
Quaranta i Paesi considerati, 25 quelli degni di approdare nella classifica, la protagonista indiscussa: la scuola. L’Istituto di ricerca inglese The Economist Intelligence Unit ha realizzato una top 25 dei sistemi scolastici che si distinguono come eccellenze nel panorama mondiale. La buona notizia è che la scuola italiana un posto in classifica l’ha ottenuto, la cattiva è che si è piazzata ultima.
CURVA DI APPRENDIMENTO- L’istituto inglese ha utilizzato come parametro di giudizio dell’analisi la cosiddetta “curva di apprendimento”, una definizione riguardante vari fattori fondamentali per il buon funzionamento di un sistema scolastico. Tra i primi la considerazione del ruolo degli insegnanti e l’attenzione per la formazione di base e continua. Poi l’interesse per le materie di base, come l’italiano, la matematica e le scienze, ma anche verso quelle del futuro come la tecnologia. Appartengono alla curva di apprendimento anche la voce “investimento”, e quindi la spesa pro-capite dedicata all’educazione, il Pil, la disoccupazione e lo stile di vita. Infine un peso importante in questo esame alle scuole è stato rivestito anche dalla collaborazione tra insegnanti, genitori e alunni.
LE SCUOLE MIGLIORI- Ad occupare la pole position della top 25 sono tutte scuole provenienti dall’area asiatica: medaglia d’oro alla Corea del Sud, seguita da Giappone e Singapore. Tra i primi dieci posti si segnalano i sistemi scolastici dei Paesi nordici, come la Finlandia, e poi quelli del Regno Unito, del Canada,dei Paesi Bassi, dell’Irlanda e della Polonia. Ai gradini centrali troviamo molte nazioni europee (come Germania, Danimarca, Belgio, Svizzera, Repubblica Ceca). Il quattordicesimo posto è occupato dagli Stati Uniti, mentre gli ultimi tre da Francia, Svezia e Italia.
L’ITALIA C’E’. MA E’ ULTIMA- La nostra scuola ce la fa ad approdare nella classifica inglese, ma con scarso successo. Arriva per ultima senza guadagnarsi la gloria sperata. A svantaggiarla nell’analisi sono stati alcuni parametri come la scarsa considerazione degli insegnanti, come anche l’investimento sulla scuola. Un ultimo posto causato direttamente dal poco valore che riveste il ruolo di educatore, la professione di insegnante nel nostro Paese, e la carestia di investimenti destinati all’istruzione e all’educazione, pilastri indiscutibili di una società civile.
Margherita Paolini