La scuola si accorcia. Il 18 febbraio il Consiglio di Stato ha reso legittima la sperimentazione della scuola breve, un progetto che prevede di far durare la scuola 4 anni invece che 5. La redazione di Skuola.net ha chiesto alla preside Nadia Cattaneo dell’Istituto Enrico Tosi Busto Arsizio (Varese), una delle quattro scuole italiane coinvolte nel progetto, di raccontarci qualcosa in più e spiegarci perché può funzionare.
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SCUOLA BREVE
: COME FUNZIONA – La differenza tra la scuola che dura 5 anni e quella che dura 4 sta, secondo Nadia Cattaneo, «nell’introduzione di una flessibilità che possa avvicinarci alle scuole europee e internazionali». Il programma scolastico della "scuola breve" si basa su un percorso formativo che faccia ottenere agli studenti delle competenze specifiche e garantisca una preparazione uguale a quella ricevuta dagli alunni delle altre scuole italiane.
SCUOLA BREVE
: LA PROPOSTA INNOVATIVA - Nell’Istituto Enrico Tosi la sperimentazione ad oggi riguarda due prime classi, circa 60 studenti, ed è partito proprio l’anno scorso: «durante l’orientamento abbiamo chiesto ai ragazzi e alle famiglie di partecipare a un programma che avrebbe cambiato il modo di pensare la scuola, gli abbiamo proposto di diventare le prime classi in assoluto a dare avvio a una scuola nuova». I ragazzi e le loro famiglie oggi fanno parte di una iniziativa innovativa e diversa che, secondo la preside, è destinata a tracciare un nuovo percorso per la scuola. L’immagine che la preside trasmette ai suoi studenti è quella degli avventurieri, dice loro «ragazzi voi siete dei pionieri, siete i primi ad esplorare un mondo nuovo, che ha le potenzialità di aprire un nuovo percorso per le generazioni future».
IL RICORSO DEL TAR: LA REAZIONE – La preside risponde anche riguardo al ricorso presentato al Tar sulla sperimentazione della scuola breve, «le novità epocali spaventano, c’è sempre la tendenza a conservare». Nadia Cattaneo però che, come dice, appartiene alla generazione in cui era «l’immaginazione al potere» il cambiamento è quasi un obbligo morale, conclude «bisogna avere il coraggio di tentare, facendo».
Carmine Zaccaro