
Una 18enne di origini pakistane è stata salvata per un soffio dall’obbligo di convolare a nozze forzate.
Ad accorgersi della situazione sono stati gli insegnanti della ragazza, che hanno portato al processo per tentata induzione al matrimonio i genitori e il fratello della studentessa.
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L’intervento dei professori
La 18enne, costretta ad un matrimonio combinato, minacciata e spaventata, aveva mostrato alcuni segnali di malessere che non sono sfuggiti ai suoi insegnanti della scuola superiore di Seregno, in provincia di Monza e Brianza.
L’atteggiamento introverso e chiuso e le tracce di autolesionismo sono stati i campanelli di allarme che hanno preoccupato i professori, i quali hanno provveduto a contattare i servizi sociali.
La richiesta di archiviazione e il processo
“Se si oppone ci penso io con due colpi, non importa se vado in carcere.
Basta che mi chiami”, queste sono alcune delle terrificanti frasi che, come riporta ‘Fanpage’, sono state intercettate durante un telefonata tra il padre e lo zio della 18enne.
Nonostante la Procura avesse chiesto l’archiviazione del caso giudicato semplicemente come “frutto dell’appartenenza culturale" della famiglia, il Tribunale di Monza ha avviato il processo.
L’udienza preliminare avrà luogo il 10 febbraio.
Il Comune di Seregno si è costituito parte civile nel processo, per dimostrare sostegno alla vittima.
La fuga in una comunità protetta
Per sottrarsi alle minacce e al piano progettato dalla famiglia, la ragazza ha chiesto di essere accolta in una comunità protetta. La 18enne ha rivelato che le nozze forzate erano in programma già da quando lei aveva appena 13 anni. I suoi familiari l’avevano costretta più volte a presentarsi agli appuntamenti fissati per misurare l’abito da sposa.
Grazie all’aiuto dei docenti e degli assistenti sociali, la ragazza ha deciso di denunciare e di tagliare completamente i rapporti con la famiglia.
Chiara Galgano