
Una delle ultime riforme per la scuola volute dal ministro dell’Istruzione e del merito, Giuseppe Valditara, è quella che introduce il divieto di utilizzo dello smartphone in classe. Su questo, però, il pensiero degli italiani si divide. Ma i favorevoli risultano essere in netta maggioranza. Stessa cosa per quanto riguarda l'idea di limitare l’accesso ai social network ai minori di 15 anni.
Sul fronte, invece, dell’uso dell’intelligenza artificiale a scuola, gli italiani mostrano segni di apertura, ma solo nel caso in cui ricorrere all’IA sia contestualizzato e gestito dagli insegnanti.
Questo è quanto emerge da un'indagine condotta da SWG, KPMG e Ministero dell'Istruzione, in cui si evidenziano anche gli eventuali pericoli del web.
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Chi sono i favorevoli?
Il bando alla presenza dei cellulari in classe trova un consenso schiacciante tra gli italiani, con oltre 3 su 4 (il 76%) che si schierano a favore. È un dato, questo, che unisce generazioni diverse, dagli over 55 ai più giovani (fino ai 34 anni).
Il sostegno all'iniziativa rimane forte anche quando si parla dell'estensione - avvenuta in vista dell'anno scolastico in partenza - del divieto alle scuole superiori. Un'ipotesi, questa, che raccoglie l'accordo o il totale accordo sempre dei tre quarti della platea, con un'adesione particolarmente marcata tra i genitori e gli over 55.
La stessa percentuale la troviamo a favore della proposta italiana, presentata all'UE, di bandire in tutta Europa l'utilizzo dei cellulari in classe fino ai 14 anni.
Accordo sui limiti per i social network
Dall’indagine emerge anche un deciso appoggio alla proposta di Valditara di impedire l'accesso ai social network ai minori di 15 anni. La maggioranza, il 77% della popolazione, si è detta favorevole pure a questa proposta.
L'aspetto più sorprendente, però, è che anche tra i giovani di età compresa tra i 18 e i 34 anni la percentuale di consenso è notevolmente alta, raggiungendo il 68%.
I rischi percepiti dagli italiani
La crescente preoccupazione degli italiani per l'uso smodato dei cellulari da parte degli adolescenti si concentra principalmente sui rischi sociali e psicologici derivanti dall'abuso di tecnologia.
Secondo i dati emersi, una percentuale elevata di persone teme che i giovani possano stringere relazioni pericolose con sconosciuti (73%), condividere dati personali per fini illeciti (72%) ed essere esposti al cyberbullismo (71%) o a contenuti inappropriati come la pornografia (69%).
Sono percepite con altrettanta intensità le insidie legate a un uso compulsivo del dispositivo (70%) e ai sintomi di astinenza che ne possono derivare (66%), così come la perdita di relazioni reali e l'isolamento sociale (67%).
Curiosamente, i rischi direttamente connessi al rendimento scolastico, quali la diminuzione del tempo per lo studio (61%) e il calo dei voti (60%), sono percepiti come meno critici, pur restando una preoccupazione diffusa.
Parere positivo per l’IA
Le discussioni sull'applicazione dell'intelligenza artificiale (IA) nel mondo scolastico rivelano, invece, un quadro complesso e in evoluzione. Se inizialmente, affrontando il discorso in astratto, prevale un forte scetticismo, con quasi la metà dei genitori e il 41% della popolazione generale che si oppone all'ingresso dell'IA nelle aule, le posizioni si ammorbidiscono notevolmente di fronte a proposte più mirate.
Il consenso cresce in modo significativo quando l'IA viene presentata, ad esempio, come un supporto gestito dagli insegnanti: ben il 71% degli intervistati, in questo caso, ritiene fondamentale che il mondo dell'istruzione si apra a un confronto serio, esplorando l'IA come strumento per creare una didattica più avanzata e personalizzata.
Un cambio di prospettiva che suggerisce come la chiave per integrare con successo l'IA a scuola risieda nella sua percezione non come sostituto, ma come alleato per i docenti.