Anteprima
Vedrai una selezione di 3 pagine su 7
Funzionalismo e teorie Pag. 1 Funzionalismo e teorie Pag. 2
Anteprima di 3 pagg. su 7.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Funzionalismo e teorie Pag. 6
1 su 7
Disdici quando vuoi 162x117
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Sintesi

Indice delle domande/risposte


1° macroargomento:

1)caratteristiche del funzionalismo ed esponenti_
2) modello Agil_
3) come si rapporta l’individuo secondo Parsons_
4) L’individuo secondo Merton_



2° macroargomento:

1)Teoria del conflitto, cos’è, esponenti_
2)La teoria del conflitto per Marx_
3)La riproduzione socio-culturale di Althusser e Bourdieu_
4)Teorie critiche ed esponenti_
5)Le sociologie nordamericane e la scuola di Francoforte_
6)Conflitto sociale di Weber_



3°macroargomento

1)Come sono le sociologie comprendenti e gli esponenti_
2)Spiega le 4 correnti:
- interazionismo simbolico
- L’approccio drammaturgico
- L’etnometodologia:
- La fenomologia



Risposte

1)Caratteristiche del funzionalismo ed esponenti_

Il funzionalismo è un approccio teorico nello studio della società, che vede quest’ultima come un sistema funzionale, un’unità dinamica, che per poter adattarsi all’ambiente e per poter sopravvivere necessariamente deve soddisfare determinati bisogni. È quindi ritenuta necessaria allo scopo un’organizzazione, una struttura adeguata, e proprio per lo stretto nesso con cui le teorie funzionaliste collegano struttura sociale e funzioni, il funzionalismo è anche detto struttural-funzionalismo. Ogni istituzione ha un compito, una funzione specifica, con cui contribuisce alla sopravvivenza della società, ma perché quest’ultima sia garantita, le istituzioni non agiscono isolatamente, bensì cooperano, in un rapporto di interdipendenza.
Il funzionalismo ha poi una concezione organicistica della società: essa viene vista come simile ad un organismo vivente, in cui ogni sua parte è collegata alle altre, e che segue il principio dell’equilibrio. Secondo esso, la società tende, grazie a complessi meccanismi di regolazione, a mantenere stabili le proprie condizioni interne e a conservare il proprio stato normale.
I funzionalisti, inoltre, hanno una visione ottimistica della società, ne danno un giudizio positivo. Se la società è un sistema in grado di soddisfare bisogni e di regolarsi autonomamente, allora ne deducono che le forme che assume siano buone.
Infine le teorie funzionalistiche hanno anche implicazioni metodologiche. È infatti ritenuto necessario studiare la società attraverso l’analisi funzionale, con cui analizzare i compiti, gli scopi, le funzioni delle istituzioni e dei fenomeni sociali.
Le radici del funzionalismo si ritrovano già nelle concezioni di alcuni filosofi e sociologi positivisti del XIX sec., in particolare Saint-Simon e Comte, che sostenevano la concezione organicistica della società. La nascita del funzionalismo viene però fatta risalire a Durkheim, che oltre a sostenere la visione organicistica della società, getta le basi del metodo dell’analisi funzionale. Nel 1895 enuncia, in una sua opera di metodologia, i presupposti teorici dell’analisi funzionale. Lo studio della società deve essere inteso come analisi delle sue istituzioni, chiarendo i compiti che esse svolgono in relazione ai “Bisogni generali dell’organismo sociale”. Inizialmente le teorie sull’analisi funzionale ebbero seguito in antropologia culturale, ma durante il secondo dopoguerra andò delineandosi il funzionalismo contemporaneo, i cui due massimi esponenti furono Parsons e Merton.
Estratto del documento

1)caratteristiche del funzionalismo ed esponenti_

Il funzionalismo è un approccio teorico nello studio della società, che vede quest’ultima come un sistema

funzionale, un’unità dinamica, che per poter adattarsi all’ambiente e per poter sopravvivere

necessariamente deve soddisfare determinati bisogni. È quindi ritenuta necessaria allo scopo

un’organizzazione, una struttura adeguata, e proprio per lo stretto nesso con cui le teorie funzionaliste

collegano struttura sociale e funzioni, il funzionalismo è anche detto struttural-funzionalismo. Ogni

istituzione ha un compito, una funzione specifica, con cui contribuisce alla sopravvivenza della società, ma

perché quest’ultima sia garantita, le istituzioni non agiscono isolatamente, bensì cooperano, in un rapporto

di interdipendenza.

