Concetti Chiave
- La lingua etrusca non appartiene al ceppo indoeuropeo, con iscrizioni prevalentemente funerarie o votive su vari materiali.
- Importanti reperti includono la tegola di Santa Maria Capua Vetere e un "libro di lino" trovato in Egitto, testimonianze di rituali religiosi.
- Il sistema alfabetico etrusco, derivato dalle colonie greche di Cuma, influenzò l'alfabeto latino e altre scritture italiche settentrionali.
- Gli Etruschi modificavano la grafia greca per adattarla alla loro fonetica, con scritture principalmente da destra a sinistra.
- La lingua etrusca è agglutinante, con suffissi aggiunti a fine parola, e la sua comprensione è limitata dalla mancanza di testi letterari.
Indice
La questione della lingua etrusca
Il problema della lingua etrusca costituisce ancora una questione aperta tra gli studiosi. I risultati che abbiamo fino ad ora sono incerti e a volte contraddittori.
Solo su di un punto esiste una concordanza: la lingua etrusca non appartiene al ceppo indoeuropeo.Iscrizioni e reperti etruschi
Ci restano alcune migliaia di iscrizioni in etrusco, graffite, incise su oggetti di terracotta, su metallo o tavolette di argilla oppure dipinte. Nella maggior parte dei casi si tratta di epigrafi funerarie o di iscrizioni votive. Fra quelle di maggior ampiezza, dobbiamo ricordare la tegola di Santa Maria Capua Vetere, il fegato in bronzo ritrovato a Settima, in provincia di Piacenza, e la toga dell’Arringatore, esposta nel museo archeologico di Firenze. La tegola è un calendario religioso che indica tutte le offerte da fare alle divinità e probabilmente faceva parte di un “libro etrusco”, molto più ampio. Il testo più lungo è un manoscritto, trovato ad Alessandria d’ Egitto, costituito da dodici bende di lino che avvolgevano una mummia risalente al periodo greco-romano e ora esposta nel museo di Zagabria. Si tratta di una sorta di “libro di lino”, riportante tutti i rituali in onore di questa o quella divinità. Esso è stato poi tagliato a strisce per poter fasciare una mummia.
L'alfabeto etrusco e la sua diffusione
Gli Etruschi impararono il loro alfabeto dalle colonie calcidesi di Cuma in Campania (= un alfabeto di origine greco occidentale) per trasmetterlo poi a tutte le popolazioni italiche. Anche le culture dell’Italia settentrionale, dal VI secolo a.C. in poi, adottarono la loro lingua all’alfabeto etrusco. Infatti la lingua leponzia, una lingua celtica, parlata nella parte alpina e subalpina della Svizzera è conosciuta solo attraverso alcune iscrizioni che furono redatte nell'alfabeto di Lugano, una delle cinque principali varietà di alfabeto italico settentrionale derivato dall'alfabeto etrusco. Scritture simili furono usate anche dai Reti e dai Veneti.
Metodi di studio e difficoltà linguistiche
Poiché mancano possibilità di raffronto con altre lingue conosciute, gli studiosi hanno cercato di desumere dalle iscrizioni di più sicura destinazione (per esempio gli ex voto) il significato di quelle parole che con certezza non sono nomi propri, rapportandolo col contenuto di iscrizioni analoghe. Ottenuti risultati quanto più possibile sicuri, si procede con ulteriori iscrizioni, sempre più ampie. Applicando questo metodo, gli studiosi sono giunti a conclusioni pressoché definitive sia per quanto riguarda la fonetica, la grammatica e il lessico. Nonostante questo non si è ancora giunti ad una conoscenza completa della lingua.
Evoluzione e scomparsa della scrittura etrusca
L’alfabeto etrusco si compone di 26 lettere, risalenti con tutta probabilità intorno al 700 a.C., che corrisponde al periodo delle iscrizioni conosciute più antiche e prese in prestito dai Greci di Cuma per poter facilitare le relazioni commerciali fra i due popoli. Tuttavia, gli Etruschi modificarono un po’ la grafia greca per poterla così adattare al loro sistema fonetico. In questo senso, sono state utili le iscrizioni, una sorta di abbecedario, ritrovate nella tomba Marsiliana di Albegna, nel comune di Manciano in Maremma. In un sepolcro fu trovata una tavoletta d'avorio dalle dimensioni molto ridotte con inciso un alfabeto etrusco di ventisei lettere risalente al VII secolo a.C. Tale reperto ci ha fatto anche capire che la lettura e la scrittura erano un appannaggio dell’aristocrazia e queste due capacità conferivano un reale prestigio. Successivamente l’alfabeto fu trasmesso agli Oschi, agli Umbri e ai Romani, per cui quello noi chiamiamo alfabeto latino, in realtà è un alfabeto etrusco adattato. Infatti, la terza lettera è una “C” e non un γ, come in greco. Molto spesso gli Etruschi scrivevano da destra a sinistra e qualche volta da sinistra a destra. Intorno al 10 a.C., la loro scrittura scompare, ma continua ad essere adoperata verbalmente in ambito religioso e all’inizio dell’era cristiana. Gli studiosi non hanno difficoltà a capire i testi brevi perché sono più semplici e ripetitivi, ma non si può dire la stessa cosa per i più lunghi perché non è possibile fare un raffronto con le altre lingue parlate nel bacino mediterraneo. D’altra parte mancano testimonianze di una letteratura profana che i Greci e i Latini si limitano a ricordare: infatti, Varrone parla di uno scrittore di tragedie etrusco, Volnius, e l’imperatore Claudio fa allusione a degli storici.
Caratteristiche linguistiche e traduzioni limitate
Si tratta di una lingua agglutinante in cui i suffissi si aggiungono alla fine della parola, invece di fondersi all’interno di essa, come succede nel basco, nel turco o in molte lingue non indoeuropee. Per esempio: figlio = clan, i figli = clenar, ai figli = clenarasi. Le difficoltà derivano anche dal fatto i Greci e i Romani si limitarono a tradurre soltanto circa 60 parole, poiché consideravano gli Etruschi come dei Barbari. Sappiamo che nel I secolo a.C. furono tradotti in latino i testi divinatori che però andarono persi.
Domande da interrogazione
- Qual è la principale caratteristica distintiva della lingua etrusca rispetto ad altre lingue antiche?
- Quali sono alcuni dei reperti più significativi che contengono iscrizioni etrusche?
- Come gli Etruschi hanno influenzato l'alfabeto delle popolazioni italiche?
- Quali sono le difficoltà principali nello studio della lingua etrusca?
- In che modo la lingua etrusca è stata utilizzata dopo la scomparsa della scrittura?
La lingua etrusca non appartiene al ceppo indoeuropeo, il che la distingue dalle altre lingue antiche conosciute.
Tra i reperti più significativi ci sono la tegola di Santa Maria Capua Vetere, il fegato in bronzo di Settima e la toga dell’Arringatore.
Gli Etruschi hanno trasmesso il loro alfabeto, derivato da quello greco occidentale, alle popolazioni italiche, influenzando così l'alfabeto latino.
Le difficoltà principali derivano dalla mancanza di possibilità di confronto con altre lingue conosciute e dalla scarsità di traduzioni da parte di Greci e Romani.
Dopo la scomparsa della scrittura intorno al 10 a.C., la lingua etrusca continuò ad essere utilizzata verbalmente in ambito religioso.