Concetti Chiave
- Nelle società arcaiche, le categorie deboli come anziani, zoppi e ciechi trovano dignità sociale in ruoli specialistici come educatori, guaritori e cantori.
- Il mito greco spesso associa deformità fisiche a capacità magiche o predittive, conferendo un valore spirituale agli emarginati.
- Il rituale del pharmakòs, comune nelle città greche, implica l'espulsione simbolica di un individuo per placare le ansie della comunità.
- Il pharmakòs, scelto per la sua deformità, diventa il capro espiatorio che assume su di sé le colpe della comunità e ne ristabilisce la pace.
- Nonostante la crudeltà, questi rituali di sacralizzazione attribuiscono un ruolo di salvatore agli emarginati, integrandoli simbolicamente nella società.
Esclusione sociale delle categorie deboli
Comune a molte società arcaiche è l’uso sociale di categorie deboli che altrimenti, in un mondo agricolo e militare, sarebbero emarginate. L’esperienza accumulata dagli anziani viene così incanalata dalle comunità in funzioni di carattere educativo o sacrale. Allo stesso modo zoppi e ciechi, non impiegabili nell’esercito e nelle principali attività produttive, possono trovare una loro funzione, e quindi una loro dignità sociale, in ruoli specialistici come quelli dei guaritori, degli indovini o dei cantori. Il mito greco antico non a caso associava spesso deformità o mancanze fisiche a particolari capacità magiche o predittive: il cielo era colui che vedeva con gli occhi dello spirito e che era in contatto privilegiato con il mondo magico.
Una forma particolare di rituale degli emarginanti è costituita dai cosiddetti pharmakòi. Un rituale largamente diffuso nelle città greche è per esempio la purificazione compiuta mediante l’espulsione dalla città di un individuo chiamato pharmakòs (qualcosa come "il maledetto"), un rituale simile a quello del "capro espiatorio", soggetto su cui viene simbolicamente trasferito tutto il male di una comunità, dalla quale poi viene escluso. Questo rituale è diffuso in diverse civiltà (per esempio quella ebraica e quella romana) e praticato fin dalla formazione dei primi raggruppamenti umani.
In sostanza si tratta di una forma simbolica destinata a placare l’angoscia provocata da una contaminazione incombente sulla comunità. Così il gruppo scarica la sua aggressività su un emarginato, scelto per la sua deformità come simbolo del male. Egli non è colpevole di nulla, ma il suo compito è proprio quello di essere il rappresentante di ogni forma possibile di sventura possibile: espellendolo, la città si libera di un perturbatore della pace che assume su di sé le colpe e le maledizioni di tutti.
Perciò il pharmakòs è contemporaneamente il reietto e il salvatore che con il suo sacrificio permette alla comunità di ritrovare la sicurezza e ne garantisce la pace. Di fatto questa forma di sacralizzazione del deforme, pur nella crudeltà del rituale, attribuisce un ruolo importante agli emarginati nella società.
Domande da interrogazione
- Qual è il ruolo degli anziani nelle società arcaiche?
- Come vengono integrati zoppi e ciechi nelle società arcaiche?
- Qual è il significato del rituale del pharmakòs nelle città greche?
Nelle società arcaiche, l'esperienza degli anziani viene incanalata in funzioni educative o sacrali, permettendo loro di mantenere una dignità sociale.
Zoppi e ciechi, non impiegabili in attività militari o produttive, trovano una funzione sociale in ruoli specialistici come guaritori, indovini o cantori, acquisendo così dignità sociale.
Il rituale del pharmakòs, simile al "capro espiatorio", consiste nell'espulsione di un individuo su cui viene simbolicamente trasferito il male della comunità, permettendo alla città di ritrovare pace e sicurezza.