
Il Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia ha approvato un progetto di legge che vieta l'uso del velo integrale (niqab e burqa) nei luoghi pubblici o aperti al pubblico.
Questo provvedimento arriva come risposta a un episodio che ha suscitato un ampio dibattito politico e sociale: il caso Monfalcone, dove quattro studentesse sono andate a scuola con il volto coperto dal niqab.
La proposta si inserisce, però, in un contesto più ampio. Scopriamo insieme cosa prevede il progetto di legge
Cosa prevede la nuova legge?
Il provvedimento adottato dal Friuli Venezia Giulia modifica la legge 152/1975, che già vietava la copertura del volto in pubblico. Tuttavia, la modifica elimina la deroga per i cosiddetti “giustificati motivi”, quale potrebbe essere la religione, rendendo il divieto più stringente e senza eccezioni.
Questo significa che l’uso del velo integrale, quali burqa e niqab - l'uno che copre qualsiasi parte del volto e del corpo femminile, l'altro che lascia scoperti solo gli occhi - sarà vietato in tutti i luoghi pubblici o aperti al pubblico.
Inoltre, il progetto introduce un inasprimento delle sanzioni economiche per chi viola questa norma. Con le multe che passano da un massimo di 5.000 euro a 10.000 euro.
Non solo: la legge prevede anche una severa penalizzazione per chi costringe altri a coprire il volto, con sanzioni ancora più gravi nel caso in cui la coercizione riguardi donne, minorenni o persone con disabilità.
La risposta al "caso Monfalcone"
L’approvazione di questa proposta è stata direttamente influenzata dal cosiddetto “caso Monfalcone”, che ha scatenato una serie di reazioni politiche e sociali. Nella cittadina di Monfalcone, Gorizia, quattro studentesse si sono presentate in una scuola professionale con il volto coperto dal niqab e, per questo, identificate all'ingresso.
Antonio Calligaris, capogruppo della Lega e primo firmatario della legge, ha collegato l'iniziativa al caso dichiarando, come riportato da 'Orizzontescuola', che questa norma era necessaria per tutelare i valori di identità e sicurezza all’interno delle scuole e dei luoghi pubblici.
Anche alcuni membri del Governo nazionale si sono espressi chiaramente sulla vicenda. Il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha affermato: “In classe si sta a volto scoperto”, sottolineando l'importanza di garantire un ambiente educativo aperto e inclusivo.
Il Contesto politico e le reazioni
La proposta di legge del Friuli Venezia Giulia non è un provvedimento isolato, ma si inserisce in un più ampio contesto di discussione a livello nazionale, dove sono già state depositate altre proposte di legge riguardanti il divieto del velo integrale.
Nonostante la competenza su questa materia sia del Parlamento nazionale, il Friuli Venezia Giulia ha scelto di agire autonomamente, cercando di rispondere a una questione che coinvolge temi delicati come diritti religiosi, sicurezza pubblica e integrazione sociale.
Il provvedimento ha suscitato opinioni contrastanti: da un lato, c’è chi lo considera una necessità per il rispetto dei principi costituzionali e della coesione sociale, mentre dall’altro lato ci sono preoccupazioni per il rischio di discriminazione nei confronti delle donne che scelgono di indossare il velo per motivi religiosi.
Cosa cambierà nelle scuole?
Con l’approvazione della legge, dunque, la presenza di veli integrali nelle scuole sarà vietata, a meno che non ci siano motivazioni di carattere sanitario o di sicurezza.
Il dibattito, quindi, non si limita a questioni religiose, ma solleva anche interrogativi su come bilanciare il diritto alla libertà personale con le esigenze di integrazione nelle scuole e nei luoghi pubblici.