La prof lo costringe a scrivere “sono un deficiente” per 100 volte sul quaderno perché aveva preso in giro un compagno. Ma ora l’insegnante è stata condannata ad un anno di carcere.
DEFICIENTE PER 100 VOLTE - Altroché metodo Montessori, Giuseppa Valido la prof, oggi in pensione, della media “Boccone” di Palermo, nel 2006 ha usato dei metodi che definirli educativi è veramente un azzardo. Per punire un ragazzo per un atto di bullismo lo costrinse a scrivere la frase “sono un deficiente” per 100 volte, portare poi il quaderno a casa e farlo firmare dal padre.
PUNIZIONE CON ERRORE - La bravata risale al 2006, quando alcuni ragazzi avevano insultato un loro compagno impedendogli di entrare nel bagno dei maschi “perché sei una femminuccia, un gay” gli avevano detto. Il povero ragazzo in lacrime indusse la prof a prendere un provvedimento esemplare e così è scattata la punizione: l’unico “bullo” che non aveva chiesto scusa per quanto aveva combinato fu messo a scrivere la frase incriminata, peraltro corredata di errore “sono un deficente”.
CONDANNATA AD UN ANNO - Il padre su tutte le furie ha denunciato la prof e l’azione legale è giunta oggi alla condanna dell’insegnante ad un anno di carcere per abuso dei mezzi di correzione, anche se in realtà non andrà in cella per via della sospensione della pena e del condono. Ma non finisce qui per l’avvocato del ragazzo punito che vuole portare il caso in Cassazione.
L’opinione – Senz’ombra di dubbio la bravata o atto di bullismo che dir si voglia, doveva essere punito per permettere ai ragazzi di capire di aver fatto una stupidaggine e per farli riflettere sulle conseguenze delle loro azioni. Ma di certo far sentire “deficiente” un adolescente non significa aiutarlo a capire la differenza tra giusto e sbagliato, bensì ad accrescere il rancore verso gli altri svalutandone le sue capacità.
Cristina Montini
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