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Latino - Seneca, Apuleio
Greco - Platone, Menandro, Vangeli
Italiano - Leopardi
Secondo atto: Superamento di un’età di
crisi con i valori cristiani.
-Scena I: Platone
-Scena II: ellenismo e impero , epoche di crisi.
Terzo atto: Una morale d’agnello per un
mondo da rapaci
Quarto atto: Zeitgeist del messaggio
cristiano e vittoria sui “coetanei”
Quinto atto: Esempi moderni di rapporto
col cristianesimo a causa dei dubbi della
ragione
Conclusione
Il cristianesimo, inizialmente tacciato di insensatezza, è riuscito, in breve
tempo, a decretare la morte del paganesimo. Esso fornisce le risposte giuste
ad un mondo che stava perdendo i suoi tradizionali punti di riferimento. Si
analizzeranno qui alcuni aspetti di questo passaggio di consegne,
osservando in primis quali bisogni psico-fisici e quali certezze hanno
permesso l'avvento della religione e in particolare del cristianesimo; si
esamineranno in secundis, in un’analisi diacronica, quali sono stati gli
eventi politico-sociali e le correnti di pensiero che ne hanno preparato il
terreno; si attuerà poi, in un’analisi sincronica, il confronto dello spirito dei
tempi ed infine, guardando all’attualità, si proporranno due differenti punti
di vista per rapportarsi con la religione in un’epoca, quella odierna, in cui
Nietzsche avrebbe forse accennato a malapena “Sono venuto troppo
presto”.
Secondo il filosofo tedesco Ludwig Feuerbach, la religione si nutriva
inizialmente della dipendenza dell'uomo dalla natura, dell'attribuire ad uno
o più dei la potenza di essa (Oceano, Gea, la Luna , il Sole, il Vulcano, il
fiume Xanto) e dell'ipostatizzazione dell'utile (Dio del sale, Dio delle porte).
Natura è inteso qui come raggruppamento di oggetti e cose reali che l'uomo
differenzia da sé e dai suoi prodotti. In primis, dunque, Dio era
semplicemente l'esistenza che precede quella dell'uomo, spiegata da forze e
impulsi meccanici, fisici e chimici, la cui lacuna conoscitiva era colmata
dagli uomini tramite superstizioni ed enti personali, come personale è
l'uomo.
I misteri naturali sono dunque i misteri divini:
Dio chiede a Giobbe: "sai in qual modo si diffondono le nubi?
[...]Sei mai andato nel fondo del mare? Ti sei reso conto di
quanto è vasta la terra?"
Il fine, invece, della religione è l'indipendenza dalla natura, ossia l'affermare
la propria libertà e la divinità dell'uomo, da cui un Dio a propria immagine.
(Icastica la visione dell'uomo come prescelto rispetto agli animali, come
aldilà della dimensione bestiale grazie alla forza di geni, spiriti e angeli,
quando invece gli animali sono stati gli enti che ci hanno portato alla civiltà
tramite l'evoluzione.) Per portarsi a questa libertà, l'uomo venera sé stesso
nell'altro da sé: "adora l'ente non umano come se fosse l'ente divino
soltanto perché esso sembra umano". Grande rilevanza ha il discrimen tra
volontà e potere dell'uomo: la prima è illimitata e il secondo è
estremamente debole. Poiché Feuerbach arriva ad affermare che "Il dio che
ha creato il mondo dal nulla [...] non è altro che l'essenza della facoltà di
astrarre e di immaginare", risulta chiaro che gli dei greci erano limitati
perché "nei loro desideri si adattavano ancora ai limiti della natura
umana", sicché essi non erano pensati come creatori diretti della natura.
Ogni religione concilia dunque il contrasto tra questi due elementi. "Nella
disgrazia, nel bisogno [...] l'uomo fa la dolorosa esperienza che egli non può
fare ciò che vuole", ma lo desidera e questo desiderio è l'essenza della
religione e infatti "chi non ha desideri non ha neppure dei".
Per il filosofo, la religione ha lo stesso scopo della civiltà: serve quindi a
domare una natura ostile che diventi comprensiva dei bisogni umani, ma
che naturalmente non è.
La religione progredisce anche con la civiltà. L'uomo diventa un ente
morale e politico e Dio diviene dunque il sommo reggitore dei valori etici e
politici. (Le divinità come quelle greche o egizie puniscono gli empi ed il
loro re è il padre di tutti i re umani).
L'uomo fonde i propri valori con quelli divini e viceversa. I sovrani mortali
sono lodati con prerogative non umane (il faraone, Alessandro, Cesare,
l'imperatore, Il gran re, Priamo).
Con la civiltà l'uomo però prende anche maggiore consapevolezza.
La religione pagana inizia ad incrinarsi quando l'uomo inizia a focalizzare la
sua attenzione su sé stesso e sull'individuo. Nella polis greca e nella res
publica romana il disagio esistenziale poteva essere in parte assorbito
dall'attività politica e dal senso di appartenenza ad un gruppo, orientato
verso certi mores e certi valori. La religione stessa infatti è politica,
organizzata dallo stato. Sarebbe tuttavia un errore sostenere che in questo
periodo non ci fossero già le tracce di quella paura e di quella angoscia che
sarebbero esplose negli anni avvenire. La paura della morte, il senso della
vita, l'insignificanza e normalità della propria esistenza e lo scoprire l'uomo
non naturaliter bonus.
