
Oggi vi raccontiamo la storia di uno studente fiero del suo tema di maturità. Dopo un abbonamento vitalizio al 7 ai temi durante i compiti in classe, finalmente nel giorno decisivo, quello della prima prova di Maturità, la prova che non ti aspetti: il massimo dei voti cimentandosi peraltro con un tema complesso, quello di ordine generale "la Rete della Vita", scelto solo da uno studente su dieci.
Orgoglioso della sua prova, vorrebbe incorniciare questo momento, mostrare il mitico tema ai genitori, agli amici. E quindi torna a scuola e inizia la procedura burocratica per l'accesso agli atti pubblici, essendo il compito di Maturità un atto di un esame di stato. Ebbene il Preside della scuola, il Rolando Piazzola di Piazzola sul Brenta (PD), nega questa gioia al nostro in quanto le motivazioni non risultano sufficienti. E quindi inizia la sua battaglia chiedendo aiuto a Skuola.net. E noi aiuteremo Fabio nella sua battaglia, pubblicando in primis la sua lettera su Skuola.net e iniziando a raccontare agli altri media la sua storia. Anche perché quel "pezzettino di me", così come lo definisce, sarà poi destinato all'inceneritore.>>Guarda ora la lettera di rifiuto del Preside
Buon pomeriggio,
oggi Vi scrivo per raccontarvi di una vicenda nella quale i protagonisti sono uno studente fresco di maturità, altresì definibile come ragioniere, una dirigente scolastica e la burocrazia italiana.
Il 19 giugno ero tenuto a sostenere la prima prova d’esame, come ogni studente nell'ultimo anno di superiori, di agitazione non ce n’era perché il posto nella mia testa se l’era preso la voglia di riscatto nei confronti della sfilza stabile di 7 che ricevevo puntualmente ad ogni tema, volevo di più e non c’era giorno più adatto. Ricordo di aver scelto la traccia D, nella quale il candidato doveva scrivere un tema di carattere generale riguardante il conflitto tra cooperazione e individualismo. La traccia mi piaceva e dopo averlo sviluppato e riletto con cura non mi restava che la soddisfazione personale, sapevo di aver fatto un bel lavoro e che sarei stato premiato. Sembra presunzione, ma quando resero noti i risultati ricordo ancora come risaltava quel 15 di fianco al 10 dell’odiata seconda prova e l’11 della terza. Ero felicissimo.
Concluso l’orale ho chiesto subito al presidente se vi fosse stata possibilità di possederne copia, e lui mi rispose dicendo che avrei dovuto parlarne col dirigente scolastico.
Ecco, dopo un dovuto preambolo, inizia la vicenda che mi porterà in un grigio tardo pomeriggio di metà novembre a scriverVi.
Me ne torno a scuola col sorriso in bocca notando quante persone mi salutino felici di vedermi, tra studenti, operatori scolastici, segretarie e professori, fino a che non giunge l’ora di rivedere la dirigente.
Io, ignorante, entravo nel suo ufficio per chiedere una copia della mia prima prova, per poi venire a conoscenza del fatto che si tratta di un atto amministrativo e in quanto tale la sua disponibilità è tutelata da diversi D.L.. Ascoltavo la preside e scoprivo che non era sufficiente chiedere oralmente di ricevere copia di quel tema, dal momento che per ottenere un atto amministrativo è necessario sì un interesse personale, concreto, attuale e diretto, ma inoltre questo interesse deve essere corrispondente ad una situazione giuridicamente rilevante.
Disilluso e leggermente scocciato ne prendo atto e me ne torno a casa per formulare questa richiesta. Come motivazione elaboro dieci righe circa nelle quali per le prime tre chiedo venga dimostrata concretamente trasparenza dagli uffici amministrativi basandomi sul D.L. 33/2013 art. 1 (poi nella risposta emergerà che scriverlo è stato un errore dal momento che l’atto l’ho scritto io, quindi la trasparenza c’era, errare è umano), e nelle seguenti sette scrivo che il tema potrà essere utile come oggetto di un articolo formativo nel giornalino scolastico nel quale già ho collaborato, soprattutto ai ragazzi di quinta che devono sapere argomentare adeguatamente una tesi (offrivo il mio tema come esempio di buona argomentazione dato il voto) mentre vanno incontro alla maturità e anche perché le tracce dello scorso anno furono ampiamente criticate, quindi si voleva dimostrare che nonostante si incontrino difficoltà, con freddezza e lucidità si riesce ad uscirne.
La dirigente aveva 30 giorni per rispondere ed al ventottesimo io ero ancora ad attendere, fino a che non ho deciso di rompere il silenzio con un sollecito telefonico. Aspetto che segreteria e dirigenza comunichino e vengo a sapere che la risposta era pronta. Finalmente, dico io dentro di me.
Il giorno dopo mi reco a scuola, di nuovo tra sorrisi e saluti, arrivato in segreteria ricevo la busta che aspettavo. Al tatto però sentivo che non poteva di certo contenere una copia di un tema da sei colonne, e all'apertura leggo la risposta (inviataVi come allegato).
In soldoni la preside ha deciso a sua discrezione che la motivazione non è abbastanza rilevante, e quindi ha risposto negativamente.
Io mi rendo conto che la motivazione non dimostrava una necessità primaria e nemmeno una questione di vita o di morte, però da piccolo scrittore mi sento privare di una parte di me perché so che dopo un periodo a far polvere negli archivi delle superiori, passerà negli archivi statali per poi essere incenerito. Mi dispiace vedere che la burocrazia equipara un tema, personale e frutto di impegno, ad un altro qualsiasi atto amministrativo, mi dispiace vedere che la burocrazia premia la fatica con dei freddi, asettici numeri, i quali sono stati ottenuti però grazie ad un connubio di parole ritenute da una intera commissione adeguate, che però sembra debbano finire nell’oblio. Disprezzo la perdita di umanità che si ha nel far rispettare le disposizioni ministeriali da parte dei suoi interpreti, perché sembra non tengano conto del fatto che io come tanti altri scrivo, e quando scrivo metto su carta pezzi di me. Ora che so che un mio brandello finirà nell’inceneritore statale sento già un bruciore interno, ma niente è stato peggio dello sguardo triste dei miei genitori quando li ho avvisati della risposta negativa mentre mio padre diceva “perché non ci lasciano leggere la prova di nostro figlio?”. Uno sguardo abbattuto nel quale si vedeva spegnere la fiamma della curiosità e della voglia di avere un passo importante della vita del proprio figlio permanentemente a casa.
Questo è quanto, io volevo portare alla vostra attenzione questo problema che forse altri studenti hanno affrontato, ma magari superato per una preside più umana.
Vorrei anche chiedervi se possibile di fornirmi più informazioni in merito a queste richieste formali, ai loro tempi ecc. e di poter aiutarmi, in qualsiasi maniera, a riavere quel pezzettino di me.
Daniele Grassucci