
La versione aggiornata del vademecum “La scuola a prova di privacy” è ora disponibile e sostituisce l’edizione precedente del 2023. All’interno vengono fornite nuove indicazioni essenziali sul trattamento dei dati personali negli istituti scolastici, necessarie soprattutto alla luce dell'introduzione di strumenti di Intelligenza Artificiale (IA).
Con il parere del Garante, il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha infatti pubblicato le prime linee guida per un uso sicuro dell’IA nelle scuole, che vietano pratiche invasive come il riconoscimento delle emozioni e raccomandano l'uso di dati personali solo se strettamente indispensabile, privilegiando quelli sintetici.
Ma cosa si può e non si può fare? A cosa bisogna fare attenzione, soprattutto?
Indice
La responsabilità del preside
Il Garante spiega che è il dirigente scolastico la figura chiave per la gestione della privacy all'interno delle scuole, in quanto responsabile del trattamento dei dati personali di studenti e personale. Le istituzioni scolastiche sono autorizzate a richiedere alle famiglie informazioni sensibili, purché strettamente necessarie per fini educativi e organizzativi.
Nello specifico, la normativa consente di trattare i dati sulle origini razziali ed etniche per favorire l'integrazione, e le convinzioni religiose per assicurare la libertà di culto e la partecipazione all'insegnamento della religione cattolica.
Inoltre, i dati sanitari sono gestiti esclusivamente per l'adozione di misure di sostegno (come nel caso di disabilità o DSA), la partecipazione ad attività sportive e viaggi di istruzione, o la gestione di allergie alimentari.
Particolare cautela è richiesta, invece, per i dati relativi a condanne o informazioni penali, utilizzabili solo per garantire il diritto allo studio a specifiche categorie di studenti, mentre è fatto espresso divieto di diffondere informazioni sulle convinzioni religiose o l'adesione sindacale del personale scolastico, se non nei casi strettamente previsti dalla legge.
I temi in classe
Uno dei punti che il vademecum chiarisce con particolare cura è quello che riguarda i temi in classe: “Non lede la privacy l’insegnante che assegna ai propri alunni lo svolgimento di temi in classe riguardanti il loro mondo personale o familiare”, spiega il Garante.
Nel momento in cui gli elaborati vengono letti in classe, in particolar modo se si tratta di argomenti delicati, è però affidata alla sensibilità di ciascun insegnante la capacità di trovare il giusto equilibrio tra le esigenze didattiche e la tutela dei dati personali.
Nelle varie iniziative didattiche, occorre poi sempre tenere in considerazione l’interesse primario del minore e le eventuali conseguenze, anche sul piano relazionale, che potrebbero derivare dalla diffusione di informazioni personali o vicende familiari dell’alunno all’interno della classe o della comunità scolastica.
Voti ed esami
Le notizie relative al rendimento scolastico e alla pubblicazione degli esiti degli esami, sono invece strettamente disciplinate dalla normativa di settore e dal Ministero, con l'obiettivo di tutelare la privacy degli studenti.
Per il Garante, però, gli esiti degli scrutini delle classi intermedie e di ammissione agli esami di Stato devono essere pubblicati nell'area riservata del registro elettronico con la sola indicazione “‘ammesso’ e ‘non ammesso’ alla classe successiva". I voti dettagliati delle singole discipline, invece, sono resi accessibili solo "nell’area riservata del registro elettronico a cui può accedere esclusivamente, con le proprie credenziali, il singolo studente o la propria famiglia".
In assenza del registro elettronico, è consentita l'affissione dei tabelloni fisici, ma è cruciale "evitare di fornire, anche indirettamente, informazioni sulle condizioni di salute degli studenti, o altri dati personali non pertinenti".
Un divieto assoluto riguarda la pubblicazione online degli esiti degli scrutini: questa pratica "costituisce, infatti, una forma di diffusione di dati particolarmente invasiva e non conforme all’attuale quadro normativo in materia di protezione dei dati", poiché espone le informazioni a soggetti esterni, "determinando un’ingiustificata violazione del diritto alla riservatezza degli studenti".
Il cyberbullismo e l’uso dello smartphone
Nel documento si pone l’attenzione anche su un altro tema delicato, come la violenza a scuola: “Per prevenire atti di bullismo e cyberbullismo è estremamente importante prestare attenzione in caso si notino comportamenti anomali e fastidiosi su un social network, su Whatsapp, Snapchat, Skype, Messenger, o su siti che garantiscono comunicazioni anonime”, scrive il Garante.
L'autorità sottolinea, a tal proposito, la necessità di avere una reazione immediata in caso di abuso, di contenuti lesivi come commenti odiosi, cyberbullismo, sexting o revenge porn: “Occorre avvisare subito i compagni, i professori, le famiglie”.
Per quanto riguarda le azioni concrete da intraprendere, è possibile richiedere direttamente al gestore della piattaforma l'intervento contro abusi o la cancellazione di contenuti inappropriati. Inoltre, in caso di violazioni, è fondamentale segnalare immediatamente il problema all’istituzione scolastica, al Garante della privacy e alle altre autorità competenti.
Il monito generale resta, comunque, quello di prestare “particolare attenzione prima di caricare immagini e video su blog o social network, o di diffonderle attraverso mms o sistemi di messaggistica istantanea”.
Il registro elettronico
Le regole sulla privacy toccano anche, come anticipato, l’uso del registro elettronico, ormai strumento ben consolidato nelle scuole. Il Garante spiega che “il personale amministrativo e i docenti, in quanto personale autorizzato a trattare i dati personali per conto della scuola, devono essere istruiti anche in merito alle specifiche funzionalità del registro elettronico, al fine di prevenire che, ad es., informazioni relative a singoli studenti o docenti siano messe a disposizione di terzi o altro personale non autorizzato”.
Pertanto, al fine di garantire la massima consapevolezza nell'utilizzo degli strumenti tecnologici, anche da parte degli studenti molto spesso non consapevoli di possibili complicazioni, sarebbero auspicabili iniziative di sensibilizzazione in tal senso, rivolte a famiglie e ragazzi.
Vademecum
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