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Indice argomenti
1.Le capacità cognitivo-sociali
1.1. Che cosa sono
1.2. Esseri viventi e cose
1.3. La conoscenza di sé
1.4. La conoscenza degli altri
1.5. I bambini piccoli sono egocentrici?
1.6. Comprensione e consapevolezza della vita sociale
1.7. Perché è importante che gli adulti conoscano le capacità cognitivo-sociali dei bambini
2. Interazioni, relazioni, legami
2.1. Lo sviluppo dell’interazione sociale
2.2.Le relazioni
2.3. L’attaccamento
2.4. Evoluzione dell’attaccamento
2.5. Significato funzionale dell’adattamento
2.6. Come si forma l’attaccamento
2.7.fattori che influiscono sull’attaccamento
2.8. Legami fraterni
2.9. Le amicizie
1.1. Che cosa sono
Comprendono le abilità mentali necessarie a prender parte alla vita sociale e le capacità di saper interagire con gli altri, avere relazioni interpersonali, stare in gruppo, muoversi consapevolmente nella vita sociale. Il bambino non nasce già con tali capacità, ma le acquisisce nel corso dello sviluppo.
1.2. Esseri viventi e cose
Per interagire con l’altro occorre saper distinguere gli esseri viventi dalle cose. I bambini imparano precocemente, già dai 5-6 mesi, a fare tale distinzione. Si basano essenzialmente su tre criteri: il movimento(le cose non si muovono da sole), l’espressione(le persone esprimono gli stati d’animo) e la capacità di attenzione(le persone dirigono l’attenzione).
1.6. Comprensione e consapevolezza della vita sociale
Il bambino crescendo si fa un’idea dei collegamenti esistenti tra se e gli altri. Afferra che c’è un tessuto sociale che connette gli uomini e che la
società in cui vive è dominata da regole. Anche nel caso della conoscenza della realtà sociale, il bambino arriva prima a comprendere come
stanno le cose nel corso delle esperienze reali. Solo dopo ci riflette su.
_ a 2 anni il bambino scopre che esiste l’influenza interpersonale, che una pp. può interferire con il comportamento e
il pensiero di un’altra. tutto per ottenere che l’altro agisca in un dato modo, ma non è interessato ai risultati delle azioni altrui).
(ad es. fa di
Precocemente i bambini sono in grado di seguire semplici regole sociali, come il rispetto dei turni nell’interazione o la convergenza sullo stesso
centro d’attenzione.
_ Tuttavia la coscienza delle norme sociali si sviluppa più tardi, tra i 18 e 24m. Da questo momento i bambini, se c’è un
guasto, danno segni di disagio e cercano di rimediare. Maturano l’idea che ci sono cose che vanno bene ed altre che
vanno male, comportamenti leciti e illeciti, corretti e sbagliati. Possono mostrare di sentirsi in colpa, anche se non
vengono sgridati.
Quando il bambino comincia a distinguere tra norme che rimandano a principi e semplici regole di abitudine, in lui nasce una coscienza morale.
[intorno ai 2 anni c’è uno sviluppo nel gioco e nelle sue regole. Con il gioco di “far finta di”, con altri coetanei, il bambino può sperimentare le regole, in un esp. protetta, senza che
la violazione delle regole abbia conseguenze gravi].
_ Nel corso degli anni i bambini acquistano coscienza delle relazioni. Imparano presto a distinguere tra relazioni
simmetriche e asimmetriche (basate sull’autorità).
(basate su amicizia, rel. tra pari, disinvoltura)
Prima fanno esp. di relazioni asimmetriche mentre a 2-3 anni iniziano i rapporti con i pari.
(con i genitori, ad es.),
È quindi necessario, innanzitutto, che il bambino sviluppi il concetto di autorità.
[Inizialmente egli considera scontato e naturale che l’adulto sia in posizione di superiorità e autorità. All’adulto obbedisce e basta.
i 5-6 anni si rende conto che m’asimmetria non è automatica, ma viene costruita. Per esserci, essa ha bisogno di imporsi su chi obbedisce. Tuttavia, per i bambini, è
Verso
naturalmente giusto così.
ai 7 anni l’autorità viene giustificata per ragioni personali.
Intorno
8 anni pensano che sia utile a tutti. tardi si rendono conto che l’autorità non è assoluta ma può variare da caso a caso.
A Più
è necessaria ma può essere messa in discussione].
La relazione simmetrica presenta varie aspetti da capire: coscienza dell’amicizia, disinvoltura nelle relazioni.
