Concetti Chiave
- Giulio Cesare estese la conquista romana alla Britannia e combatté Vercingetorige, leader delle tribù galliche, fino alla resa ad Alesia nel 52 a.C.
- La conquista della Gallia causò enormi perdite umane e portò all'assimilazione culturale dei Celti nel mondo romano.
- Nonostante le sue vittorie, Cesare affrontò l'opposizione del Senato romano, che temeva le sue ambizioni di potere.
- Il Senato richiese che i candidati fossero presenti a Roma, mettendo Cesare in difficoltà poiché avrebbe dovuto lasciare il suo esercito.
- Nel 49 a.C, Cesare sfidò il Senato attraversando il Rubicone con le sue legioni, iniziando una nuova guerra civile.
Indice
Cesare in Britannia e Gallia
Quando Cesare tornò in Gallia, continuò la sua irresistibile marcia di conquista, giungendo a esplorare la Britannia ancora sconosciuta. Dopo aver attraversato una prima volta per brevissimo tempo la Manica, nel 54 a.C, aveva raggiunto il Tamigi, stringendo alleanze con alcune tribù locali.
La resistenza di Vercingetorige
Ma nel 53 a.C fu di nuovo impegnato in Gallia, per contrastare il giovane e valoroso Vercingetorige, capo degli Arverni, che aveva assunto il comando di molte tribù, decise di riconquistare la libertà perduta. Per due anni, Vercingetorige tenne eroicamente fronte alle legioni romane, ma nel 52 a.C, dopo un assedio alla città di Alesia (non lontano dall’attuale Digione), fu costretto ad arrendersi ai Romani, nettamente più forti.
Conseguenze della conquista romana
Ridotta a provincia, la Gallia venne definitivamente incorporata nel mondo romano: la sua resistenza le era costata un milione di morti e un milione di vivi aveva perso la libertà, cadendo in schiavitù.
Questo bagno di sangue ebbe conseguenze di enorme portata storica: il mondo celtico, infatti, fu inglobato in quello latino, al punto che, progressivamente, i vinti finirono per adottare i costumi e la lingua dei vincitori.
Cesare e il Senato romano
Forte delle vittorie militari, Cesare intendeva proporre la sua candidatura al consolato, ma il Senato, temendo che egli intendesse conquistare il potere con la forza, decise di contrastare le sue aspirazioni. Seguendo il consiglio di Pompeo, i senatori stabilirono dunque che i candidati alle magistrature dovessero essere personalmente presenti in città: per essere eletto, Cesare avrebbe dovuto lasciare le sue legioni e presentarsi a Roma come privato cittadino. Come condizione per farlo chiese che Pompeo sciogliesse il suo esercito, ma quando il Senato respinse la proposta, rifiutando persino di prenderla in considerazione, Cesare non esitò a ricorrere alla forza.
Attraversamento del Rubicone
La notte del 10 gennaio del 49 a.C quindi egli attraversò con le legioni il fiume Rubicone (presso Rimini) che segnava i confini tra Gallia Cisalpina e l’Italia meridionale, pronunciando la storica frase Alea iacta est, “il dado è tratto”: secondo la legge, chiunque conduceva un esercito oltre il Rubicone divenuto nemico di Roma; varcandolo, Cesare dava perciò inizio a una nuova guerra civile.
Domande da interrogazione
- Quali furono le conseguenze della conquista della Gallia da parte di Cesare?
- Come reagì il Senato romano alle aspirazioni politiche di Cesare?
- Quale evento segnò l'inizio della nuova guerra civile romana?
La conquista della Gallia portò alla sua riduzione a provincia romana, con un milione di morti e un milione di persone ridotte in schiavitù. Il mondo celtico fu inglobato in quello latino, adottando progressivamente i costumi e la lingua dei vincitori.
Il Senato, temendo che Cesare volesse conquistare il potere con la forza, stabilì che i candidati alle magistrature dovessero essere presenti in città, costringendo Cesare a lasciare le sue legioni per candidarsi al consolato. Quando il Senato respinse la sua proposta di far sciogliere l'esercito di Pompeo, Cesare decise di ricorrere alla forza.
L'inizio della nuova guerra civile romana fu segnato dal passaggio di Cesare con le sue legioni attraverso il fiume Rubicone il 10 gennaio del 49 a.C, pronunciando la frase "Alea iacta est", poiché secondo la legge, chiunque conducesse un esercito oltre il Rubicone diventava nemico di Roma.