giunca97
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Concetti Chiave

  • La surmodernità è caratterizzata da tre trasformazioni principali: tempo, spazio e individuo, che richiedono una nuova riflessione antropologica.
  • L'accelerazione della storia e il sovraccarico di avvenimenti creano un senso di eccesso temporale, complicando la comprensione della nostra identità e storia.
  • L'eccesso spaziale, legato al restringimento del pianeta e alla sovrabbondanza di informazioni, influenza percezioni distorte e interpretazioni errate degli eventi.
  • La figura dell'ego individuale rappresenta la crescente individualizzazione, con un focus sulle libertà personali e l'interpretazione autonoma delle informazioni.
  • Le tre figure dell'eccesso - tempo, spazio e individuale - definiscono la surmodernità, evidenziando le sue complessità e contraddizioni.

Indice

  1. Interpretazione dell'altro e trasformazioni
  2. Tempo e storia nella surmodernità
  3. Spazio e percezione nel mondo contemporaneo
  4. Ego e individualismo nella surmodernità

Interpretazione dell'altro e trasformazioni

La ricerca antropologica ha per oggetto l'interpretazione dell'interpretazione che si da alla categoria di “altro” ai vari livelli spaziali e sociali. Il mondo contemporaneo quindi, a causa delle sue trasformazioni accelerate, richiama in modo particolare una riflessione antropologica rinnovata e metodica.

Le trasformazioni sono principalmente tre, riguardano il tempo, lo spazio e l'individuo (ego).

Tempo e storia nella surmodernità

La prima trasformazione riguarda il tempo: sia la percezione che ne abbiamo, sia l'uso che ne facciamo. L'idea del progresso che implicava, che il dopo potesse spiegarsi in definizione del prima, è in qualche modo scomparsa: infatti le atrocità delle guerre mondiali, dei totalitarismi e delle politiche di genocidio non testimoniano un progresso morale dell'umanità. Si arriva addirittura a dubitare della storia come portatrice di senso, riguardo al suo metodo (poco sicuro e fondato su aneddoti), al suo oggetto (il passato ci parla solo della follia degli uomini) e alla sua utilità (sarebbe meglio insegnare ai giovani dell'epoca in cui sono chiamati a vivere). Questo perché adesso si incontra grande difficoltà a definire il tempo come un principio di intelligibilità e di identità. Così anche gli storici stessi iniziano a privilegiare temi ritenuti “antropologici” (la famiglia, l'individuo, i luoghi della memoria..); questi sembra che parlino ai nostri contemporanei di ciò che essi sono, mostrando ciò che essi non sono più. Si può inoltre affrontare la questione del tempo da un punto di vista che ci coinvolge quotidianamente : la storia accelerata , in continuo movimento.

La storia ci insegue come un'ombra, come la morte; abbiamo solo il tempo di iniziare a invecchiare che la nostra vita già diventa storia. La storia è una continua serie di avvenimenti ed è quest'abbondanza a costituire un problema per gli stoici contemporanei (anche se lo è sempre stato per quelli che la concepivano come lo sviluppo di un prima, di un passato). Secondo Furet , che fa l'analisi della Rivoluzione, afferma che l'avvenimento rivoluzionario non è riducibile alla somma dei fattori che l'hanno reso possibile e pensabile. L'accelerazione della storia corrisponde infatti a una moltiplicazione di avvenimenti molte volte non previsti da economisti, stoici o sociologi. Anche se comunque questo problema è precisamente si natura antropologica. E’ la sovrabbondanza di avvenimenti a costituire un problema: noi diamo e proviamo esplicitamente il bisogno quotidiano di dare al mondo un senso, e questo costituisce il riscatto di questa sovrabbondanza di avvenimenti, corrispondente ad una situazione che potremo definire di “Surmodernità” per rendere conto della sua modalità essenziale: l’eccesso. E’ dunque attraverso una figura dell’eccesso, eccesso di tempo, che si comincia a definire la condizione di surmodernità, suggerendo un ottimo campo di osservazione e un oggetto alla ricerca antropologica.

Spazio e percezione nel mondo contemporaneo

La seconda trasformazione accelerata tipica del mondo contemporaneo è lo spazio che è appunto la seconda figura d'eccesso. L'eccesso di spazio è correlato al restringimento del pianeta.

