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Pirati e Corsari

Introduzione 1

Pirateria è il termine che indica l'attività di quei marinai denominati pirati che, abbandonando per scelta o

per costrizione la precedente vita sui vascelli mercantili, abbordano, depredano o affondano le altre navi in

alto mare, nei porti, sui fiumi e nelle insenature.

Pirati, Corsari, Bucanieri e Filibustieri

Benché spesso accomunati ai pirati, i corsari erano combattenti al servizio di un governo che, in

cambio di un'autorizzazione a rapinare navi mercantili nemiche (lettera di corsa, da qui corsari),

incameravano parte del bottino.

La differenza più evidente fra pirati e corsari era che questi ultimi, se catturati, soggiacevano alle

norme previste dal diritto bellico marittimo, venendo imprigionati, al pari di un qualsiasi prigioniero

di guerra, mentre i pirati catturati erano sommariamente giustiziati, in genere per impiccagione, al

fine di fornire una tangibile prova della potenza della giustizia umana e fungere al contempo da

salutare ammonimento per chi fosse tentato d'intraprendere una simile attività.

Le due categorie non erano cosi separate dato che in alcuni casi il corsaro, terminato il suo compito

per l'accordo dei governi, proseguiva la propria azione sui mari senza più l'appoggio del proprio

governo.

I bucanieri, detti anche Fratelli della costa, erano una comunità di cacciatori e taglialegna che nella

prima meta del XVII secolo integrava i proventi della caccia e del commercio del legname con

razzie e rapine ai danni dei coloni bianchi e delle navi europee. Quella dei bucanieri rappresenta la

prima fase dello sviluppo della pirateria. Il nome bucaniere deriva da Boucan, una graticola sulla

quale si faceva essiccare la carne. Sebbene ve ne fossero di molte nazionalità, i bucanieri erano per

lo più protestanti e provenienti da Inghilterra, Olanda e Francia settentrionale. La loro sede iniziale

era l'isola di Espanola, nei Caraibi (Antille), ma un'operazione militare in grande stile organizzata

dalla Spagna, loro bersaglio preferito, li costrinse a rifugiarsi sull'isola di Tortuga, distruggendo il

loro sistema economico. Su quest'isola i bucanieri abbandonarono in gran parte la caccia e il

commercio del legno per diventare pirati veri e propri.

I Filibustieri, invece, si pongono a metà tra pirati e corsari, avendo delle autorizzazioni ad attaccare

non ufficiali, ma coalizzati contro il predominio spagnolo, con lo scopo comune di arricchirsi a

dispetto di chi voleva sottrarre loro le colonie.

Corsaro Pirata Bucaniere Filibustiere

Storia e diffusione 2

Il fenomeno della pirateria è antichissimo. Vi sono esempi di pirati nel mondo classico tra i Greci e i

Romani, quando ad esempio gli Etruschi erano conosciuti con l'epiteto greco Thyrrenoi, (da cui poi

deriva Mar Tirreno) e avevano la fama di pirati efferati; altri esempi furono nell'Alto Medioevo i

vichinghi e i danesi, nel Basso Medioevo e nel Medioevo e Rinascimento i pirati Saraceni. Il Mar

Mediterraneo vide sorgere e consolidarsi alcune fra le più antiche civiltà del mondo ma, nello stesso

tempo, le sue acque erano percorse anche da predoni del mare. L'Egeo, un golfo orientale del

Mediterraneo e culla della civiltà greca, era un luogo ideale per i pirati, che si nascondevano con

facilità tra le migliaia di isole e insenature, dalle quali potevano avvistare e depredare le navi

mercantili di passaggio. Le azioni di pirateria erano inoltre rese meno difficoltose dal fatto che le

navi mercantili navigavano vicino alla costa e non si avventuravano mai in mare aperto. L'attesa dei

pirati, su una rotta battuta da navi cariche di mercanzie, era sempre ricompensata da un bottino

favoloso. I pirati attaccavano spesso anche i villaggi e ne catturavano gli abitanti per chiedere un

riscatto o per rivenderli come schiavi. Man mano che le città-stato della Grecia crebbero in potenza,

attrezzarono delle navi scorta per difendersi dalle azioni di pirateria.

