
Che l'abito faccia il monaco non è una novità e lo sa bene Massimiliano, 16 anni, costretto a non andare a scuola fino a che non avrà cambiato pettinatura. I suoi rasta non sono stati apprezzati dalla preside del suo istituto, l'Alberghiero di Riccione, ritenuti contrari alle norme igienico - sanitarie della scuola. I genitori dello studente gridano alla violazione della libertà personale e Sel, Sinistra, ecologia e libertà, gli fa eco.
NON SI STUDIA CON I RASTA - Durante le vacanze di Natale Massimiliano ha pensato di cambiare il suo look in maniera radicale. Così a Gennaio torna in classe orgoglioso dei suoi rasta. Ma la soddisfazione dura poco. Non appena all'orecchio della preside giunge la novità, lei non tarda a prendere provvedimenti rispedendo lo studente e i suoi dread dritti, dritti a casa. Il divieto è severo: o Massimiliano si taglia i capelli o non potrà più prendere parte alle attività di sala e cucina, materie fondamentali all'alberghiero.
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LOOK CONTRARIO AL REGOLAMENTO? - "Non si tratta di una sospensione - precisa il dirigente scolastico - semplicemente non potrà entrare in laboratorio o in cucina finché avrà quella pettinatura. E siccome i suoi genitori sapevano che c’era un regolamento da rispettare, la sua mancata frequenza sarà responsabilità loro". Il regolamento al quale fa riferimento la preside è quello interno dell'istituto, precisamente il punto 26 che recita: "Nel rispetto delle norme igienico - sanitarie e delle abitudini dei diversi settori gli allievi sono tenuti a indossare un abbigliamento decoroso, curato e ordinato. Sono quindi da evitare abbigliamenti, acconciature, accessori e trucchi particolari che possano contravvenire a queste norme".
I RASTA SONO SPORCHI - Ma come possono i rasta andare contro le norme igienico - sanitarie della scuola? Lo spiega ancora una volta la preside: "Non sono decorosi, né tantomeno igienici - dice riferendosi ai dread di Massimiliano - Mi dicono che si possano lavare, ma a mio parere rimangono sporchi e sono sempre arruffati. Prima di Natale Massimiliano portava i capelli lunghi, però li teneva sempre in ordine, ora invece sono ingestibili”. In più, critica la preside, “è anche una questione di estetica: immaginatevi un ragazzo in giacca e cravatta, ma con i rasta. E’ indecoroso".
IL MINISTRO INTERVENGA - Ma per Sel non si può discriminare un ragazzo in base ai gusti personali: "Si tratta di un attacco alla libertà personale. Ogni persona, tanto più nell’età dell’adolescenza, ha il diritto di esprimere compiutamente la propria personalità attraverso abbigliamento e acconciatura, non si possono confondere le regole igieniche sanitarie, che non hanno nulla a che fare con la lunghezza dei capelli, con il gusto personale, sia esso di uno studente o di un dirigente scolastico. Per questo credo sia giusto che il ministro intervenga, a tutela del sereno percorso scolastico del ragazzo, ma soprattutto per evitare che si affermi un precedente contrario alla libertà personale".
Serena Rosticci