I nostri primi passi nello spazio riducono il nostro spazio ad un punto infimo di cui le foto prese dal satellite ci danno l'esatta misura. Avvertiamo gli effetti perversi e le possibili distorsioni di un'informazione le cui immagini sono inevitabilmente selezionate, manipolate e capaci di influenzarci, allontanandosi da ciò che è l'immagine obiettiva di cui dovrebbe essere portatrice. Informative/pubblicitarie/romanzesche i mediaci danno una falsa familiarità con la grande storia interpretata da attori, che ci porta anche ad avere una concezione errata degli eventi passati e a riconoscere cose (persone, fatti, ambienti) anche se non le conosciamo. Questa sovrabbondanza spaziale porta alla creazione di ''universi di riconoscimento'', cioè simbolici, cioè universi chiusi in cui tutto costituisce segno, dai quali gli etnologi hanno cercato di ritagliare ''universi di senso'' all'interno dei quali gli individui si esprimono e relazionano attraverso gli stessi criteri, da loro stabiliti. La concezione dello spazio non è sovvertita e complicata tanto dagli avvenimenti in corso, quelli del presente quanto dalla sovrabbondanza spaziale del presente (martellati di informazioni/notizie). Questa si esprime in mutamenti di scala:

• Moltiplicazione riferimenti immaginari.

• Accelerazione mezzi di trasporto.

• Modificazioni fisiche considerevoli.

• Concentrazioni urbane.

Trasferimenti di popolazioni.

• Moltiplicazione dei non luoghi= opposizione terminologica data da Mauss alla nozione sociologica di luogo.

Viviamo in un'epoca paradossale, nella quale l'unità dello spazio terrestre diviene pensabile, in cui si rafforzano le grandi reti multinazionali, e si amplifica anche il clamore dei particolarismi. La sovrabbondanza spaziale pone l'etnografo davanti a difficoltà stimolanti, per le quali è necessario intraprendere lo studio di civiltà e culture nuove. L'esperienza lontana ci ha insegnato a decentrare lo sguardo per studiare le culture, ma noi viviamo in un mondo che non abbiamo ancora imparato ad osservare → imparare a pensare lo spazio.

Ego e individualismo nella surmodernità

Una delle figure dell'eccesso che contribuiscono e definire la condizione di surmodernità è quella dell'ego individuale. A causa dello spostamento dei parametri spaziali certi etnologi sono giunti a interessarsi alle culture solo per l'aspetto della descrizione etnografica, e così facendo aumenta il rischio della banalità, perciò è importante che l'etnologia sostituisca i suoi campi di ricerca con la ricerca sul campo. Nelle società occidentali, l'individuo si considera un mondo a sé, che si propone di interpretare da sé e per sé le informazioni che riceve. Il carattere singolare della produzione di senso, e di un linguaggio politico centrato sul tema delle libertà individuali, rinvia a ciò che gli etnologi hanno studiato negli altri, a ciò quindi si potrebbero definire le antropologie locali → sistemi di rappresentazione in cui viene data forma alle categorie di identità e alterità. Sia Freud che Mauss nelle loro opere hanno cercato di individuare quella parte di uomini in grado di fare di se stessi l'oggetto di un percorso riflessivo, e anche Lévi Strauss scrisse che per essere esatti si può definire sano di mente colui che è alienato, poiché accetta di esistere in un mondo definito dalla relazione con gli altri.

E' dunque necessario porre attenzione ai fatti della singolarità, spesso facilmente riassunti in “omogeneizzazione” o “globalizzazione” della cultura. Occorre prestare attenzione alla questione dell'oggetto dell'antropologia, ai cambiamenti che hanno interessato le grandi categorie attraverso cui gli uomini pensano la propria identità e le proprie relazioni reciproche. Le tre figure dell'eccesso che caratterizzano la condizione di surmodernità (sovrabbondanza spaziale, di avvenimenti e l'individualizzazione dei riferimenti) permettono di comprenderla senza ignorare le complessità e le contraddizioni che ne fanno parte.

Domande da interrogazione

  1. Quali sono le tre trasformazioni principali che caratterizzano la surmodernità?
  2. Le tre trasformazioni principali della surmodernità riguardano il tempo, lo spazio e l'individuo (ego), ciascuna caratterizzata da un eccesso che richiede una nuova riflessione antropologica.

  3. Come viene percepito il tempo nella surmodernità?
  4. Nella surmodernità, il tempo è percepito come un eccesso, con una storia accelerata che rende difficile definire il tempo come principio di intelligibilità e identità, portando a una sovrabbondanza di avvenimenti.

  5. In che modo lo spazio è trasformato nella surmodernità?
  6. Lo spazio nella surmodernità è caratterizzato da un eccesso correlato al restringimento del pianeta, con effetti come la moltiplicazione dei riferimenti immaginari e la creazione di "universi di riconoscimento".

  7. Qual è il ruolo dell'individuo nella surmodernità?
  8. L'individuo nella surmodernità è visto come un mondo a sé, con un focus sull'interpretazione personale delle informazioni e un linguaggio politico centrato sulle libertà individuali, contribuendo all'individualizzazione dei riferimenti.

  9. Quali sfide pone la surmodernità agli etnologi?
  10. La surmodernità pone agli etnologi la sfida di studiare nuove civiltà e culture, richiedendo un decentramento dello sguardo e un'attenzione ai cambiamenti nelle categorie di identità e alterità.

Domande e risposte