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Qualche mese fa, lo scorso novembre, si è parlato dall'aggressione, ai danni di una donna 40enne - insegnante di sostegno - da parte di un gruppo di genitori, proprio davanti alla scuola media frequentata dai figli, in provincia di Napoli. Causa del comportamento violento i presunti maltrattamenti da parte della docente nei confronti degli alunni.
Partita l'inchiesta a causa delle denunce degli stessi genitori autori dell'aggressione, dopo l'accertamento dei fatti i carabinieri hanno proceduto all'arresto della professoressa, che ora si trova in carcere. Come raccontano 'Repubblica' e 'Il Corriere del Mezzogiorno', tra gli altri, la donna risulta indiziata dei reati di maltrattamenti, violenza sessuale, induzione al compimento di atti sessuali e corruzione di minorenne, commessi in danno di alcuni studenti, tutti di età inferiore a 14 anni.
"La saletta" e il gruppo Instagram
La donna era insegnante di sostegno di uno dei minori coinvolti, alla quale però venivano affidati anche gli altri alunni. Sembra che li portasse in un'aula riservata della scuola, soprannominata ‘La saletta’, con la scusa di impartire ripetizioni: qui sarebbero avvenuti i maltrattamenti e gli abusi. La professoressa avrebbe anche creato un gruppo su Instagram, chiamato appunto La Saletta, dove sarebbero stati presenti contenuti esplicitamente sessuali.
L'insegnante avrebbe anche minacciato gli alunni di bocciatura, o di mandarli in comunità o di far andare i genitori in carcere, se non avessero mantenuto il segreto.
Il telefono della prof
La sospensione di uno degli alunni coinvolti avrebbe portato i ragazzi a confidarsi con i propri genitori, mostrando alcuni messaggi scambiati tramite Instagram e Whatsapp con la professoressa. Durante le indagini si è recuperato quindi il telefono dell'insegnante, con all'interno numerosi messaggi vocali dalla stessa inviati agli alunni, nonché materiale compatibile con quello descritto dagli alunni vittime degli abusi.
Tutte le accuse saranno esaminate nelle prossime fasi del procedimento insieme all’avvocato dell'insegnante, che eventualmente potrà fare ricorso contro l’ordinanza cautelare.