
È stato annunciato un autunno caldo. Aspettate, non intendiamo che fino a dicembre si andrà a scuola ancora a maniche corte, magari! L’atmosfera per gli studenti italiani si scalderà, invece, per le numerose manifestazioni già in programma.
Le organizzazioni studentesche sono già scese in campo a settembre, in occasione del rientro a scuola e non si fermeranno. Ma perché si manifesta?QUANTI PROBLEMI! - La scuola italiana presenta alcuni problemi a cui finora nessuno è riuscito a dare una soluzione definitiva. Ed è proprio per sollecitare degli interventi risolutivi che si organizzano manifestazioni e scioperi. Vediamo, però, insieme in modo chiaro e semplice, quali sono i problemi che la scuola presenta.
CONTRIBUTI SCOLASTICI – Detto in soldoni, se la scuola ha il conto in rosso attinge al portafoglio dei genitori. In realtà, quello che succede è che molte scuole, in particolare a seguito della riduzione delle risorse fornite dal Ministero, si trovano a non avere abbastanza soldi per “tirare avanti la baracca”. Lo stratagemma adottato, chiamiamolo così, è quello di ricorrere ai cosiddetti contributi volontari. Il problema è che tali contributi le scuole possono chiederli alle famiglie a patto che servano per finanziare attività che amplino l’offerta formativa. Invece molto spesso le risorse raccolte attraverso questi contributi, a volte addirittura spacciati per obbligatori, vengono utilizzate per far quadrare i conti dell’amministrazione scolastica. Quello che si chiede è di fornire alle scuole le risorse necessarie per permettere loro di organizzare le attività scolastiche senza dover chiedere ulteriori “tasse”.
CLASSI AFFOLLATE – Potremmo dire che agli studenti manca l’aria. Per effetto dell’art. 64 della legge 133/2008, le aule ospiteranno un numero maggiore di ragazzi. Alle superiori, infatti, le classi iniziali dovranno avere un numero minimo di 27 alunni e si potrà arrivare fino a 33, e le classi successive, se poco numerose, vengono accorpate e gli studenti smistati per raggiungere il numero sufficiente. Alcune aule, però non sono abbastanza capienti e la conseguenza e che per rispettare questa legge, si violano le norme sulla sicurezza. Le “norme tecniche per l’edilizia Scolastica” presenti nel D.M. 18 dicembre 1975 stabiliscono che ogni studente debba avere un proprio spazio vitale (1,80 metri quadri netti per la scuola dell’infanzia, primaria e secondaria di I grado; 1,96 metri quadri netti per le scuole secondarie di II grado) e, come abbiamo detto, spesso questo non viene rispettato. Senza contare poi della difficoltà per un insegnante di riuscire a gestire più di 30 studenti.
ANAGRAFE DEGLI EDIFICI SCOLASTICI – Dal 1996 si attende la realizzazione dell’Anagrafe sull’edilizia scolastica. Si tratta della raccolta di tutti i dati relativi alla condizione degli edifici scolastici e che sarà utile per decidere ed organizzare gli interventi necessari a rendere più sicure le scuole. Tuttavia dell’Anagrafe, prevista con l’art. 7 della legge 11 gennaio 1996 n. 23, ancora non se ne vede neanche l’ombra. Lo scorso febbraio 2010 era stato stabilito che entro il primo marzo tutte le scuole avrebbero dovuto aggiornare i dati relativi alle proprie condizioni edilizie, ma ancora non se ne sa nulla e non sono chiari nemmeno i motivi di questo forte ritardo.
RIDUZIONE DELL’ORARIO – Con la riforma delle superiori, che vi ricordiamo è entrata in vigore solo per chi si è iscritto al primo anno, è stata disposta una riduzione dell’orario anche per le classi intermedie (seconde, terze, quarte) degli istituti tecnici e professionali. Questo ha comportato una diminuzione soprattutto di materie quali matematica, informatica e le materie tecniche di indirizzo, con il conseguente impoverimento della formazione di ogni studente.
PRESIDI PART-TIME – Quest’anno molte scuole si sono trovate senza dirigenti scolastici e la guida è stata affidata provvisoriamente ad un preside titolare di un istituto limitrofo. Questo significa che, finché non verranno nominati altri presidi, un stesso dirigente scolastico dovrà dividersi tra più istituti. Il Ministero, tuttavia, ha fatto sapere che entro il 2010 sarà bandito un nuovo concorso per diventare presidi (si parla di 3mila posti per dirigente scolastico) e a cui si accederà tramite una prima selezione, non più per titoli, bensì attraverso un test attitudinale.
PROFESSORI CAPACI E PREPARATI – Altro problema di cui ci si lamenta riguarda la qualità dell’insegnamento . Per capirci: quanti prof “ganzissimi” avete? Ecco, avete capito allora che la scuola ha bisogno di insegnanti che ovviamente non solo conoscano la propria materia, ma che soprattutto siano capaci di insegnare (un prof può anche essere molto preparato, ma saper coinvolgere e appassionare gli studenti è un altro paio di maniche). Inoltre esiste sempre di più la necessità che i docenti sappiano utilizzare le nuove tecnologie. Non si pretende siano dei mostri dell’informatica, ma almeno saper far funzionale una LIM sarebbe già un passo avanti. In questo senso il Ministero ha emanato le nuovi regole per diventare insegnanti. Ma ancora molti sono i punti rimasti scoperti. In particolare le novità si applicheranno a chi diventerà insegnante; manca, quindi, un intervento che prepari meglio gli insegnanti di oggi e premi il merito.