1.7. Perché è importante che gli adulti conoscano le capacità cognitivo-sociali dei bambini
Se un adulto ignora il livello di capacità cognitivo-sociali del bambino, rischia di non coordinarsi co lui nell’interazione. Le interazioni scoordinate
non facilitano lo sviluppo del bambino. Perciò è importante che gli adulti conoscano le capacità cognitivo-sociali dei bambini. (es. per le punizioni
bisogna sapere quando il bambino diventa capace di capire cosa ha sbagliato= 2 anni).
2. INTERAZIONI, RELAZIONI, LEGAMI
2.1. Lo sviluppo dell’interazione sociale
Il bambino, quando viene al mondo, non è capace di interazione sociale, tuttavia vi è predisposto. Le prime interazioni sono basate
essenzialmente sulla coordinazione reciproca: adulto e bambino esibiscono sintonia di movimenti. I primi partner di solito sono la madre, il
padre, gli adulti. Già appena dopo la nascita il bambino ha l’occasione di sperimentare interazioni.
[durante l’allattamento si verifica la prima interazione: la madre tende a restare in attesa, tranquilla. Si inserisce durante le pause del piccolo cullandolo, accarezzandolo o
parlandogli. In questi scambi si realizza già la struttura dei turni. Madre e bambino si coordinano anche nella reciproca orientazione del corpo].
Le interazioni possono essere: visivo-cinesiche, uditivo-vocali, motorio-tattili, complesse.
_Tipi di interazione visiva:
la fissazione reciproca. Il bambino tende per predisposizione innata a fissare le figure del tipo del volto umano. Può attuare una fissazione
intermittente, se interrompe il contatto visivo per poi riprenderlo, dando l’impressione di voler controllare se la madre fissi ancora lui o no.
la coorientazione visiva. La madre segue lo sguardo del bambino nelle interruzioni del contatto (guarda dove guarda lui= comuni centri di attenzione visiva).
l’allontanamento-avvicinamento reciproco. La madre si avvicina, il bimbo gira la testa dall’altra parte, poi torna a seguirla con lo sguardo e la
testa quando si allontana.
interazione visiva basata sul sorriso sociale. Inizialmente il sorriso è una risposta riflessa dei muscoli. Gradatamente si trasforma in risposta
selettiva, e nasce così il sorriso sociale. Il bambino sorride prima a volti con sembianze umane, poi solo ai volti che ritiene familiari. Gli adulti
rispondono al sorriso con il sorriso o con altre manifestazioni amichevoli, innescando un’interazione.
_Tipi di interazione complessa:
rapporto incentrato sul pianto. Il piccolo piange, l’adulto interpreta il pianto, risponde.
giochi di scambio. Intorno ai 6m, se l’adulto gli porge un oggetto, il bambino lo prende e poi lo rende. Controlla la partecipazione dell’altro e è
pronto a riordinare la sequenza, se c’è un intoppo.
pseudo-dialoghi. Sono scambi in cui il bambino emette balbettio o lallazione e la madre parla. Sono scambi ordinati, con turni e coordinazione.
In queste prime interazioni, è l’adulto che guida. Gli adulti danno credito al bambino, gli attribuiscono capacità che non ha. Questa
sopravvalutazione del bambino è salutare, perché favorisce lo sviluppo dell’interazione.
Comunque, il contributo del bambino non è nullo, perché con il suo modo di fare, il bambino può influire sull’adulto e indirizzarne in parte il
processo interattivo. Intorno ai 2 anni il bambino capisce che è possibile l’influenza interpersonale, e il suo ruolo nell’interazione cresce.
2.2.Le relazioni
I bambini instaurano relazioni. Le prime relazioni sono asimmetriche, bambino-adulto(es. madre-bambino).
Già nel primo anno di vita possono cominciare anche le relazioni tra pari a casa e fuori. Solo verso i 2 anni, però, tali relazioni si fanno
significative. Successivamente il n° delle relazioni tende ad aumentare perché crescono quelle extrafamigliari.
Nei primi anni i rapporti al di fuori della famiglia sono legati essenzialmente alla scuola e al vicinato, successivamente nascono relazioni anche al
di fuori dell’ambiente scolastico.
2.3. L’attaccamento
A 6-7 m le relazioni del bambino smettono di essere indifferenti e diventano selettive. Alcune adesso sono più significative delle altre. I primi
legami interpersonali sono di attaccamento: il bambino è in posizione di dipendenza nei confronti del partner adulto e la relazione possiede una
particolare carica affettiva.
[Fino a qualche decennio fa si pensava che nell’attaccamento del bambino fosse decisiva la figura materna. Oggi sappiamo che per la formazione del legame di attaccamento
non è essenziale la figura materna. Il bambino può legarsi anche a chi non si prende cura di lui come una madre.]