Il funzionalismo ha poi una concezione organicistica della società: essa viene vista come simile ad un

organismo vivente, in cui ogni sua parte è collegata alle altre, e che segue il principio dell’equilibrio.

Secondo esso, la società tende, grazie a complessi meccanismi di regolazione, a mantenere stabili le proprie

condizioni interne e a conservare il proprio stato normale.

I funzionalisti, inoltre, hanno una visione ottimistica della società, ne danno un giudizio positivo. Se la

società è un sistema in grado di soddisfare bisogni e di regolarsi autonomamente, allora ne deducono che

le forme che assume siano buone.

Infine le teorie funzionalistiche hanno anche implicazioni metodologiche. È infatti ritenuto necessario

studiare la società attraverso l’analisi funzionale, con cui analizzare i compiti, gli scopi, le funzioni delle

istituzioni e dei fenomeni sociali.

Le radici del funzionalismo si ritrovano già nelle concezioni di alcuni filosofi e sociologi positivisti del XIX

sec., in particolare Saint-Simon e Comte, che sostenevano la concezione organicistica della società. La

nascita del funzionalismo viene però fatta risalire a Durkheim, che oltre a sostenere la visione organicistica

della società, getta le basi del metodo dell’analisi funzionale. Nel 1895 enuncia, in una sua opera di

metodologia, i presupposti teorici dell’analisi funzionale. Lo studio della società deve essere inteso come

analisi delle sue istituzioni, chiarendo i compiti che esse svolgono in relazione ai “Bisogni generali

dell’organismo sociale”. Inizialmente le teorie sull’analisi funzionale ebbero seguito in antropologia

culturale, ma durante il secondo dopoguerra andò delineandosi il funzionalismo contemporaneo, i cui due

massimi esponenti furono Parsons e Merton.

2) modello Agil_

Il modello Agil è un sistema di classificazione funzionale delle istituzioni, è una sintesi dell’organizzazione

funzionale dei sistemi sociali. Esso fu ideato da Parsons, e comprende 4 fondamentali “Imperativi

funzionali”, problemi a cui la società fa fronte, grazie ai quali si può capire l’organizzazione della società,

analizzando le istituzioni che se ne occupano. Vi sono quindi la funzione di ADATTAMENTO, la funzione di

RAGGIUNGIMENTO DEI FINI, la funzione di INTEGRAZIONE e la funzione di MANTENIMENTO DEI MODELLI

LATENTI. La funzione adattiva quindi risponde la problema di ricavare dall’ambiente sufficienti risorse e di

distribuirle nel sistema, e vi provvedono le istituzioni economiche. Per ottenere scopi specifici è invece

necessario un potere che sia in grado di decidere e di mobilitare la società, il compito è quindi affidato alle

istituzioni politiche. Il bisogno di integrazione consiste nella necessità di tenere uniti i membri della società

e coordinare azioni evitando disordini. Il soddisfacimento di questo bisogno è affidato alle istituzioni

giuridiche. Infine l’ultimo compito consiste nel mantenere i modelli latenti, quella parte del funzionamento

del sistema sociale che dipende dal mondo interiore degli individui. A questo compito provvedono la

scuola, la famiglia, le associazioni, le organizzazioni religiose.

Questi 4 imperativi si ritrovano secondo Parsons in ogni società e in ogni istituzione sociale. Nella famiglia, ad

esempio, i primi tre venivano affidati al padre, mentre solo il mantenimento dei modelli latenti era affidato alla madre.

