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banchi aula classe

Studenti e insegnanti divisi sulla nuova filiera tecnico-professionale. La riduzione degli anni di studio da cinque a quattro genera un certo scetticismo tra i docenti, al contrario, studentesse e studenti si dicono decisamente più fiduciosi guardando ai nuovi percorsi scolastici.

Sono le principali evidenze del sondaggio condotto dal portale 'La Tecnica della Scuola' che ha chiamato in causa 1.108 partecipanti, tra docenti, studenti, presidi e famiglie.

Indice

  1. Nuova filiera tecnico-professionale: 1 studente su 3 è favorevole
  2. Le opinioni dei partecipanti al sondaggio

Nuova filiera tecnico-professionale: 1 studente su 3 è favorevole

Alla domanda “Sei d'accordo con gli istituti tecnici e professonali in solo 4 anni?” tra i docenti, il disaccordo è stato particolarmente netto: l’84% ha risposto di non gradire i 4 anni di corso, evidenziando la percezione di un rischio per la qualità dell’offerta formativa.

Anche tra i dirigenti e i genitori è prevalso il disaccordo, entrambi con il 67% di risposte negative.

La forbice dei fiduciosi si allarga, invece, tra gli studenti.

Tra coloro che vivono la scuola quotidianamente si è riscontrata una maggiore apertura verso i nuovi percorsi scolastici della filiera tecnico-proessionale. Il 34% dei partecipanti alla rilevazione, uno su tre, si è infatti dichiarato a favore della Maturità in quattro anni.

Le opinioni dei partecipanti al sondaggio

Le opinioni aperte raccolte dal sondaggio delineano i timori principali. Una docente ha scritto: “Spalmare in quattro anni un percorso che la maggior parte fatica a completare in cinque non ha senso”.

Un genitore aggiunge: “La scuola forma persone, non solo lavoratori. Il problema è cosa si impara, non quanto tempo si impiega”.

Qualcuno si ritrova, invece, con la linea del Ministero, anche se con qualche accorgimento: “Se i 2 anni successivi alla Maturità sono obbligatori, può andare bene come idea; se non lo sono, 4 anni di studio non sono sufficienti per la formazione di uno studente. Non lo sono nemmeno 5, visto il livello di preparazione media degli studenti oggigiorno”.

E ancora: “Sarebbe un’opportunità per integrare i ragazzi nel mondo del lavoro, potrebbe contenere la dispersione scolastica e permettere anche a chi ha bisogno di lavorare di avere un adeguato titolo di studio”.