Una triremi romana

La pirateria moderna inizia nel XVII secolo nel Mar delle Antille ed in meno di mezzo secolo si

estende in tutti i continenti; il Mar delle Antille rimane ad ogni modo il centro della pirateria, sia

perché là i pirati riescono a godere di una serie di appoggi e favori sulla terraferma, sia perché le

numerose isole presenti sono ricche di cibo e i fondali bassi impediscono inseguimenti da parte

delle già lente navi da guerra. Tra le cause dello sviluppo della moderna pirateria vi fu l'azione di

Francia ed Inghilterra che, per contrastare la Spagna nel Mare dei Caraibi, finanziarono vascelli

corsari che saccheggiassero i mercantili spagnoli. Successivamente, sia per il venir meno

dell'appoggio anglo-francese, sia per una acquisita abitudine allo stile di vita libero ed indipendente,

molti corsari divennero pirati. 3

Il covo dei Bucanieri fu per molto tempo situato in un'isola adattissima allo scopo , poiché aveva

un'unica via d'accesso e tutt'intorno si elevavano coste altissime e ripide completamente

inaccessibili.

Gli scopritori dell'isola l'avevano paragonata al dorso di una enorme tartaruga e, per questo ,

l'avevano chiamata appunto Tortuga .

Nel 1717 e 1718 Re Giorgio I d'Inghilterra offrì il perdono ai pirati nella speranza di indurli ad

abbandonare la pirateria, ma il provvedimento si dimostrò di nessuna efficacia. Per rendere i mari

più sicuri si organizzò allora una sistematica "caccia ai pirati" da parte di navi corsare,

specificamente autorizzate dai governi per combattere i pirati. Infatti, sebbene nel momento della

massima espansione, attorno al 1720, i pirati dell'Atlantico non superassero il numero di 4 000, essi

furono in grado di porre una pesante minaccia sullo sviluppo capitalistico dei commerci tra

Inghilterra e colonie.

La disoccupazione che colpì i marinai, la drastica diminuzione dei salari che ad essa si accompagnò,

ed il contemporaneo peggioramento delle condizioni di vita a bordo dei vascelli, spinse un gran

numero di marinai verso la pirateria che prometteva loro guadagni più facili e condizioni di vita più

umane. 4

Pirateria nel Mediterraneo

La vita degli italiani che vivevano lungo le coste, specie del mezzogiorno, era resa in quel periodo

assai difficile a causa delle continue incursioni piratesche che si succedevano ad opera delle bande

Saracene che non conquistate.

avevano nulla a che fare con la raffinata civiltà orientale dei leggendari califfi.

Queste incursioni non erano delle invasioni che miravano alla conquista di territori, ma scorrerie

che si concludevano con il reimbarco degli assalitori, che si allontanavano poi, insieme al bottino e

alle prede

Gli Arabi però avevano anche operato delle vere e proprie conquiste nei territori cristiani. Si erano,

infatti, insediati in varie zone della Spagna e della Sicilia, avevano inoltre creato delle teste di ponte

in più punti della costa italiana da dove partivano con più facilità le innumerevoli scorrerie.

Terra d'Otranto al tempo delle scorrerie saracene

I Saraceni avevano stabilito la loro residenza a Frassineto (ad est di Marsiglia, nel golfo di S.

Tropez) da dove facevano le loro incursioni sulle coste liguri e francesi.

Nell'estate dell'anno 846 una grossa flotta saracena, partita da Palermo, sbarcò uomini a capo

Licosa, a sud del golfo di Salerno, e occupò l'isola di Ponza ma i Napoletani, con le loro navi,

insieme con quelle di Gaeta, Sorrento e Amalfi, al comando del Console Cesario, li costrinsero alla

ritirata.

Dopo pochi mesi due grandi flotte musulmane, con migliaia di uomini e cavalli, salparono dalla

Sicilia e dall'Africa approdando ad Ostia, avanzarono rapidamente verso Roma fra incendi e stragi,

giunsero fino alla basilica di San Pietro, che allora era fuori delle mura, e la saccheggiarono

impadronendosi di tutti i tesori che vi erano custoditi. La stessa sorte toccò alla basilica di San

Paolo non riuscendo, tuttavia, ad espugnare la città.

5

Ancora, nell'849 i Saraceni organizzarono una nuova spedizione contro Roma che, però, aveva

meglio organizzato le sue difese.

