Lorena Loiacono
di Lorena Loiacono
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il ministro Carrozza è stato ospite dell'ultima puntata della Skuola Tv ed ha raccontato tutte le novità che ha in mente per la scuola

E’ impegnata alla Camera nella sua attività parlamentare ma, tra una pausa e l’altra, l’ex Ministro della pubblica istruzione Maria Chiara Carrozza, trova il tempo di incontrarci perché a lei, di sicuro, la scuola è rimasta nel cuore.

E non è un caso infatti che l’allora premier Letta la scelse, un anno fa, per guidare il dicastero di viale Trastevere. Alla guida del Miur per pochi mesi, la Carrozza ha lasciato comunque un’impronta indelebile: la svolta social del polveroso ministero, oggi lanciatissimo online soprattutto grazie a lei.

Come nasce l’idea di una promozione social del Miur?
“Ho sempre usato twitter, già dalla mia esperienza di Rettore. Trovo che abbia una grande capacità di dialogo e diffusione, messaggi brevi e chiari anche per la disseminazione scientifica. Poi, giunta al ministero, ho ritenuto che fosse troppo distante dai suoi interlocutori. Non credo che debba veicolare slogan ma contenuti, i tweet quindi devono essere guidati dagli utenti e non devono essere utilizzati per fare propaganda. Si è trattato di un’importante operazione di trasparenza”.

Quali sono stati i tweet più importanti?
“Ce ne sono stati molti. Ad esempio quelli dei ricercatori dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia. Il monitoraggio continuo, anche di notte, comunicato su twitter mi ha fatto capire molte più cose di quanto non sia riuscita afre tramite le relazioni che arrivavano sulla mia scrivania da ministro”.

E' quelli degli studenti?
“Sicuramente i loro commenti alla maturità. Ho capito realmente tutte le loro paure. Magris alla maturità 2013? Volevo far arrivare a genitori ed insegnanti l’indirizzo politico di far leggere i libri: questo devono insegnare ai giovani”.

Parla di libri contemporanei, non dei classici?
“Bisogna occuparsi dei programmi. Tutto questo ordine cronologico va rivisto. Non si può saltare un’intera epoca di letteratura italiana e straniera. I programmi sono troppo scolpiti e andrebbe dato maggiore spazio alle esperienze individuali”.

Per la prima volta, gli studenti hanno lanciato un appello per mantenere in carica un ministro della pubblica istruzione. Era lei e l’appello arrivò, non a caso, con un hashtag. Come ha vissuto quei momenti?
“Si tratta della soddisfazione più grande della mia esperienza da ministro. Alcuni di loro ancora mi scrivono e continuano a seguirmi. Con gli studenti ho potuto parlare e prendere un caffè, ho anche ricevuto critiche ma tutto nell’ambito di un dialogo costruttivo. Avrei voluto fare di più per la scuola: ascoltare anche persone fuori dal solito contesto”.

Serve di un ricambio generazionale?
“Io ero un ricambio ma sono durata poco. I deputati e gli esperti di scuola, che si relazionano con il ministro di turno, sono sempre gli stessi e andrebbero invece cambiati. Per la ricerca ho nominato nuovi delegati del ministro, per la scuola non ho fatto in tempo”.

I giovani come possono orientarsi per scegliere la facoltà giusta per loro?
“Non ho dubbi: devono scegliere quel che gli piace di più perché oggi è più importante acquisire un titolo in tempi rapidi piuttosto che con un bel voto. Scegliere la materia in cui sono portati e individuare in quell’ambito anche le nuove professioni”.

Ora, al di là della politica, di che cosa si sta occupando?
“Di ricerca, è questo il mio mondo. Da deputata ho più tempo per leggere ed informarmi. Il mio interesse è sempre la robotica della riabilitazione, per il mondo della disabilità”.

Che cosa consiglierebbe a uno studente universitario che vuole entrare nel mondo della ricerca?
“Oggi non avrei coraggio di dire niente. Sono preoccupata per il futuro, è difficile per i giovani. Comunque gli consiglierei di guardare all’Europa e ai progetti europei”.

Lorena Loiacono