
I TEENAGER NON CAPISCONO QUELLO CHE LEGGONO - I dati che sbattono l’Italia nel girone degli ignoranti sono quelli presenti nel Rapporto 2009 dell’Unità di analisi e studi della Direzione generale Education della Commissione Europea.
Secondo questa ricerca, il 50,9% dei ragazzi tra i 15 e i 18 anni non è in grado di comprendere il significato di un testo anche semplice e questo ci colloca al di sotto di un livello base che la UE indica come “punto 3”, e che rappresenta lo standard minimo che permette alle persone di “confrontarsi in modo efficace nei contesti e nelle situazioni di vita quotidiana che richiedono l’esercizio della lettura”. In parole povere il nostro analfabetismo consisterebbe nel saper sì leggere, ma purtroppo nel non capire fino in fondo quello che leggiamo.ALL’UNIVERSITA’ SON DOLORI! - Va bene, insomma, se dobbiamo capire un sms, magari non troviamo intoppi nel leggere la locandina di un film, ma se poi ci imbattiamo nella comprensione di un articolo di giornale o nella lettura di un romanzo della nostra bella e ricca letteratura italiana, allora la questione si fa dolorosa. E il problema non riguarda solo gli adolescenti, ma anche i più grandicelli. Se inatti è vero, da una parte, che è aumentata la percentuale dei diplomati in Italia, bisogna poi vedere la qualità dell’istruzione di chi arriva all’università. E un assaggio della catastrofe culturale che si sta compiendo tra i nostri studenti l’abbiamo avuto con la correzione dei test di ingresso alle facoltà universitarie di quest’anno, tanto che in molte Università vengono organizzati corsi di recupero di italiano per riempire le lacune che sarebbero rovinose per qualsiasi laureato in qualsivoglia materia di studio. Ebbene, ora il Rapporto 2009 di Bruxelles ci conferma che la nostra cultura sta andando progressivamente alla deriva.

INSEGNANTI E METODI DA PENSIONE - Innanzitutto viene puntato il dito contro il metodo italiano di insegnamento ormai obsoleto visto che è ancora basato sul rapporto frontale tra insegnante e studenti. Questo non stimolerebbe a sufficienza l’interesse e l’interazione con i ragazzi e, assieme ad un non adeguato uso della tecnologia nella didattica, non si riescono a formare italiani adeguatamente preparati. Ma anche l’età degli insegnanti costituirebbe un handicap per una buona istruzione. Da noi i prof ultracinquantenni sono circa il 55% del corpo docente invece nel resto d’Europa si arriva a poco più del 32%. ‘Largo ai giovani!’ sembrerebbe dire l’Unione Europea - che poi è quello che pensano anche i tanti precari che non riescono ad accedere all’insegnamento…
SOS SCUOLA - Da Bruxelles viene indicato, poi, come ulteriore fattore negativo, l’abbandono degli studi. Sebbene in questo caso l’Italia registri una diminuzione della percentuale di chi lascia la scuola senza aver conseguito alcun titolo (19,7%), si è comunque lontani dagli obiettivi posti dalla Comunità Europea a riguardo (10%). Altro punto su cui riflettere sono pure le riforme messe in atto in questi anni dai diversi schieramenti politici e, sotto accusa, anche i tagli alla spesa sebbene, in questo caso, sia la stessa Ocse a sostenere che i livelli di conoscenza a scuola non migliorano solo in funzione della quantità di soldi spesi, ma piuttosto in base a come vengono effettivamente impiegati.
FAMIGLIA E TV SOTTO ACCUSA - Ma tutte le colpe sono imputabili alla scuola? In realtà no. La situazione è sicuramente molto complessa e a contribuire, spesso, sono gli stessi adulti e/o genitori che a loro volta non possiedono un sufficiente livello culturale o si mostrano troppo tolleranti di fronte alle pecche mostrate dagli studenti. Una buona educazione va coltivata anche in famiglia e se gli adulti mostrassero maggiore interesse verso la cultura forse anche i loro figli ne verrebbero contagiati. Il resto poi lo fanno i modelli culturali che ci vengono proposti da TV e cinema che spesso danno davvero l’impressione che il sapere sia una cosa inutile.
Se si pensa, quindi, a quante siano le cause dell’ignoranza dei nostri poveri studenti, allora si capisce quanto ci sia da fare per uscire fuori da questo impasse e i protagonisti di questo cambiamento dobbiamo essere proprio noi.
Vi riconoscete nella descrizione che l’Europa fa del nostro livello di istruzione? Dateci la vostra opinione.