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scuola primaria

Lo scenario che si prospetta per la scuola italiana dei prossimi anni non è dei migliori. Un futuro in cui i banchi vuoti rischiano di diventare la norma, soprattutto in alcune aree del Paese. Entro il 2035, secondo i dati presentati durante il convegno "Spopolamento, migrazioni e genere", promosso da Svimez e Fondazione Brodolini, in collaborazione con Save the Children, si stima una perdita complessiva di oltre mezzo milione di studenti solo nella scuola primaria. Un numero impressionante, con quasi 200 mila alunni in meno nella sola area del Sud Italia.

Ma i primi effetti dello spopolamento già sono sotto gli occhi di tutti: già oggi circa 3 mila comuni italiani rischiano di vedere chiusa la loro unica scuola primaria, e quasi la metà di questi è nel Mezzogiorno. Una perdita che va ben oltre la singola classe, toccando il cuore delle comunità locali.

Indice

  1. Tra il 2014 e il 2024: un milione e mezzo di italiani in meno
  2. Il Sud: l'emigrazione giovanile aggrava la situazione
  3. La sfida del PNRR e gli investimenti negli asili nido

Tra il 2014 e il 2024: un milione e mezzo di italiani in meno

La riduzione del numero degli studenti è la logica conseguenza di una tendenza demografica che ha radici lontane. Nel solo periodo compreso tra il 2014 e il 2024, l'Italia ha visto la scomparsa di ben 1,4 milioni di abitanti. Un calo che non ha risparmiato nessuno. Ancora una volta, a subire l’impatto maggiore è stato il Mezzogiorno, che ha "perso" ben 918 mila persone.

Questa crisi demografica è dovuta principalmente al saldo naturale negativo, ovvero ci sono più morti che nascite. E gli arrivi da altri Paesi riescono solo in parte a compensare questo bilancio negativo. In controtendenza, a resistere o addirittura crescere, restano solo poche regioni fortunate, come il Trentino-Alto Adige, l'Emilia-Romagna, la Lombardia.

Il Sud: l'emigrazione giovanile aggrava la situazione

Nel Sud il problema si fa ancora più pesante. Oltre al saldo naturale negativo, si aggiunge un altro fattore cruciale: la mobilità interna al Paese, ovvero l'emigrazione dei giovani verso il Centro-Nord.

Solo nel 2024, dei circa 52 mila meridionali che si sono trasferiti alla ricerca di migliori opportunità, oltre il 55% aveva un’età compresa tra i 25 e i 34 anni

Questa tendenza è alimentata da un mercato del lavoro che offre poche prospettive per i giovani e da un minore afflusso di migranti stranieri. Il risultato è un indebolimento del ricambio generazionale che mette in ginocchio il futuro di intere aree geografiche.

Guardando i dati sulla scuola primaria, non a caso, le regioni che rischiano di perdere più studenti sono Sardegna (-35%), Abruzzo (-25,8%), Molise (-23,6%), Basilicata (-23,5%) e Puglia (-23,3%).

La sfida del PNRR e gli investimenti negli asili nido

Di fronte a un quadro così complesso, è fondamentale trovare soluzioni. Secondo i relatori del convegno, il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) rappresenta un’occasione cruciale per invertire la rotta.

Il Piano sta convogliando risorse in infrastrutture sociali essenziali, come gli asili nido. Questi investimenti sono vitali perché possono riequilibrare l'offerta di servizi pubblici, sostenere l'occupazione giovanile e femminile e, di conseguenza, rendere i territori più "attrattivi" per le giovani famiglie.

Già nel 2024, la spesa dei Comuni destinata agli asili nido è cresciuta di dieci volte rispetto al periodo precedente al PNRR, che ha destinato a questa missione oltre 4 miliardi di euro. I primi risultati si vedono al Sud dove la copertura degli asili nido è passata dal 6,8% al 13,8%, mentre al Centro-Nord dal 17% al 21,8%.

L'obiettivo finale, realizzando tutti i progetti, è portare la copertura pubblica fino al 25% da Nord a Sud, per garantire un servizio universale. Secondo Raffaela Milano, Direttrice Ricerca di Save the Children: “È necessario un cambio di rotta deciso: senza interventi strutturali e una visione lungimirante che rimetta al centro i giovani, il rischio è quello di un Paese privo di prospettive per loro".

L'appello finale? "Occorre restituire fiducia, opportunità concrete e un orizzonte ai giovani, alle ragazze, a chi è nato in Italia e a chi vi è giunto da altri Paesi".

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