
Quest’anno, per alcuni studenti, la gita scolastica potrebbe rimanere un sogno nel cassetto. La notizia arriva dalla provincia di Bolzano, dove i professori hanno deciso di mettere in atto una protesta davvero imponente: niente gite, niente viaggi d'istruzione, niente attività extracurriculari.
Una mossa forte, che sta mettendo in allarme non solo gli studenti e i genitori altoatesini, facendo discutere in tutta Italia. Al centro di tutto viene messa la dignità della professione docente, schiacciata, a detta dei docenti, da un carico di burocrazia e da una retribuzione che non tiene il passo con il costo della vita, soprattutto in quella parte d’Italia.
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Niente più gite
È successo tutto all'inizio di quest'anno scolastico, prendendo alla sprovvista tutte le scuole di Bolzano. Dopo la pausa estiva, i primi a tornare in classe sono stati proprio gli studenti altoatesini e, quasi subito, è scattato lo stop alle gite.
Tutto è partito da un movimento di protesta nato nelle scuole di lingua tedesca, ma in poco tempo l’iniziativa si è diffusa a macchia d’olio, coinvolgendo anche licei e istituti di lingua italiana.
I docenti si sono coordinati attraverso un comitato, il "Gruppo Dignità Istruzione Docenti", e hanno annunciato la loro decisione di bloccare tutte le gite e i progetti formativi previsti per l'anno scolastico 2025/2026.
Burocrazia e stipendi bassi al centro della protesta
Il problema, secondo i docenti, è la troppa burocrazia e quello che definiscono il lavoro extra richiesto. "Riteniamo indispensabile far emergere la grande mole di lavoro sommerso che i/le docenti svolgono quotidianamente e che non viene riconosciuta né sul piano sociale né sul piano economico, tanto più in una realtà, l'Alto Adige, dove il costo della vita è altissimo", spiegano in una nota.
A Bolzano, in particolare, nonostante la Provincia abbia annunciato degli aumenti, tra i 4.000 e i 5.190 euro lordi annui, i prof li ritengono ancora insufficienti.
I professori spiegano che: "Questa scelta, pur non facile, visto il grande valore che è sempre stato attribuito alle iniziative extra curricolari per la crescita umana, civile e culturale di studentesse e studenti, rappresenta una forma di protesta per richiamare l’attenzione pubblica e soprattutto istituzionale sulla dignità della professione docente".
Una protesta più forte degli scioperi
Potrebbe sembrare un paradosso, ma gli insegnanti di Bolzano sono convinti che bloccare le gite sia una forma di protesta più efficace rispetto ai classici scioperi. La loro logica è semplice: lo sciopero, secondo loro, "è risultato poco incisivo", e alla fine a rimetterci sono sempre e solo gli studenti, con la perdita delle ore di lezione.
Con questo tipo di protesta, invece, l'attività didattica prosegue regolarmente, ma il messaggio di protesta arriva forte e chiaro senza creare disagi allo svolgimento delle lezioni.
Un problema da Nord a Sud
A sostenere la protesta di Bolzano è arrivata anche la Gilda degli Insegnanti, uno dei sindacati di settore. Il loro coordinatore nazionale ha subito preso posizione, affermando che la protesta altoatesina non è un caso isolato, ma riflette le difficoltà di tutti i docenti italiani.
"Da Nord a Sud condividiamo le stesse difficoltà, un precariato annoso, una burocrazia opprimente e stipendi più bassi d’Europa", ha detto, spiegando che al centro del problema c’è il famoso "lavoro sommerso, ore dedicate a progetti e attività che non si ha poi modo di portare a termine a causa del carico burocratico che toglie tempo prezioso alle ore di insegnamento".
La Gilda, infatti, chiede con forza che il lavoro straordinario venga riconosciuto, che la burocrazia sia ridotta e che ci siano finalmente investimenti seri sulla scuola. La protesta di Bolzano potrebbe dunque, essere l’inizio di un cambiamento che coinvolge l’intera comunità scolastica.