Il metodo fu criticato, soprattutto riguardo alla presunta universalità delle istituzioni a cui venivano

ricondotti gli imperativi funzionali. Inoltre Parsons si basava sulla società americana, perciò la sua analisi

non può essere estesa ad altre società. Infine il modello si rivela troppo astratto e lascia imprecisati troppe

cose. Nonostante ciò comunque il modello Agil può rivelarsi utile, soprattutto se utilizzato con elasticità.

3) come si rapporta l’individuo secondo Parsons_

Sono gli individui con i loro comportamenti a far esistere la società. Partendo da questo presupposto

Parsons sostiene come sia necessario, affinché il sistema sociale possa rispondere alle esigenze funzionali,

che anche gli individui facciano la propria parte, comportandosi in linea con le regole istituzionali. Alcune

caratteristiche dell’individuo assicurano questi suoi comportamenti. In primo luogo l’interiorizzazione della

società, che ha portato ogni individuo ad averne in sé i principi e la morale. Secondo Parsons, quindi, la

coscienza morale porta ognuno ad agire anche in base alle esigenze altrui e della società.

Inoltre, secondo le teorie di Parsons, la società è formata da 4 sistemi stratificati e in connessione tra loro: il

sistema culturale, il sistema sociale, il sistema personale, il sistema fisico-biologico. Tra questi il sistema

culturale è quello dominante, che influenza il sistema sociale e penetra nell’individuo, portandolo ad

adeguarsi alla cultura a cui appartiene.

È infine necessario che gli individui agiscano secondo le regole, oltre ad averle interiorizzate e ad esservi

adeguati. Per spiegare quindi i motivi per cui ciò avviene, Parsons ricorre alla teoria dell’azione sociale,

secondo cui, affidandosi alla razionalità umana e a ciò che l’individuo ha appreso dalla società, esso si

comporta secondo le regole perché è un essere razionale, che decide cosa fare coerentemente alle mete

che si prefigge. Siccome queste, e la strategia con cui raggiungerle, sono insegnate dalla società, l’individuo

finirà per conformarsi al sistema sociale.

Parsons ammette anche l’esistenza di persone che non si comportano secondo le regole, e li considera

come fenomeni di devianza, un fattore di disturbo, marginale, che non è necessario indagare

approfonditamente. Proprio per questi motivi, la teoria della devianza sarà poi uno degli argomenti su cui

Parsons verrà aspramente criticato.

L’individuo secondo Merton_

4)

Diversamente da Parsons, Merton sostiene come l’uomo rivesta un ruolo attivo nella costruzione della

realtà sociale, e come, inoltre, non sempre esso faccia proprie mete e mezzi per raggiungerle proposte dalla

cultura. Infatti, secondo il sociologo, può anche accadere che la società spinga l’individuo verso

determinate mete senza però dotarlo dei mezzi adeguati per raggiungerle. Queste persone vengono quindi

prese da esigenze contraddittorie, e dal conflitto interiore essi possono poi uscire in vari modi, con posizioni

diverse rispetto alle mete culturalmente imposte e ai mezzi istituzionali per raggiungerle. (questo discostamento

non viene visto come devianza, ma come risposta alla società)

Per Merton, inoltre, l’uomo non solo prende posizioni riguardo alle richieste della società, ma concorre a

definirle. Riprendendo il teorema di Thomas, egli sostiene che gli individui si regolino rapportandosi non al

mondo sociale com’è, ma al mondo sociale che percepiscono. Si costruiscono mentalmente una

costruzione della realtà sociale che diventa la vera realtà sociale in cui si muovono.

1) Teoria del conflitto, cos’è, esponenti

La teoria del conflitto è una teoria sullo studio della società che si contrappone al funzionalismo.

