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Concetti Chiave

  • L'antica religione romana era basata su onestà e rettitudine, con i principali culti della famiglia centrati sul fuoco e i morti.
  • Il fuoco, simbolo del calore familiare, era sempre acceso e il suo culto è sopravvissuto anche dopo il declino delle tradizioni antiche.
  • I Lares, o antenati, erano onorati per la loro potenza, senza una dottrina precisa, ma con una forte presenza nella vita familiare.
  • Il culto pubblico mirava a un rapporto giuridico con gli dei, legando lo ius divinum allo ius civile per garantire protezione e prosperità.
  • Numerosi dei proteggevano ogni aspetto della vita, con riti e sacrifici che celebravano il favore divino, in particolare la triade capitolina e altre divinità importanti.

Indice

  1. La religione romana antica
  2. Il culto del focolare
  3. Il culto dei morti
  4. Il culto pubblico e lo ius divinum
  5. Gli dei e il cerimoniale delle feste

La religione romana antica

L'antica religione romana, anteriore all'introduzione a Roma di credenze etrusche e greche, si fondava sui principi di onestà e rettitudine. Prima di trovare concreta espressione nel culto pubblico, ebbe la sua sede nella famiglia. A Roma, infatti, esistevano due culti molto sentiti: quello del focolare e quello dei morti.

Il culto del focolare

Il fuoco rappresentava per l'uomo una necessità primaria e la sua presenza aveva determinato l'origine della dimora stabile.

Il fuoco, tenuto perennemente acceso, esprimeva il calore della famiglia e suoi valori. Attorno al fuoco si riunivano tutti quelli che vivevano insieme e, perfino alla fine della Repubblica, quando ormai le antiche tradizione erano decadute, il culto del focolare sopravvisse. Quando poi si erano formate le città, il focolare e la sua custodia erano stati affidati alle Vestali.

Il culto dei morti

Il culto dei morti, o antenati, chiamati Lares, era molto sentito, anche se i Romani non formularono mai una dottrina intorno ad esso. Non pensavano che i morti potessero avere vite diverse da quella perduta, nè escogitarono come gli Egizi, complicati sistemi per assicurare al morto la continuità della vita. Immaginarono solo una loro sopravvivenza sotterranea, che i vivi dovevano assistere. I morti erano comunque sentiti come entità forti e potenti e, come gli dei, dovevano essere onorati e temuti.

Il culto pubblico e lo ius divinum

Il culto pubblico, invece, fu rivolto a stabilire con gli dei un rapporto fondato sul diritto. Lo ius divinum era connesso con lo ius civile, ispirandosi allo stesso principio. Come l'uomo era obbligato al compimento di alcuni riti, la divinità era obbligata ad esercitare la propria benevola funzione. Poichè il fine della religione era il benessere terreno, il cittadino chiedeva agli dei innanzi tutto la protezione dello Stato, poi la prosperità dei campi e infine la felicità domestica. Il Romano celebrava riti antichi e inalterabili perchè in passato avevano assicurato il favore degli dei.

Gli dei e il cerimoniale delle feste

Ogni gesto, ogni atto della vita aveva un nume tutelare e non mancavano anche gli dei malefici, che fortunatamente però erano pochi. Gli dei che godevano di maggiore favore e prestigio erano la triade capitolina (Giove, Giunone Minerva), quindi Marte, Cerere, Venere, Diana, Saturno, Nettuno, Giano e così via.

Il cerimoniale delle feste comportava sacrifici, preghiere e riti diversi.

Domande da interrogazione

  1. Quali erano i due culti principali nella religione romana antica?
  2. I due culti principali erano quello del focolare e quello dei morti, che rappresentavano rispettivamente il calore della famiglia e l'onore verso gli antenati.

  3. Come veniva percepito il culto dei morti nella religione romana?
  4. I morti, chiamati Lares, erano percepiti come entità potenti che dovevano essere onorate e temute, anche se non esisteva una dottrina complessa come quella egizia.

  5. Qual era l'obiettivo principale della religione pubblica romana?
  6. L'obiettivo principale era stabilire un rapporto di diritto con gli dei per garantire il benessere terreno, la protezione dello Stato, la prosperità dei campi e la felicità domestica.

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