
Gli studenti italiani quest’anno hanno fatto guadagnare al Bel Paese una vittoria sul fronte dell’istruzione. Secondo le recenti classifiche stilate dall’Ocse, infatti, i giovani di casa nostra sono migliorati in molte discipline, tra cui la matematica, riuscendo a competere in un serrato testa a testa con i coetanei di Shangai e Singapore.
Nessun trucco, niente bacchetta magica: il merito di questa rimonta va tutto ai cari professori che, nonostante le condizioni in cui versa la scuola italiana, tengono duro e sfornano studenti modello.MIGLIORAMENTI IN VISTA - Sono le classifiche Ocse relative a 2013 quasi concluso a rivelarci che gli studenti italiani, alla prova dei test, si sono accaparrati ben 2,7 punti in matematica, 3 in scienze, e 0,5 in comprensione dei testi. Piccoli guadagni che consentono loro di scalare qualche gradino della competizione con gli altri Paesi, ed iniziare a sperare di arrivare sul podio. Tra le scuole che primeggiano per la presenza di giovani geni, va segnalato il liceo Alessandro Volta, dove quasi 3 alunni su 10 hanno manifestato capacità record a livello di calcolo matematico, battendo la media nazionale.
TUTTO MERITO DEI PROF - Il merito di questi successi non può che andare ai prof. Difficile nutrire dubbi se si guarda alle condizioni critiche in cui versano le scuole italiane a livello di infrastrutture, organizzazione, tecnologia e risorse. Ma gli insegnanti non mollano la presa e tra mille difficoltà continuano a testa alta a fare il loro mestiere, evidentemente con grinta e tenacia, riuscendo a formare giovani brillanti e capaci. E dove le cose funzionano meglio, i risultati raggiungono l’eccellenza. Vedi il caso del Volta, la cui scuola prevede laboratori, lezioni pomeridiane anche per i primi delle classi, uno studio Tv e una collaborazione di squadra tra il corpo docenti. Insomma se c’è organizzazione, puntualità e impegno da parte di tutti, i progressi si vedono, anche oltre confine.
POVERI E DISPREZZATI - Fa riflettere il fatto che proprio gli stessi insegnanti che consentono oggi ai giovani di casa nostra di competere con i coetanei del resto d’Europa e non solo, rappresentano il bersaglio prediletto di molti appartenenti alla classe politica e dirigente del Paese. Denigrati apertamente da volti noti dell’amministrazione pubblica che non indugiano a definirli “fannulloni”, osteggiati molto spesso anche dai genitori degli alunni che tendono a ricondurre qualsiasi insuccesso dei propri figli a loro, gli eterni responsabili di tutto ciò che di più brutto accade dietro i banchi di scuola, gli insegnanti restano a galla determinati nel loro percorso. E qualche volta regalano anche belle soddisfazioni, senza avere troppo in cambio. Infatti, mentre a Singapore esiste persino la “Giornata degli insegnanti”, da noi il riconoscimento massimo in cui un prof può sperare è un minimo rispetto da parte di studenti e famiglie. Senza pensare agli stipendi: dai 24mila euro lordi all’anno di inizio carriera (vale a dire meno di 2000 euro mensili), un prof può aspirare a rimpinguare il suo compenso fino ad un massimo di 38mila euro annui, ma solo dopo 35 anni di insegnamento, vale a dire in età già bella inoltrata.
Margherita Paolini