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Concetti Chiave

  • Il pensiero magico è studiato da antropologi come Frazer, Evans-Pritchard e De Martino, che analizzano la magia come pratica di influenzare eventi tramite gesti e parole.
  • Frazer interpreta la magia come una forma di conoscenza pre-scientifica, basata su leggi di simpatia che danno origine a magia omeopatica e contagiosa.
  • Evans-Pritchard distingue tra stregoneria innata e fattucchieria appresa negli Azande, vedendo il pensiero magico come un sistema razionale chiuso.
  • De Martino collega i riti magici alla "crisi della presenza", considerandoli come meccanismi di rassicurazione sociale in contesti disgregati.
  • Le culture orali, prima della scrittura, si basavano sulla memoria e comunicazione diretta, mentre oggi l'oralità secondaria è favorita dai media elettronici.

Indice

  1. L'interesse antropologico per la magia
  2. Le leggi della magia secondo Frazer
  3. Evans-Pritchard e la magia Azande
  4. De Martino e la crisi della presenza
  5. Il ruolo dei miti nelle culture
  6. Lévi-Strauss e la grammatica dei miti
  7. L'arte come elemento culturale
  8. La comunicazione nelle culture orali

L'interesse antropologico per la magia

Da sempre gli antropologi sono interessati all' insieme di credenze e di pratiche denominate "magia".

La magia è la credenza nel potere del gesto e della parola che può influire sul corso degli eventi e sulle cose.

Inizialmente il termine magia indicava la sapienza dei Magi persiani (sacerdoti); i Magi erano esperti delle arti occulte e capaci di dominare le forse sovrannaturali.

La magia è definita come:

Divinazione: arte di predire il futuro

Negromanzia: arte dell'evocare gli spiriti dei defunti

Sortilegio: pratica divinatoria

Incantesimo: arte dell'incantare

Malocchi: arte nel richiamare la potenza sella visione

Tra le più importanti interpretazioni della magia ci sono quelle degli studiosi Frazer, Evans-Pritchard, De Martino.

L'antropologo Frazer considerò la magia come un tentativo da parte dell'uomo di manipolare la realtà circostante. 

Le leggi della magia secondo Frazer

Frazer intende la magia come una forma di conoscenza del mondo appartenente alle società pre-scientifiche, tale conoscenza è destina a sparire poiché verrà superata dalle conoscenze della scienza moderna.

Frazer scoprì che tutti gli atti magici facevano rifermento alla "legge di simpatia universale".

Tale legge si divide in: legge di similarità (tra due cose simili c'è un legame tale per cui se agisco su una ottengo un effetto anche sull'altra) e legge di contatto (le cose che sono state a contatto tra loro continuano ad avere un influsso reciproco anche dopo essere state separate). La legge di similarità e la legge di contatto danno origine alla magia omeopatica (incantesimi effettuati sull'immagine del nemico)e alla magia contagiosa (riti compiuti sulle parti del corpo)

Evans-Pritchard e la magia Azande

L'antropologo Evans Pritchard studiò la magia utilizzata dalla popolazione Azande.

Vivendo a contatto con la popolazione degli Azande, si rese conto che loro distinguevano due tipi diversi di potere magico:

La stregoneria: qualità innata, presente fin dalla nascita negli individui che posseggono il mangu e di cuoi possono essere inconsapevoli

La fattucchieria: persone che hanno appreso le arti magiche

Grazie alle sue osservazioni dirette, Evans elaborò una teoria innovativa del pensiero magico. Il pensiero magico per gli Azande era un sistema razionale chiuso e compatto, provvisto di un logica interno il cui scopo è quello di regolare i rapporti all'interno della società.

De Martino e la crisi della presenza

L'antropologo De martino si soffermò sullo studio di alcune manifestazioni della cultura popolare dell'italia meridionale.

Lui collega la presenza di riti e credenza magica alla "crisi della presenza", ovvero allo scacco dell'energia operativa individuale in un contesto sociale disgregato e oppresso.

Le pratiche magiche, quindi, hanno una funzione di rassicurazione sociale storicamente determinata (risponde alle incertezze del divenire).