Di solito il bambino sviluppa più legami di attaccamento. I partner sono madre, padre, persone che hanno a che fare con lui. Il suo mondo di
relazioni significative non è semplice, limitato ad un unico legame, ma composito.
Indubbiamente il legame con la madre o il padre tende ad avere un significato particolare. Di solito, questi attaccamenti sono i primi a formarsi, e
contano più degli altri. Il bambino fissa una gerarchia degli attaccamenti.
La persona con cui è attaccato gli dà sicurezza, riesce a tranquillizzarlo. Infatti il bambino va da lui per farsi rassicurare se ha paura, per farsi
consolare, per stare insieme o giocare. In caso di allontanamento il bambino mostra di soffrirne. Comincia a lamentarsi, non è contento,
protesta, può andare incontro a disagio, disturbi del sonno, inappetenza, negativismo.
2.4. Evoluzione dell’attaccamento
I primi legami di attaccamento compaiono a 6-7 m.
Una volta che il bambino ha acquisito l’attaccamento verso la figura chiave, diviene sempre più capace di distacco.
Il bambino comincia a manifestare comportamenti di distacco non perché viene meno l’attaccamento, ma perché passa da una attaccamento
fisico ad uno simbolico. Non ha bisogno di vedere il partner e di starci a contatto. Sa che c’è e porta con sé questa consapevolezza.
Ha interiorizzato la presenza del partner.
I primi comportamenti di distacco si verificano già nel primo anno di vita. Però solo a partire dai 2 anni il distacco si configura sempre più come
un’abilità matura.
Negli anni successivi il bambino diventa sempre più capace di distacco. Tende a fare affidamento il più possibile sulla presenza simbolica del
partner.
Dopo i 2 anni il bambino sul piano cognitivo possiede i requisiti minimi necessari per tenere comportamenti di distacco. Però questo non basta. È
molto importante anche l’influenza dei genitori e degli altri partner di attaccamento. Questi possono facilitare il distacco o renderlo difficile.
I legami di attaccamento sono comunque destinati a permanere.
2.5. Significato funzionale dell’adattamento
Nei piccoli dell’uomo, i legami di attaccamento compaiono tardi, rispetto a molte altre specie animale, a 6-7 mesi. In ogni caso lo sviluppo
dell’attaccamento precede di poco l’autonomia dei movimenti.
Il fatto che i legami di attaccamento compaiano poco prima che il piccolo cominci ad acquistare autonomia di movimento fa pensare che in
natura questi abbiano una funzione di protezione.
Nell’uomo, la protezione, oltre che materiale, è psicologica e sociale. Ciò concerne sia la dimensione affettiva sia quella cognitiva.
Il bambino ha bisogno di un riferimento che gli dia sicurezza, che lo tranquillizzi, che lo incoraggi, che lo conforti. Deve inoltre ricevere
informazioni dall’adulto, per capire, ad es., se c’è un pericolo o no.
Buoni legami di attaccamento nell’infanzia si ripercuotono positivamente sulla qualità della vita successiva del bambino. Ne migliora lo sviluppo
emotivo e sociale. Le pp. che hanno buone esperienze di attaccamenti infantili di solito sono più equilibrate, sopportano meglio lo stress,
confidano maggiormente in se stesse, mostrano intraprendenza, gusto della novità e curiosità. Tendono a essere più aperte, socievoli,
cooperative e meno diffidenti.
Anche se le vicende della formazione e dello sviluppo dei legami precoci e del distacco sono importanti per la vita futura dell’individuo,
comunque, essi costituiscono solo uno degli elementi necessari per la crescita equilibrata di una persona.
[Un disturbo dell’attaccamento infantile può causare malattie mentali e criminalità? no. Oggi è chiaro che gli stati patologici e la criminalità sono dovuti a meccanismi complessi
e chiamano in causa più fattori . Non derivano semplicemente da brutte esperienze nei legami precoci.]
2.6. Come si forma l’attaccamento
Possiamo pensare che il piccolo si leghi a chi soddisfa i suoi bisogni, alla persona che si prende cura di lui. Due importanti correnti della
psicologia, la psicanalisi e il comportamentismo, sebbene spiegassero l’attaccamento con teorie diverse, concordavano nel dare importanza alle
cure materne.
[ _ per la psicoanalisi pulsioni sessuali e pulsioni di autoconservazione formano l’Eros. Il piccolo vede soddisfatte le sue pulsioni di Eros quando viene nutrito
e accudito. Gradatamente si orienta sulla fonte della gratificazione, la figura che si prende cura di lui. Si sviluppa così una pulsione secondaria che lo
spinge a desiderare la figura materna. Ora è la madre di per sé che gli dà piacere e sicurezza. L’attaccamento nascerebbe così.