Concetti Chiave
- Nel VI secolo, i Visigoti si spostarono verso i confini romani per sfuggire agli Unni, chiedendo di entrare nell'Impero.
- Valente, imperatore d'Oriente, permise ai Visigoti di stabilirsi nell'Impero, sperando di usarli come difesa contro gli Unni.
- Un conflitto con i Visigoti scoppiò a causa della corruzione dei funzionari imperiali, portando alla devastazione da parte dei Visigoti.
- La battaglia di Adrianopoli nel 378 vide i Visigoti sconfiggere l'esercito romano, segnando una svolta cruciale e devastante.
- La sconfitta evidenziò la debolezza interna dell'Impero e l'estraneità della popolazione alla classe dirigente.
Il conflitto con i Visigoti
La crisi militare precipitò negli ultimi decenni del VI secolo: qualche anno dopo la morte di Giuliano, infatti, cominciarono ad affacciarsi verso Occidente le popolazioni che cercavano di sottrarsi alla pressione degli Unni, una popolazione nomade che in quel periodo stava formando un Impero nelle steppe dell’Europa orientale. Per sfuggire alle incursioni di questo popolo, attorno al 375, i Visigoti (“Goti dell’Ovest”), si misero verso i confini del Danubio, a contatto con le fortificazioni romane, e chiesero di essere ammesse nel territorio dell’Impero. In in quell’epoca l’Impero era diviso tra due sovrani: Graziano regnava sulla parte occidentale, Valente su quella orientale. Proprio Valente, di fronte alle richieste dei Visigoti, prese una decisione arrischiata: consentì loro di stanziarsi entro i confini dell’Impero, sperando di utilizzarli come esercito di frontiera in previsione dell’arrivo degli Unni. Presto però si giunse a un conflitto, causato soprattutto dalla rapacità e dalla corruzione dei funzionari imperiali.
Sicuro di poter ricondurre alla ragione i Visigoti che si erano dati a devastare la regione in cui si erano stabiliti, Valente decise di affrontarli con le truppe radunate a Costantinopoli già pronte per una campagna militare contro i Persiani. Sino a quel momento la superiorità della tattica militare romana rispetto a quella dei barbari era stata indiscutibile. Ma ad Adrianopoli (nel 378) avvenne la catastrofe: i Visigoti, benché inferiori di numero, annientarono l’esercito romano che era mandato allo sbaraglio con grande imprudenza. La sconfitta di Adrianopoli ebbe ripercussioni fatali. Ormai non c’erano più forze per fermare i Visigoti che dilagarono nella parte orientale dell’Impero e tentarono persino l’assalto di Costantinopoli.
Già in altri momenti della sua storia millenaria Roma aveva dovuto affrontare gravissime sconfitte, ma ne era sempre uscita vincitrice: ora però la società era interiormente esausta e la classe dirigente del tutto inadatta a fronteggiare l’emergenza. Lo storico Ammiano Marcellino racconta che, dopo la battaglia di Adrianopoli, molti contadini si recarono spontaneamente dai Visigoti per denunciare quali ville patrizie fossero da saccheggiare: questo segnala quanto lontana fosse ormai la base della società dalla classe dominante.
Domande da interrogazione
- Quali furono le cause principali del conflitto tra i Visigoti e l'Impero Romano?
- Quali furono le conseguenze della sconfitta romana ad Adrianopoli nel 378?
- Come reagì la popolazione romana dopo la battaglia di Adrianopoli?
Il conflitto fu causato principalmente dalla rapacità e corruzione dei funzionari imperiali, che portarono i Visigoti a devastare la regione in cui si erano stabiliti.
La sconfitta ad Adrianopoli ebbe ripercussioni fatali, poiché non c'erano più forze per fermare i Visigoti, che dilagarono nella parte orientale dell'Impero e tentarono persino l'assalto di Costantinopoli.
Dopo la battaglia, molti contadini si recarono spontaneamente dai Visigoti per denunciare quali ville patrizie fossero da saccheggiare, segnalando la distanza tra la base della società e la classe dominante.