Il ruolo dei miti nelle culture

I miti sono narrazioni che esprimono in un linguaggio fantasioso e ricco di temi fondamentali della vita umana.

I miti sono presenti in tutte le culture ma, mentre nelle società prive di scrittura sono il principale mezzo di diffusione della cultura e serve ad organizzare il tempo e a definire il rapporto tra passato e presente, nelle società scientifiche i miti sono considerati privi di rilevanza conoscitiva.

Uno dei principali studiosi dei miti è Lévi-Strauss.

Lévi-Strauss e la grammatica dei miti

Straus, nel suo studio dei miti, non da importanza alla funzionalità dei miti ma preferì soffermarsi sullo studio dei miti messo in relazioni con altri miti al fine di individuare una sorta di grammatica sottesa dei racconti. Straus individuò dei nuclei narrativi detti mitemi,i quali sono presenti nella maggior parte dei racconti, e delle regole precise di trasformazione e combinazione che assomigliano alle regole grammaticali.

L'arte come elemento culturale

Nella cultura occidentale l'arte da vita a creazione di fronte alle quali si attiva un tipo particolare di percezione detta, percezione estetica, un 'altra peculiarità tipica della cultura occidentale è il valore di mercato che viene attribuito alle opere.

L'arte è considerata dagli antropologi come elemento di cultura.

Tutte le società producono cultura attraverso, si producono infatti oggetti decorati, si danza, si fa musica.

A differenza delle società occidentali, esistono alcune società tradizionali la cui arte non ha funzione prevalentemente estetica ma bensì l'arte ha funzione di oggetti rituali, basti pensare alle maschere africane utilizzate nei riti religiosi.

La comunicazione nelle culture orali

La storia della comunicazione umana si divide in due epoche: quella precedente la scrittura, quella successiva alla scrittura (cultura chirografica, cultura tipografica, cultura dei media elettrici ed elettronici).

Le culture che non hanno sviluppato un sistema di scrittura sono chiamati culture a oralità primaria. La memoria è l'unico strumento utilizzato per conservare e trasmettere il sapere, la comunicazione avviene faccia a faccia e ciò favorisce le relazioni interpersonali dirette.

Il significato delle parole non è rigidamente fissato in quanto può variare a seconda delle situazioni in cui ci si trova..

Secondo lo studioso McLuhan al giorno d'oggi siamo entrati nell'epoca dell' oralità secondaria, con questa espressione si vuole indicare il ritorno a una forma di cultura orale dovuta all'avvento di media come il telefono, la radio o la televisione che hanno favorito un parziale attenuarsi del predominio della scrittura.

Domande da interrogazione

  1. Qual è il significato del pensiero magico secondo Frazer?
  2. Frazer considera il pensiero magico come un tentativo di manipolare la realtà, appartenente alle società pre-scientifiche, destinato a essere superato dalla scienza moderna. Egli identifica la "legge di simpatia universale" come base degli atti magici, suddivisa in legge di similarità e legge di contatto.

  3. Come Evans-Pritchard distingue i tipi di potere magico tra gli Azande?
  4. Evans-Pritchard distingue tra stregoneria, una qualità innata, e fattucchieria, appresa. Per gli Azande, il pensiero magico è un sistema razionale con una logica interna che regola i rapporti sociali.

  5. Qual è l'approccio di De Martino allo studio delle pratiche magiche?
  6. De Martino collega le pratiche magiche alla "crisi della presenza", vedendole come una risposta rassicurante a contesti sociali disgregati e oppressi, con una funzione storicamente determinata.

  7. Come Lévi-Strauss interpreta i miti nelle diverse culture?
  8. Lévi-Strauss non si concentra sulla funzionalità dei miti, ma studia le relazioni tra miti per individuare una grammatica sottesa, identificando nuclei narrativi chiamati mitemi e regole di trasformazione simili a quelle grammaticali.

  9. Qual è la differenza tra le culture a oralità primaria e quelle successive alla scrittura?
  10. Le culture a oralità primaria si basano sulla memoria per trasmettere il sapere, favorendo relazioni dirette. Con l'avvento della scrittura e dei media elettronici, si è sviluppata un'oralità secondaria, che attenua il predominio della scrittura.

Domande e risposte