In essa la visione ottimistica della realtà sociale è scomparsa, soppiantata da un’immagine negativa della

società, vista come luogo di divisioni, conflitti sociali, stratificazione, lotte. Questi elementi non sono più

semplici rotture passeggere di un saldo equilibrio, bensì la norma, la condizione di base.

I momenti di ordine, invece, sono percepiti solo come effetti di un’oppressone.

Allo stesso mode le istituzioni non sono più realtà necessarie che rispondono a esigenze funzionali, bensì

l’esito di vicende storiche, lo strumento organizzato da chi ottiene il dominio per mantenere sottomessa la

fazione opposta. Rispondono agli interessi dei gruppi dominanti, e in ogni società sono presenti istituzioni

storiche e di parte.

I maggiori esponenti delle varie teorie del conflitto furono Marx, Althusser, Bourdieu, ed infine Weber.

2) La teoria del conflitto per Marx

L’aspetto più evidente di ogni società per Marx è la stratificazione sociale, la divisione in classi

gerarchizzate. Secondo lo studioso, la formazione di queste classi dipende essenzialmente

dall’organizzazione produttiva, dall’economia.

Marx chiama “modi di produzione” l’insieme dei mezzi di produzione e dei rapporti sociali ad essi correlati.

Ogni società ha il proprio modo di produzione, e con lo sviluppo industriale lo scenario delle classi sociali

muta radicalmente. Nelle moderne società le classi sono costituite da capitalisti, borghesi, proletari e

sottoproletariato.

I confini tra una classe e l’altra sono poi definiti dalla proprietà, ed infatti i cambiamenti storici nei modi di

produzione fanno mutare la stratificazione sociale proprio perché modificano il valore di ciò che ciascuno possiede.

Ciò che deve essere inteso come proprietà, inoltre, viene stabilito, secondo Marx, dallo Stato, che quindi

riveste un ruolo determinante nella formazione della stratificazione sociale.

Secondo lo studioso, infatti, proprio nello Stato vanno ricercate le radici stesse del senso di proprietà, che

in comunità primitive non esisterebbe. Ricerche antropologiche successive hanno smentito tutto ciò,

dimostrando come non esista un comunismo primitivo.

Tuttavia, vista la importanza rivestita per Marx dallo Stato, è naturale che sorgano lotte intestine per

impadronirsi del suo controllo. In condizioni normali però essa è confinata alle classi più alte, in quanto

uniche detentrici dei mezzi necessari.

Quindi, per Marx, il fondamento delle divisioni sociali sta nelle differenze legate alla proprietà e alla

partecipazione all’economia. Ci sono però anche differenze legate alle idee, al mondo simbolico.

Appartenere ad una classe piuttosto che ad un’altra influenza la conoscenza della realtà sociale che si

elabora, ognuno osserva la società dal proprio punto di vista.

Marx definisce COSCIENZA DI CLASSE il tipo di mentalità, convinzioni, credenze e altri contenuti mentali

legati al fatto di appartenere ad una determinata classe. È molto difficile uscire dai confini della propria

coscienza di classe, ed inoltre le classi inferiori sono dotati di scarsa coscienza di classe, perché essi tendono

a concordare con la visione della società delle classi superiori.

Ciò accade perché queste ultime sono dotate dei mezzi coercitivi con cui poter controllare le idee delle

persone delle classi inferiori, come censura, emarginazione, pubblica disapprovazione. Inoltre le classi

superiori godono di una maggior istruzione, motivo per il quale le loro idee si diffondono e si impongono

più facilmente.

Marx elabora anche una teoria della dinamica sociale, dei grandi cambiamenti a cui la struttura sociale va

incontro nel tempo. Per lui la stabilità è solo apparenza. (la società è in continua trasformazione)

Il cambiamento della società è dovuto principalmente ai meccanismi autodistruttivi presenti nel suo

assetto economico e sociale. I mezzi materiali di produzione tendono a progredire velocemente, ma i

rapporti sociali ad esso correlati non stanno al passo dello sviluppo, diventano inadeguati, si crea tensione

Dettagli
7 pagine
50 download