Nel pensiero di Platone sembra che il cristianesimo trovi il suo preambolo
filosofico più importante. Non a caso Nietzsche definirà quest'ultimo
"platonismo delle masse". La vita di quest'universo è un perpetuo circuito
di distruzione e produzione e la materia in divenire è incontrollabile e
dunque genera terrore. Il terrore spinge l'uomo a non volerci credere ed
ergo a concepire il mondo delle idee, un iperuranio che ha e deve avere
consistenza e anche l'immortalità dell'anima. L'invecchiamento è brutto,
ma con la metempsicosi e la reminiscenza si sta bene. Ma questo impone
anche un'esigenza di fede oltre che di ragione.
Punti in comune sono anche la difesa dell'ideale di giustizia e di bontà di
fronte all'utilitarismo dei sofisti, l'interpretazione mistico-ascetica della vita
tendente a realizzare il destino divino dell'anima, l'intermediario tra umano
e divino e il dualismo corpo-anima.
Con l'avvento dell'ellenismo prima e dell'impero romano poi, l'importanza
politica del cittadino scompare ed egli si trova costretto, cosmopolita, a
riflettere sull'individuo. Ne sono una prima esperienza le commedie
menandree. La paura del materialismo sopracitata, portò ad una necessità
di sacro, di certo, di assoluto e dunque ad un irrazionale misticismo con un
contatto individuale, non organizzato dallo stato. Il politeismo annulla
l'uomo dinnanzi alla potenza della natura, mentre il monoteismo stima la
singola anima umana superiore ad ogni creatura naturale. Vi è ora la
ricerca di un mondo altro, perché questo era tutto un deserto, un paese
straniero e una vita prima della radiosa vita vera.
Marco Aurelio
“Tutta la vita del corpo è un fiume che scorre, tutta la vita
della sua mente sogno e delirio; la sua esistenza è una guerra
e un soggiorno in terra straniera”.
Importante in questo periodo il rapporto tra l'uomo e gli intermediari divini,
i demoni. Il mondo demonico è di nuovo di ispirazione, sebben modellata,
socratica e platonica e viene definito in particolare nel Simposio, in cui il
demone Eros è quella forza che consente all'uomo di elevarsi verso il
sovrasensibile. (E chi non vede una chiave di lettura di Amore e Psiche).
Fatto sta che tutti gli uomini cominciarono a credere nell’esistenza di
particolari divinità che colmavano lo iato fra il mondo degli uomini e
l'inattingibile Dio trascendente, raggiungibili tramite la dimensione onirica.
Un'analisi accurata verrà fatta da Apuleio, che era philosophus platonicus,
nel De deo socratis e nel De Platone et eius dogmate.
Feuerbach
"L'uomo si è speso per trovare una connessione tra l'uomo e
Dio "
Si diffondono a macchia d'olio i culti misterici, eleusini, di Persefone , di
Trittolemo e di Demetra.
Il culto di Demetra, dea madre, che dà la vita, che vince la morte, sarà nel
300 a.c. assimilato al culto della Dea Iside, sorella e sposa di Osiride (come
Rea e Zeus), divinità egizie per un piano di salvezza. Iside è l'alma mater e
Osiride è il risorto e il garante di una vita oltremondana. Come ci riporta
Tibullo ella era protettrice degli schiavi e delle donne, non a caso gli
elementi più insoddisfatti della società. Grandissima testimonianza del
culto isiaco è naturalmente l'Asinus Aureus di Apuleio, romanzo che si
chiude con un rito di espiazione che sceglie Iside come meta e principio
riordinatore della materia. Prima di Iside le donne si affidavano ad altri riti
notturni e trasgressivi, ne sono martiri le Baccanti di Euripide. La diva sarà
assimilata ai culti della dea dei serpenti cretese e di Cibele frigia e per
questo sarà definita dea dagli infiniti nomi e polimorfa. Tuttavia il
sincretismo tra questi culti creava confusione e angoscia anch'esso e allora
venne sostituito da un culto misterico posteriore, esclusivista ed assoluto:
il cristianesimo. Feuerbach
"L'uomo ha in se stesso la fonte del monoteismo , che il
fondamento dell'unità di Dio è l'unità della coscienza e dello
spirito umano"
Ecate, Diana e Iside hanno poi assunto caratteri demoniaci nelle credenze
contadine, assimilandosi incredibilmente alle streghe dotate di magia, altro
topos che troviamo nel romanzo, per poi rovesciarsi nella figura di Maria.
Iside ,Osiride e Horus erano una triade divina, una sorta di sacra famiglia ,
forse già paradigma per la religione successiva. Iside dea madre e regina
caeli che come la Madonna è protagonista di visioni di singole persone e
folle.
Il cristianesimo risponde dunque a numerose domande quali un aldilà
paradisiaco che non sia un cupo Ade, una provvidenza divina, un rapporto
intimo, una convivenza fraterna con gli altri uomini...
Un risposta è data anche al problema della morale.
La morale cristiana, delfina di quella ebraica, era accessibile a tutti a
differenza di quella legge del più forte, che dominava in età pagana. Gli eroi
che sappiano imporre la propria volontà di potenza sul corso degli eventi si
contano sulle dita di una mano rispetto a quel mare magnum di "uomini",
animali difettosi che come alghe si fanno sballottare dall'estrema malignità
di fortuna e che rimangono impietriti in un mondo in cui homo homini
lupus. La prospettiva cristiana invece regala un caldo abbraccio con cu