
A chi è convinto che il nostro sia un Paese per soli vecchi, la storia di Maria Luisa D’Onofrio può far cambiare idea, o almeno dare un po’ di speranza. Lei infatti a soli 31 anni - questo è uno dei rari casi in cui è possibile rendere nota l’età di una signora - è riuscita a vincere il concorso da dirigente scolastico bandito dal Miur, e dal 2 settembre è a capo dell’Istituto Comprensivo 2° Nord di Sassuolo. Grazie all’impegno e complice la sua giovane età, può vantare un primato non certo da poco: è la preside in assoluto più giovane d’Italia. La Dott.ssa D’Onofrio, quindi, intacca l’immaginario collettivo in cui la figura di un dirigente scolastico è affiancata a persone un pò avanti con gli anni. E a chi potrebbe pensare, erroneamente sia chiaro, che alcuni ruoli non siano adatti ai giovani, in questo caso dovrà ricredersi!
Basta sapere che, prima di diventare preside, la D’Onofrio ha ricoperto per ben sette anni il ruolo di insegnante, oltre a quello di studentessa, ovviamente.
In pochi, siamo certi, conoscono il complesso mondo della scuola italiana meglio della preside più giovane d'Italia
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Che effetto le fa essere la preside più giovane d’Italia?
“Sono molto entusiasta di questo ruolo. È stata una bella sfida sia dal punto di vista lavorativo che relazionale, perché quello del dirigente scolastico è un lavoro motivante, che consente di aprirti a nuove esperienze. E poi è molto emozionante allo stesso tempo, perché raggiungere un successo personale di questo tipo a un’età così giovane è motivo di soddisfazione.”
Come si diventa preside? Cosa ha studiato e che prove ha dovuto superare?
“Io arrivo da studi umanistici, sono laureata in Scienze della Formazione Primaria e subito dopo ho insegnato per sette anni. Il concorso era strutturato in questo modo: una prova preselettiva, una scritta e una orale. È stato molto complesso perché riguardava più aree: da quella del diritto a quella della pedagogia fino all’ amministrativa".
Diventare dirigente scolastico. Un sogno nel cassetto fin da bambina o un'opportunità colta al volo?
“Sicuramente, durante gli anni di insegnamento ho maturato la voglia di progredire dal punto di vista professionale, perché mi sono resa conto che avrei potuto dare un ottimo contributo al successo formativo degli studenti anche gestendo gli aspetti più burocratici e organizzativi di un’istituzione scolastica, non solo quelli didattici. Io non ho dimenticato di esser stata, fino a pochi mesi fa, una docente, quindi anche indirettamente cerco di seguire i miei ragazzi”.
Più emozionata il primo giorno di scuola da preside o da studentessa?
“Da preside (ride). Sicuramente perché dopo due anni di studio e sacrifici ho visto realizzato il mio obiettivo”.
Come è stato l’impatto con i docenti che dovrà coordinare?
“Sono ancora un po’ sconvolti. Sicuramente la mia giovane età ha sorpreso tutti, però sono stata fortunata perché ho un corpo docente molto professionale e competente, che ha riconosciuto il ruolo che ricopro. Riescono ad essere professionali e allo stesso tempo accoglienti”.
Quali sono state le reazioni degli studenti, quando li ha conosciuti?
“Il riscontro più forte l’ho avuto nella scuola secondaria di primo grado, dove i ragazzi sono più grandi e quindi la mia giovane età ha avuto un maggiore impatto. Tramite i docenti ho saputo che sono rimasti sorpresi , ho ricevuto tanti apprezzamenti da alcune studentesse che appena mi hanno vista mi hanno fatto i complimenti".
Molte scuole impongono un dress code. Nella sua scuola, c'è un regolamento in tal senso?
“Da me non c’è un regolamento a riguardo, certo si lavora anche su questo. Ci sono infatti luoghi che impongono un determinato abbigliamento.“
Sarà una preside più dalla parte dei ragazzi o dei professori?
“È importante trovare il giusto equilibrio per garantire ai ragazzi il successo formativo e ai docenti i loro diritti di lavoratori”.
Da cosa si dovrebbe partire per cambiare la scuola italiana?
“Sicuramente siamo esposti ad una complessità che nelle nostre aule è evidente. Gli studenti ci chiedono delle risposte nuove e hanno delle esigenze formative che richiedono di stare al passo con i tempi, quindi il corpo docenti deve essere preparato. Bisognainvestire sulla formazione, la scuola si cambia solo se c’è la volontà di vivere i cambiamenti della società.”
Cosa direbbe al neo Ministro dell’Istruzione se lo incontrasse?
“Che sarebbe opportuno girare nelle scuole, entrare in contatto con gli studenti e le varie realtà scolastiche. Ho vissuto sulla mia pelle che una cosa è leggere alcune notizie, altro è viverle”.
Un messaggio per tutti gli studenti?
“La scuola è un luogo di crescita e di formazione. Bisogna far tesoro degli insegnamenti che arrivano sia dai docenti che dalle altre figure professionali che lavorano quotidianamente a scuola. L’importante è non perdere di vista gli obiettivi didattici ed educativi e credere nelle proprie capacità perché ognuno di noi ne ha. E queste hanno bisogno di essere stimolate per condurci al successo”.Manlio Grossi