
Le ultime tendenze in fatto di moda alcune volte possono giocare brutti scherzi. Come quello che una studentessa del "Marco Polo" di Genova si è tirata indossando un paio di leggings. Niente di anomalo, verrebbe da pensare, in considerazione del fatto che questa specie di indumento a metà tra un classico fuseaux e un collant, è indossato quotidianamente da migliaia di ragazze di tutto il Paese, a prescindere dalla location e dal contesto: scuola, casa, feste, passeggio, ogni occasione è buona per mettere su un paio di leggins colorati. Si tratta di un capo d’abbigliamento pratico e di moda, dai mille colori, e spesso più economico di jeans e pantaloni. Ma ciò che avrebbe comportato la nota alla studentessa dell’Istituto Alberghiero genovese sarebbe stato proprio un errore di abbinamento.
NIENTE LEGGINGS A SCUOLA
- La ragazza protagonista della vicenda si sarebbe recata a scuola, come tutte le mattine, indossando un paio di leggings particolarmente “trasparenti” con sopra una maglietta troppo corta. Insomma si sa che oltre la moda, anche il buon gusto prevede che i leggings, must per eccellenza delle teenager, vadano abbinati a vestitini o maglie lunghe un po’ coprenti. La studentessa, avendo invece optato per un golfino striminzito, avrebbe esposto troppo il suo lato B all’attenzione non solo di compagni di classe, ma anche dell’insegnante che inorridita dall’abbigliamento assolutamente inadeguato al contesto scolastico ha deciso di recapitare all’alunna una bella nota.
SCUOLA PRIGIONE?
- Il preside della scuola, Renzo Talini, ha manifestato solidarietà nei confronti del gesto della prof affermando: “La ragazza aveva indosso dei leggings che sembravano collant, e non li portava come fanno le ragazze adesso, cioè con un maglione lungo, ma con una maglia corta. La professoressa ha ritenuto che non fosse vestita in maniera consona alle regole dell’istituto, e le ha messo una nota. Ma non siamo dei dittatori, la nostra è una scuola normale”. L’Istituto Alberghiero in questione prevede delle norme comportamentali di buon decoro che riguardano anche il settore dell’abbigliamento: gli studenti, infatti, dal terzo anno in poi devono indossare la cravatta, i capelli vanno portati in maniera ordinata ed anche la barba è bandita, ma solo perché i ragazzi si muovono nelle sale e vengono preparati all’ingresso nel mondo professionale.
LA STUDENTESSA INDIGNATA
- Non sembra pensarla alla stessa maniera la studentessa punita con la nota a causa del suo abbigliamento. Così, non avendo accettato quella punizione né il giudizio dei responsabili scolastici, ha condiviso quel suo disappunto su Facebook, rendendo note al popolo della rete le “assurde regole della sua scuola”. Come si poteva immaginare, la ragazza è riuscita a sollevare un vero e proprio polverone, guadagnandosi il sostegno in massa di numerosissimi giovani. Ma i suoi compagni di scuola non l’hanno appoggiata completamente. Per alcuni, infatti, è giusto che nell’istituto esistano regole di comportamento e decoro ispirate all’educazione e al buon gusto.
LA SCUOLA E’ LA SCUOLA
- Non è questo il primo caso in cui si è verificata una vicenda simile. Molti i prof che negli anni si sono battuti per far comprendere ai propri studenti che la scuola non è una spiaggia, né una passerella di moda, né un pub o una discoteca. “È vietato indossare ciabatte, minigonne, canottiere, pantaloncini corti e pantaloni-jeans a vita bassa che lascino scoperto l’abbigliamento intimo o parti del corpo”: questo il regolamento del Consiglio dell’Istituto Isis Flora di Pordenone del novembre 2012, segnalato dalla prof Marisa Moles sul Corriere.it, un’insegnante contraria a leggins e a bermuda. Ma nel mirino dei professori, accanto a dei look un po’ stravaganti, finiscono spesso anche atteggiamenti libertini, come lo scambio di effusioni nei corridoi scolastici tra coppiette di studenti; né fanno eccezioni le mode dettate dal make up che spesso inducono le studentesse a truccarsi in maniera eccessiva.
Margherita Paolini