
Con lo slogan provocatorio “NON SULLA NOSTRA PELLE NON SULLA NOSTRA TERRA”, gli studenti hanno voluto portare alla luce le problematiche legate alla mercificazione del sapere e ai cambiamenti sociali che affliggono Napoli.
Gli appuntamenti sono stati fissati per le 11:00 in Via dei Tribunali, di fronte alla basilica di Santa Maria alla Pietrasanta, e alle 13:00 in Piazza Dante, a Napoli.La voce degli studenti
Anita Maglio, coordinatrice dell'Unione degli Studenti Campania, ha sottolineato l'importanza di rendere gli studenti protagonisti della fase politica attuale. “Essere in piazza a due passi da chi utilizza i nostri territori come passerelle politiche è fondamentale. Come studenti, siamo le prime vittime della mercificazione dei luoghi del sapere, che sono diventati economicamente inaccessibili e privi del loro ruolo emancipatorio.” Maglio ha chiesto che i luoghi di formazione siano liberati dalle influenze delle industrie belliche, che sfruttano gli spazi educativi per promuovere la cultura della militarizzazione.
La questione della turistificazione
Yle D’Angelo, coordinatore di Link Napoli, ha aggiunto che le rivendicazioni degli studenti non si limitano al G7 Cultura. “Napoli è una delle città maggiormente colpite dalla turistificazione di massa, un fenomeno che ostacola il diritto all'abitare degli studenti e che alimenta speculazione e profitto a discapito dei meno abbienti.” Il luogo scelto per il flash-mob è emblematico: un ex studentato trasformato in hotel, che rappresenta il cambiamento negativo che sta avvenendo nella città.
La continuità della mobilitazione
Anita Maglio ha concluso l'evento con un appello alla mobilitazione continua: “Le nostre manifestazioni contro il G7 non si fermeranno qui. Il 4 ottobre saremo in piazza ad Avellino contro il G7 degli Interni e il 18 ottobre di nuovo a Napoli per il G7 sulla difesa. Mentre la nostra terra diventa passerella per i grandi del mondo, noi non indietreggiamo, ma reagiamo a testa alta.” Gli studenti di Napoli, quindi, si preparano a far sentire la loro voce in un contesto in cui le loro esigenze e diritti non vengono sufficientemente ascoltati.