere; l’invio di “epistulae” diventava, allora l’unico mezzo per tenere vivi i rapporti con i familiari e gli amici.

Mezzi di invio e propaganda

Non esistendo un servizio statale, le lettere erano inviate tramite schiavi, addetti a questo ruolo (= tabellarii cursores).

A volte, però, la lettera diventava anche un mezzo di propaganda politica. Coloro che avevano un incarico politico od aspiravano a ricoprirne uno, erano soliti scrivere una sorta di “lettere aperte”, con un destinatario fittizio in cui, per attirasi le simpatie, esponevano il proprio programma o giustificavano le decisioni prese. Quindi la lettera diventava, così, un mezzo per far circolare le idee e le informazioni.

Formule e linguaggio epistolare

Ovviamente il registro linguistico adoperato era diverso a secondo dei rapporti esistenti fra mittente e destinatario ed anche in funzione del contenuto: linguaggio parlato, familiare, sostenuto, retorico, formale.

Le lettere iniziavano e terminavano con delle formule fisse; all’inizio era riportato il nome del mittente (al nominativo), il nome del destinatario (al dativo) e la formula “salutem dicit” oppure “salutem pluriman dicit ”abbreviate rispettivamente in S.D. e S.P.D.

A questa espressione, a volte. ne seguiva un’altra S.T.V.B.E. (= si tu vales bene est = se tu stai bene, va bene”)

La lettera terminava con “Vale” oppure con “Fac ut valeas” (= Fa’ in modo di stare bene). Poi, si aggiungeva la data, il luogo da cui era stata spedita (in ablativo, a volte, in locativo).

Esempi e scrittori epistolari

Esempio: “D. XIV Kal. Quintiles Thessalonica” significa “ Spedito da Tessalonica il 18 giugno.

Gli scrittori epistolari più noti sono: Cicerone, Seneca, Plinio il Giovane e Frontone (precettore del futuro imperatore Marco Aurelio)

L’epistolario di Cicerone comprende 37 libri che raccolgono le lettere scritte al l’amico Attico, ai suoi familiari, al fratello e a Bruto, colui che organizzò l’assassinio di Giulio Cesare. Poiché Cicerone non pensava che le sue lettere sarebbero state pubblicate esse sono più spontanee e frequentemente presentano espressioni familiari.

Domande da interrogazione

  1. Qual era il ruolo delle lettere nella società romana?
  2. Le lettere erano essenziali per mantenere i rapporti con familiari e amici, specialmente per i Romani che si allontanavano spesso dalla capitale per motivi commerciali, politici o militari. Inoltre, le lettere servivano anche come mezzo di propaganda politica.

  3. Come venivano inviate le lettere nell'antica Roma?
  4. Le lettere venivano inviate tramite schiavi chiamati "tabellarii cursores", poiché non esisteva un servizio postale statale.

  5. Quali erano le caratteristiche stilistiche delle lettere romane?
  6. Le lettere iniziavano e terminavano con formule fisse, e il registro linguistico variava a seconda del rapporto tra mittente e destinatario e del contenuto della lettera.

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