Il nuovo pontefice Leone IV fece rinforzare le mura Aureliane, restaurare quindici torri e costruirne

due nuove a porta Portese, sulle due rive del Tevere, per impedire il passo alle navi nemiche che

avessero voluto risalire lungo il fiume.

Cesario salpò con la flotta della Lega Campana, si fermò davanti al lido di Roma e, quando

apparvero all'orizzonte le navi saracene in una fitta selva di vele con la mezzaluna, avanzò, in linea

di fronte contro le navi nemiche distruggendo tutta la flotta musulmana nella di Battaglia di Ostia.

Finalmente nel 983 Guglielmo I di Provenza riuscì a sconfiggere i Saraceni e cacciarli da Frassineto

e dalle coste francesi.

Le flotte genovesi, veneziane e aragonesi diventarono via via più forti e contrastarono

efficacemente i Saraceni tanto che in due spedizioni, una genovese nel 1372 e una internazionale

nel 1390, distrussero i principali ripari dei pirati mediterranei. Ancora oggi a Genova

si possono riscontrare

esempi di torri di

origine saracena.

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Vita da pirata

Ai tempi della navigazione a vela i marinai erano una razza a sé stante: parlavano un linguaggio

tanto infarcito di espressioni tecniche da risultare quasi incomprensibile a un uomo di terra. Oltre a

usare espressioni e modi di dire tipici della vita di mare, i naviganti avevano anche un aspetto

particolare: il volto e le braccia erano segnati dal vento e dal sole, la pelle color nocciola. Molti di

loro avevano cicatrici e ferite che si procuravano maneggiando le vele e l’attrezzatura durante le

burrasche; inoltre, i lunghi mesi trascorsi su un ponte ondeggiante che ne metteva a dura prova

l’equilibrio, conferivano loro un’andatura dondolante. Ma ciò che li distingueva era soprattutto

l’abbigliamento: all’inizio del diciottesimo secolo gran parte degli uomini indossava giacche e

panciotti lunghi, pantaloni al ginocchio e calze lunghe.

La pratica dei pirati di attaccare armati fino ai denti è confermata da numerosi rapporti di

arrembaggi: portare addosso numerose pistole non serviva solo a spaventare il nemico ma era una

precauzione saggia; le armi a pietra focaia erano, infatti, poco affidabili in mare e, se la prima

faceva cilecca a causa dell’umidità, un’altra poteva salvare la situazione.

Come gli altri marinai, i pirati erano perlopiù ventenni. La giovane età dell’equipaggio era

un’esigenza dettata dalle difficoltà della vita in mare in ogni sorta di condizioni atmosferiche. Erano

necessarie buona salute, agilità, resistenza, una certa forza fisica e la capacità di adattarsi ai disagi

estremi, sopra e sottocoperta. I pirati delle Indie occidentali e del litorale americano provenivano da

numerose nazioni marittime. Nel diciassettesimo secolo gran parte degli uomini imbarcati su navi

bucaniere erano francesi o inglesi, ma tutti gli equipaggi erano tendenzialmente multietnici.

Nel Mediterraneo la maggior parte dei pirati e dei corsari era di origine cristiana.

Divenivano poi musulmani e pirati, o di propria volontà, o perché rapiti da fanciulli e poi allevati

come corsari.

Gli ordini religiosi dei Cavalieri Di Malta e dei Cavalieri Di Santo Stefano (Pisa), furono elementi

di primo piano nella guerra di corsa.

I Cavalieri Di Malta non si facevano scrupoli di attaccare i navigli cristiani pur di accaparrarsi le

risorse di cui avevano bisogno (farina, cereali, grano), e quando operavano come corsari privati non

esitavano a trasgredire la norma di rispettare le navi cristiane trasformandosi in pratica in pirati.

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Gerarchia dei Pirati

Capitano dei Pirati

Capo della Corporazione e del Vascello, a lui tutti devono fiducia, lealtà, ma soprattutto rispetto.

A lui spetta ogni decisione finale sugli argomenti riguardanti la ciurma ed i rispettivi membri.

Stratega dei Pirati

Il braccio destro del Capitano, la seconda figura più importante all'interno della ciurma, svolge il

ruolo di Consigliere del Capitano. Solo in caso di mancanza del Diretto e unico superiore, ne farà le

veci.

Vessillo Pirata

Figura diplomatica della corporazione, si impegna a valutare i membri che aspirano ad avere la

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