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studentessa cade dal tetto di un liceo a Roma

Continua l’ondata di occupazioni nelle scuole della Capitale, ma nella notte tra sabato e domenica, mentre gli studenti del liceo Albertelli di Roma erano in un clima di allegria, con la musica e la voglia di stare insieme, quell’atmosfera si è rotta improvvisamente.

Tutto parte da un pallone finito su una pensilina. Una studentessa del quarto anno si è offerta per andarlo a prendere. Ma, un volta salita sul tetto, la struttura in plexiglass messa a copertura del solaio non ha retto, cedendo di colpo.

La giovane è caduta nel vuoto per circa tre metri, atterrando in un seminterrato del cortile, chiuso e interdetto con delle grate.

Immediato l'allarme degli studenti che hanno chiamato l’ambulanza e i Vigili del fuoco. La dirigente scolastica, Rosa Palmiero, ha poi chiarito in una nota pubblicata il giorno dopo: “Solo l’intervento dei Vigili del fuoco ha consentito il recupero della ragazza e l’affido ai sanitari giunti in ambulanza”.

La studentessa, classe 2009, è stata portata in ospedale dove resterà ancora per qualche giorno, a causa delle varie fratture riportate nell'impatto.

Mentre l’occupazione, nonostante l’accaduto, prosegue - ormai dal 20 ottobre - e sembra non volersi fermare.

Indice

  1. La preside: il richiamo alla “responsabilità genitoriale”
  2. Gli studenti: “Poteva trasformarsi in una tragedia”
  3. L'occupazione prosegue
  4. Il tentativo della preside
  5. Un modello alternativo di legalità

La preside: il richiamo alla “responsabilità genitoriale”

Oltre a parlare dell'episodio, con la comunicazione diramata il giorno dopo questo episodio - che poteva essere ben più tragico - la preside ha voluto anche mandare un messaggio agli altri studenti, ma soprattutto alle loro famiglie, lanciando un richiamo alla "responsabilità genitoriale" e chiedendo alle mamme e ai papà dei minorenni di intervenire. per impedire "di perseverare nell’occupazione”.

Mentre per i maggiorenni l’invito è stato quello di esercitare la "loro responsabilità morale richiamando l’attenzione sulla pericolosità degli avvenimenti accaduti e sulle conseguenze che non hanno ancora dispiegato i loro effetti".

L’auspicio della preside era che la scuola venisse liberata entro la serata di domenica. Un appello, nei fatti, caduto nel vuoto.

Gli studenti: “Poteva trasformarsi in una tragedia”

Questo nonostante, subito dopo la comunicazione della dirigente, anche gli studenti occupanti hanno diffuso il loro comunicato. Ammettendo apertamente che l'episodio “poteva trasformarsi in una tragedia”.

Nel testo, i ragazzi si dicono "distrutti" e raccontano di aver trascorso la notte "in preda alla preoccupazione".

Riconoscendo la gravità dell'accaduto e la necessità di "dargli il giusto spazio", hanno perciò comunicato la decisione di anticipare la fine della protesta. “Concludiamo la nostra occupazione determinati a continuare le nostre lotte dentro come fuori da queste mura”, scrivono.

L'occupazione prosegue

Ma, nonostante lo spavento generale e il comunicato, l'istituto è rimasto in mano agli studenti anche il giorno dopo. L’intenzione ora è di lasciare la scuola a breve, anticipando la data iniziale prevista tra fine ottobre e inizio novembre.

La decisione di continuare la mobilitazione, seppur per poco, è nata - dicono i rappresentanti del fronte di protesta - dopo un’assemblea plenaria degli studenti: “Ci siamo spaventati, ma è stato solo un incidente, ma siamo stati lucidi e abbiamo saputo gestire l’emergenza, chiamando subito i soccorsi”.

Un altro studente ha aggiunto che: "Siamo stati tutti d’accordo, anche la ragazza che ha avuto l’incidente è con noi e sostiene il proseguimento della mobilitazione". Il motivo, spiegano, è prendersi un momento di riflessione per metabolizzare quanto successo: “Riconosciamo la gravità dell’accaduto, ma non è colpa dell’occupazione, è stato un incidente”.

Il tentativo della preside

La preside non nasconde la delusione per aver trovato, il lunedì mattina, i cancelli della scuola ancora chiusi: “Mi sono presentata davanti all’entrata, convinta che i ragazzi avrebbero disoccupato la scuola. E invece mi sono trovata davanti il portone chiuso e loro ancora dentro. Mi hanno impedito di entrare”. 

Era ottimista, invece, per la fine dell’occupazione: “Dal loro comunicato davo per certo che, dopo l’incidente di sabato notte, la scuola sarebbe stata liberata. Invece l’occupazione prosegue…mentre loro sostengono che nel documento che hanno pubblicato non ci fosse scritto chiaramente che avrebbero liberato la scuola oggi”.

Un modello alternativo di legalità

Su quale sia la volontà degli studenti, dunque, non ci sono dubbi: “Sono stata in Questura per dare un aggiornamento della situazione, ma non posso fare molto di più. Ho già sentito famiglie e studenti. Spero solo che la protesta finisca il prima possibile”, ha detto la dirigente scolastica. 

Questa volta il suo modello alternativo all’occupazione, con cui in passato era riuscita a organizzare una settimana di didattica alternativa, sembra non aver funzionato. La preside, a tal proposito, racconta che: “Lo scorso anno, dopo un sit-in degli studenti che hanno occupato la scuola, siamo riusciti a far rientrare la protesta nella legalità, e abbiamo trasformato l’occupazione in un’autogestione. È stata un’esperienza molto positiva”.

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