Imma Ferzola
Autore
unschooling famiglia nel bosco

L’unschooling - ovvero la forma più estrema di istruzione parenale - è tornato al centro del dibattito pubblico a seguito del caso dei bambini della coppia che vive tra i boschi della provincia di Chieti, ora affidati a una casa famiglia per decisione del tribunale dell'Aquila. 

Il termine, coniato da John Holt, indica il modello didattico "più estremo" rispetto allo standard diffuso, presente in Italia. Questa forma di apprendimento non prevede un programma definito né un orario prestabilito: sono i bambini a decidere cosa, quando e come imparare. L’apprendimento nasce dall’esplorazione quotidiana, mentre i genitori accompagnano il processo offrendo strumenti, fonti e sostegno, rispettando tempi e interessi dei figli. 

Indice

  1. Homeschooling e unschooling: qual è la differenza
  2. Il modello è consentito dalla legge?
  3. La storia della famiglia che vive tra i boschi
  4. Quanti sono gli studenti seguiti a casa in Italia

Homeschooling e unschooling: qual è la differenza

Quando si parla di homeschooling, a differenza dell'unschooling, si fa riferimento invece a famiglie che seguono un curriculum strutturato, costruito autonomamente o acquistato online, spesso simile a quello scolastico. Ed è questo il modello più adottato da chi sceglie di non mandare i figli a scuola.

Nell'homeschooling le lezioni seguono una routine, vengono utilizzati libri di testo e il genitore assume il ruolo di insegnante, scegliendo argomenti e modalità. Questo può avvenire all'interno di una sola famiglia o in piccoli gruppi che condividono la formazione dei bambini.

Alla fine di ogni anno è anche previsto un vero e proprio esame, da svolgere a scuola, che tenga traccia dell'andamento del bambino.

Il modello è consentito dalla legge?

In ogni caso, nonostante l’approccio sia molto distante dalla scuola tradizionale, anche l’unschooling rientra a pieno titolo nell’istruzione parentale e quindi è perfettamente legittimo.

La legge, però, impone passaggi precisi: ogni anno le famiglie devono comunicare al dirigente scolastico della scuola di zona la scelta di educare i figli a casa, allegando un progetto educativo che indichi materie, obiettivi e strumenti. È sufficiente dimostrare di avere le competenze, tecniche o economiche, per garantire l’istruzione domestica.

La scuola ha il compito di verificare il rispetto dell’obbligo scolastico tramite un esame di idoneità annuale, che si svolge a giugno. Se il livello di competenza è considerato adeguato, il percorso può continuare e i successivi esami devono essere sostenuti da privatisti.

L’educazione fornita dai genitori, anche nei percorsi più liberi come l’unschooling, viene comunque valutata con gli strumenti della scuola tradizionale.

La storia della famiglia che vive tra i boschi

La storia finita al centro dell'attenzione dei media italiani ha come protagonista proprio l'unschooling. Protagonista una famiglia con tre figli: una bambina di otto anni e due gemelli di sei. La madre, australiana, è un'ex insegnante di equitazione. Mentre il padre, inglese, ha esperienze da cuoco, boscaiolo e artigiano.

La coppia vive nella campagna in provincia di Chieti, con i bambini, secondo un modello che elimina il superfluo: coltivano ciò che mangiano, prendono l’acqua da un pozzo e utilizzano un pannello solare per la corrente.

La scelta dei genitori di non mandare i figli a scuola e di farli crescere lontani dai coetanei è stata ritenuta una delle criticità che hanno spinto alla sospensione della responsabilità genitoriale e all'allontanamento dei bambini. La decisione, però, ha acceso i riflettori anche su una pratica legale, ma ancora poco compresa. 

Quanti sono gli studenti seguiti a casa in Italia

Secondo le ultime stime disponibili, seppur non aggiornate agli anni più recenti, l’istruzione parentale è in forte crescita:

  • 5mila studenti registrati nel 2018-19,
  • oltre 15mila, tre anni più tardi.

Numeri che mostrano come questo modello educativo, pur rimanendo marginale, stia attirando un interesse sempre più forte.

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