Concetti Chiave
- L'ospitalità nell'antica Grecia, chiamata "ξενία", era un dovere morale che implicava accogliere gli estranei come membri della famiglia.
- Zeus rappresentava l'ospitalità nella religione greca, sottolineando il legame tra comunità e spiritualità attraverso l'accoglienza.
- Il concetto di "ospite" nel mondo greco includeva sia chi riceve sostegno sia chi lo offre, creando un legame duraturo tra le parti.
- Riti simbolici, come la divisione di una pietra, consolidavano il legame di ospitalità tra famiglie, dimostrando la sua importanza.
- La rottura del patto di ospitalità, come narrato nell'Iliade, poteva portare a conseguenze gravi, segnalando la sua rilevanza nella cultura greca.
Indice
Il peso dell'ospitalità oggi
Quanto pesano oggi le parole ospitalità e accoglienza?
Quanto pesa oggi il solo pensiero di dover condividere i propri spazi, le proprie abitudini e i propri beni con qualcuno di esterno al nostro ristretto nucleo familiare?
L'ospitalità nell'antica Grecia
E pensare che a poche migliaia di chilometri, poche migliaia di anni fa, questo concetto era la base di una cultura che ha segnato la Storia.
Ξενία, una parola, un saldo principio, uno stile di vita.
Così gli antichi greci definivano l’ospitalità, un dovere morale nei confronti di un prossimo, uno sconosciuto, che doveva essere accolto come un fratello, un figlio.
Zeus, il dio ospitale per eccellenza, con sua moglie Era, dea delle unioni e dei legami, rappresentavano anche la stretta relazione tra i principi della comunità e la religione.
Quest’ultima concretizzava infatti l’obbligo spirituale, il dovere di ospitare i viandanti e di istituire con essi un rapporto intimo e duraturo.Il significato di ospite
Accogliere non significava solo offrire alloggio, ristoro o cure a un estraneo, ma voleva dire creare con egli una reciproca fiducia, un mutuo rispetto.
La parola ospite assumeva un significato ben diverso da “colui che invade una sfera protetta” e che quindi assume il ruolo di “invasore” com’è per noi occidentali di oggi; ad Atene, Sparta, Delfi, Corinto e in qualsiasi luogo si visiti tornando indietro nella Grecia di un tempo, si scoprirà che “ospite” non è solo colui che riceve sostegno, ma è anche colui che offre sostegno.
Uno stesso nome che racchiude un legame indissolubile, che una volta istituito sarebbe durato per decenni, secoli e generazioni.
Rituali di accoglienza
Al momento del saluto le due famiglie compivano un ulteriore rito che esprimesse ciò che era stato creato. Esse prendevano una pietra o un pezzo di legno e, dopo averlo diviso nel mezzo, ne conservavano una parte ciascuno in modo che, ritrovandosi nuovamente in futuro, avrebbero potuto ricongiungere le due metà come manifestazione di un rapporto resistente anche al tempo e alle distanze.
Ricorrenti sono le dimostrazioni di tali principi anche nei testi omerici.
Episodio noto è quello di Glauco e Diomede che, incontrandosi, scoprono un antico legame di accoglienza che accomunava le due famiglie e che essi avrebbero dovuto mantenere e tramandare.
L'importanza della xenia
Tuttavia questa così elevata importanza data all’accoglienza si tramuterà in altrettante pesanti conseguenze in caso di infedeltà alla stessa.
Secondo una particolare chiave di lettura, è sul tradimento di un vincolo di ospitalità che si basa l’intero poema dell’Iliade, la cui guerra scaturisce proprio dalla rottura del patto tra Menelao, marito di Elena, e il suo invitato Paride, il quale seduce la moglie dell’anfitrione violando la sacralità della ξενία.
Eredità della tradizione greca
A distanza di oltre due millenni dalla fine dell’epoca greca e, sebbene il termine xenia si riferisca in maniera specifica allo spazio culturale, sociale e religioso della Grecia antica, vi è chi afferma la sopravvivenza di una tradizione di ospitalità, specie nelle civiltà mediterranee, che suggerisce quindi l'esistenza di una connessione culturale della xenia greca in quegli stessi spazi geografici che ne hanno ospitato la civiltà.
Tutto questo ci insegna che a volte dovremmo spegnere i proiettori del futuro, guardare in dietro, osservare il passato e apprendere da esso i veri valori della vita.
Domande da interrogazione
- Qual era il significato dell'ospitalità nel mondo greco antico?
- Qual era il ruolo di Zeus e Era nell'ospitalità greca?
- Come veniva sancito il legame di ospitalità tra le famiglie greche?
- Qual è un esempio di legame di ospitalità nei testi omerici?
- Quali conseguenze derivavano dalla violazione del vincolo di ospitalità?
Nel mondo greco antico, l'ospitalità, o ξενία, era un dovere morale e un principio fondamentale che richiedeva di accogliere gli estranei come fratelli, creando un legame di fiducia e rispetto reciproco.
Zeus, il dio ospitale, e sua moglie Era, dea delle unioni, rappresentavano la stretta relazione tra i principi della comunità e la religione, concretizzando l'obbligo spirituale di ospitare i viandanti.
Al momento del saluto, le famiglie greche compivano un rito dividendo una pietra o un pezzo di legno, conservandone una parte ciascuno, per simboleggiare un legame duraturo che resisteva al tempo e alle distanze.
Un esempio è l'incontro tra Glauco e Diomede, che scoprono un antico legame di accoglienza tra le loro famiglie, un legame che dovevano mantenere e tramandare.
La violazione del vincolo di ospitalità poteva portare a gravi conseguenze, come illustrato nell'Iliade, dove la guerra scaturisce dalla rottura del patto tra Menelao e Paride, che viola la sacralità della ξενία.