vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
Costantino e il Cristianesimo – Breve spiegazione
L’imperatore Costantino salì al trono in solitaria nel 324 d.C., dopo aver sconfitto e fatto esiliare Licinio, che aveva ricoperto la carica di Augusto d’Oriente in precedenza.
Egli pose come capitale Costantinopoli, dato che era situata in un punto strategico e si trovava in Oriente, ricco di opportunità produttive; varò inoltre numerose riforme, sia sul piano politico, offrendo un ruolo di maggiore importanza a funzionari e burocrati imperiali, sia su quello economico, con l’introduzione del “solidus”, sia su quello militare, con la riforma dell’esercito.
Ma le riforme più importanti da annoverare furono quelle dedicate allo sviluppo del cristianesimo, un credo che in quell’epoca stava conoscendo una notevolissima espansione ma che da sempre non aveva avuto un buon rapporto con la civiltà romana.
Per invertire questa tendenza, Costantino instaurò una politica conciliante nei confronti del cristianesimo stesso; tutto era già partito nel 313 d.C., con la firma dell’Editto di Milano assieme allo stesso Licinio, per il quale entrambi si impegnavano nell’assumere una posizione di tolleranza verso questa religione, che si stava rapidamente diffondendo in Siria, Egitto e Africa, mentre nell’Occidente si stavano ancora ponendo le basi per tale processo.
Quindi Costantino autorizzò la restituzione dei beni e delle chiese che erano stati confiscati nell’ultimo periodo del dominato di Diocleziano, oltre a permettere l’istituzione dei tribunali ecclesiastici e la possibilità di ricevere donazioni da parte della Chiesa; con quest’ultima, egli consentì l’avvio di una politica di assistenza a favore delle classi più povere e svantaggiate.
Comunque, tutto questo impegno profuso dall’imperatore è dovuto principalmente a due ragioni:
- la grande forza di coesione sociale che l’imperatore vedeva nel cristianesimo, fattore che gli avrebbe permesso in futuro di governare su un impero più unito;
- il consenso politico che Costantino voleva guadagnarsi da parte dei cristiani, che gli avrebbero riconosciuto questi profondi sforzi.
Ma, improvvisamente, lo stesso Costantino convocò nel 325 d.C. un concilio presso Nicea, città vicina a Costantinopoli, a cui parteciparono oltre 300 vescovi: lo scopo di questa “assemblea” era quello di discutere riguardo alla teoria del sacerdote egiziano Ario.
Quest’ultimo, infatti, aveva fondato la dottrina dell’arianesimo, nel quale veniva negata la natura divina dì Cristo; a Costantino, però, non interessava tanto discutere sulla stessa, ma lo preoccupava il solo pensiero che questa si sarebbe potuta diffondere velocemente e in maniera capillare all’interno dell’impero, spezzando così i legami di coesione formati grazie al cristianesimo.
Pertanto, l’arianesimo venne condannato come dottrina eretica, cioè che entravano in contrapposizione agli ortodossi, coloro che seguivano la dottrina della Chiesa; tuttavia, Costantino si era palesemente intromesso in una questione che sarebbe spettata di diritto alla Chiesa, la quale però accettò (quasi “a sorpresa” visto l'atteggiamento alquanto “orgoglioso, se così può essere definito di quel tempo, che nutriva) di essere legata alla presenza di un sovrano: nacque così il cesaropapismo, fenomeno per cui l’imperatore si arrogava compiti che sarebbero dovuti essere di dominio della Chiesa.