Fabrizio Del Dongo
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Concetti Chiave

  • Nel 63° a.C., i Romani conquistarono la Palestina meridionale, trasformandola in una provincia imperiale a causa della resistenza ebraica.
  • I Romani introdussero infrastrutture come strade, edifici e un servizio postale, collegando la Palestina più strettamente con Roma.
  • La cultura romana influenzò la Palestina con leggi, divertimenti e modalità di costruzione più avanzate.
  • Le rivolte ebraiche contro il dominio romano culminarono in guerre sanguinose nel 66 d.C. e nel 132 d.C., con la distruzione di Gerusalemme e la repressione brutale.
  • A seguito delle ribellioni, gli Ebrei furono dispersi in una diaspora, abbandonando la Palestina per rifugiarsi in altre nazioni.

Indice

  1. L'occupazione romana della Palestina
  2. Le infrastrutture romane in Palestina
  3. La ribellione ebraica contro Roma
  4. La diaspora ebraica

L'occupazione romana della Palestina

Nel 63° a.C., i Romani occuparono la Palestina meridionale, costituita in gran parte dall’antico regno di Giudea. Nello stesso anno, Pompeo riuscì a prendere d’assalto Gerusalemme e da allora Roma cerco di estendere sempre più il suo dominio nella regione. Come tutte le terre conquistate, anche la Palestina diventò una “provincia”.

Occorre precisare che al tempo di Cesare Ottaviano Augusto, le province si distinguevano in “senatorie” e “imperiali”. Le province senatorie erano quelle in cui non vi era alcun pericolo di rivolta, erano amministrate dal Senato e rette da proconsoli, eletti dai senatori. Invece le province imperiali erano quelle maggiormente esposte ai pericoli di guerra. L’imperatore le amministrava direttamente, tramite suoi procuratori di fiducia. L’incarico di proconsole aveva la durata di un solo anno, mentre un procuratore poteva ricoprire restare in carica fino a cinque anni. Poiché gli Ebrei si consideravano un popolo superiore in quanto prediletto da Dio, essi non si rassegnarono mai ad essere passati sotto il dominio romano, per cui la Palestina, venendo considerata una provincia turbolenta, faceva parte delle province imperiali. Per questo motivo, nella regione, i Romani mantenevano in continuazione un esercito molto agguerrito e il principale accentramento militare con il relativo quartiere generale era dislocati a Cesarea, in Samaritania.

Le infrastrutture romane in Palestina

Appena arrivati, i Romani lasciarono in Palestina numerose ed importanti testimonianze della loro civiltà: infatti, vi costruirono nuove strade, grandi edifici, ponti ed acquedotti. Per la costruzione delle case, per esempio, invece di utilizzare fango e pietra si cominciò a ricorrere a materiali più resistenti come mattoni e pietre. Per rendere più possibile unita la nuova provincia con la capitale, su organizzata una via di comunicazione marittima che univa Sidone a Pozzuoli, nelle vicinanze di Napoli. Le navi mercantili facevano sosta ad Alessandria d’Egitto per caricare il grano destinato all’Italia. Furono costruite anche delle strade fino ad Efeso e da qui il viaggio continuava via mare fino a Brindisi. Esisteva anche un servizio postale fra Roma e la Palestina: il servizio era affidato a corrieri a cavallo che erano in grado di percorrere fino a 100 chilometri al giorno. È stato calcolato che, di solito, un corriere che partiva da Roma impiegava 50 giorni per arrivare a Cesarea. I Romani vi introdussero anche le loro modalità di divertimento: nelle vicinanze del tempio ebraico, costruirono un grande stadio in cui si tenevano le corse di bighe o le cruente lotte fra gladiatori, a cui, però, la maggior parte degli Ebrei non partecipava mai. In Palestina, i Romani portarono anche le loro leggi: infatti il governatore romano amministrava anche la giustizia ed una condanna era valida solo a condizione che avesse la sua conferma. Gli Ebrei che si macchiavano di gravi delitti venivano deportati in Sardegna o nell’isola di Patmos e condannati ai lavori forzati nelle miniere.

La ribellione ebraica contro Roma

Nel 66 d.C., scoppiò una violenta sommossa per liberarsi dalla dominazione romana che sfociò in una guerra di quattro anni. Per reprimere la ribellione, furono mandati in Palestina Vespasiano ed il figlio Tito, che poi diventerà imperatore. Gli Ebrei opposero una strenua resistenza, ma alla fine dovettero cedere e Gerusalemme fu incendiata e distrutta.

La diaspora ebraica

Un altro tentativo di rivolta ebbe luogo nel 132 d.C. Esso fu domato con estrema crudeltà perché moltissimi ebrei furono fatti prigionieri e diverse città palestinesi rase al suolo. Per spregio, sul luogo dove sorgeva il tempio ebraico fu innalzato un edificio in onore a Giove. Da quel momento iniziò la “diaspora” cioè la dispersione degli Ebrei che lasciarono la Palestina per trovare rifugio in molti paesi stranieri.

Domande da interrogazione

  1. Quali furono le conseguenze dell'occupazione romana della Palestina nel 63° a.C.?
  2. I Romani trasformarono la Palestina in una provincia imperiale, costruirono infrastrutture come strade e acquedotti, e introdussero le loro leggi e modalità di divertimento. Tuttavia, la resistenza ebraica portò a rivolte e alla successiva diaspora.

  3. Come venivano amministrate le province romane al tempo di Cesare Ottaviano Augusto?
  4. Le province erano divise in senatorie, amministrate dal Senato, e imperiali, gestite direttamente dall'imperatore tramite procuratori. La Palestina, considerata turbolenta, era una provincia imperiale.

  5. Quali infrastrutture costruirono i Romani in Palestina?
  6. I Romani costruirono nuove strade, grandi edifici, ponti, acquedotti e un sistema di comunicazione marittima per collegare la provincia con Roma.

  7. Quali furono le principali rivolte ebraiche contro i Romani?
  8. La prima rivolta scoppiò nel 66 d.C. e durò quattro anni, mentre un'altra avvenne nel 132 d.C. Entrambe furono represse con forza, portando alla distruzione di Gerusalemme e alla diaspora ebraica.

  9. Quali erano le modalità di intrattenimento introdotte dai Romani in Palestina?
  10. I Romani costruirono uno stadio vicino al tempio ebraico per corse di bighe e lotte tra gladiatori, sebbene la maggior parte degli Ebrei non partecipasse a questi eventi.

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