
Sul divieto di smartphone in classe, anche per fini didattici, è arrivata una parziale apertura da parte del Ministero dell'Istruzione e del Merito.
Una nota ufficiale MIM inviata agli Uffici regionali e, per il loro tramite, a tutti i dirigenti scolastici delle scuole superiori italiane, introduce infatti una deroga a una precedente circolare che, al contrario, aveva bandito in modo assoluto i cellulari tra i banchi.
Le precisazioni fornite dal MIM riguardano lo svolgimento delle attività di orientamento, fondamentali per gli studenti. Questo vuol dire che gli alunni potranno utilizzare i loro dispositivi, ma solo in alcune circostanze.
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La deroga: quando è possibile usare lo smartphone
Il Ministero ha chiarito, in una nota, che le scuole possono consentire agli studenti di usare gli smartphone per "agevolare lo svolgimento delle attività di orientamento attivo promosse dalle Istituzioni universitarie ed AFAM" e per assicurare "il conseguimento degli obiettivi PNRR in parola".
Questa precisazione arriva con l'obiettivo di "mitigare" le disposizioni contenute nella nota dello scorso 16 giugno, che prevedeva il divieto di uso dei telefoni in classe anche per scopi didattici.
L'uso per l'Active Learning
Più precisamente, nella comunicazione il MIM spiega che: "Le Istituzioni scolastiche di istruzione secondaria di secondo grado possono aderire alle modalità di active learning sviluppate da molte Università e Istituzioni AFAM per lo svolgimento delle attività previste nell’ambito dei percorsi”.
In pratica, se l'attività di orientamento di un'università prevede l'uso di app, piattaforme online o risorse digitali accessibili via device elettronico, la scuola deve consentirne l'uso.
Il malcontento dei dirigenti
Nonostante la deroga, la situazione sta creando qualche malumore tra i dirigenti scolastici. La nota ministeriale risulta essere un po’ ambigua per i non addetti ai lavori, quasi come se volesse evitare di dire chiaramente che, in alcune circostanze, l'uso è permesso.
Molti presidi, infatti, ritengono che la strada da percorrere dovrebbe essere un'altra, ovvero anziché imporre divieti e di volta in volta inserire eccezioni e deroghe, il Ministero potrebbe riconoscere agli istituti l’autonomia didattica, espressamente prevista da un legge che ha ormai più di un quarto di secolo e garantita dalla stessa Carta Costituzionale.