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gite scolastiche parere presidiLe gite scolastiche non sono più quelle di una volta. Nel vero senso della parola, dal momento che quest’anno 1 studente su 2 non parteciperà al tradizionale viaggio d’istruzione, quello con più giorni fuori per intenderci. I motivi alla base del fenomeno sono molteplici e, per la prima volta in tre anni, poco hanno a che fare con il Covid.

A fare luce sulla questione il recente osservatorio sulle gite scolastiche di Skuola.net che ha portato a galla i diversi punti cruciali. Dei 3.500 studenti intervistati - tra medie e superiori - un terzo del campione rivela di aver dovuto dire ‘addio’ al viaggio d’istruzione per mancanza di accompagnatori. Enormi responsabilità, rischio di situazioni spiacevoli, studenti indisciplinati: per farla breve, i prof si guardano bene dall’accettare di scortare le proprie classi in gita. La propensione a dire ‘no’ da parte dei docenti è confermata anche da Mario Rusconi - Presidente dall'Associazione Nazionale Presidi di Roma.

Meno gite nell’era post-Covid: colpa dei prezzi

Intervistato da Skuola.net, il numero uno dei Presidi di Roma si sofferma sulle differenze tra il pre-Covid e il post-Covid. Nell’epoca precedente alla pandemia i dati dicono che si svolgevano più gite scolastiche. Cosa si è inceppato? In realtà la risposta è molto semplice, l'abbiamo sotto gli occhi nella cronaca di tutti i giorni: “Abbiamo notato una differenza tra i due periodi. In precedenza si effettuavano più viaggi per due motivi: sia perché i prezzi erano molto più contenuti e sia perché una certa maggiore irrequietezza dei ragazzi sta inducendo molti insegnanti a non sottoporsi allo stress di vigilarli durante la gita”.

L’inflazione e il rincaro prezzi hanno reso poi necessario un cambio di rotta. In questo senso la parola d’ordine - per scuole e famiglie - è stata ‘risparmio’. Gli effetti, di tipo logistico, si abbattono sulle mete del viaggio: “Le mete preferite sono quelle tradizionali: Praga, Barcellona - esclusa Parigi dati gli scioperi e manifestazioni violente. C’è anche una certa tendenza a fare il viaggio d’istruzione in un solo giorno. Questo si verifica in Italia: un modo per risparmiare, dato che treno e pullman costano di meno e si può andare a Milano o Napoli in poco tempo.” Una situazione che il sondaggio Skuola.net ha riscontrato maggiormente nelle scuole medie: con 3 alunni su 4 che rimarranno nei confini nazionali per la gita di fine anno.

Troppe responsabilità e studenti indisciplinati: i prof non sono disposti a partire

In molti casi poi, per più di qualcuno il viaggio d’istruzione è un sogno ad occhi aperti. Parliamo di tutti quegli studenti affetti da disabilità che devono rinunciarvi per mancanza di attrezzature o per problemi organizzativi. Episodi frequenti, riportati dalla cronaca recentemente, che ci dicono che anche alle gite, l’inclusione va un po’ a farsi benedire: “E’ un problema complesso. Magari c’è disponibilità da parte del docente di sostegno però poi l’albergo non è a norma: cioè non presenta quelle caratteristiche necessarie per far accedere una ragazza o un ragazzo in carrozzella.” commenta il Presidente Rusconi.

Ma il vero nocciolo della questione, oltre all’assenza di un incentivo per partecipare alla gita, è il comportamento delle scolaresche e, di riflesso, le responsabilità che gravano sulle spalle degli insegnanti a giocare un ruolo chiave nel contesto. E di questo Rusconi ne è convinto: “In molti casi il viaggio di più giorni, soprattutto all’estero, sta diventando sempre più raro. Sia per i costi sia per la maggior turbolenza degli studenti. Sia perché gli insegnanti non hanno una vera e propria diaria, è stata eliminata 20 anni fa. Dispongono di un piccolo ‘obolo’ da parte della scuola - se la scuola ha i fondi inseriti nel finanziamento del bilancio. Questo pregiudica la possibilità di partecipare, ma direi che il motivo maggiore sono le responsabilità dei docenti che devono stare spesso allertati anche durante la notte. Sappiamo che avvengono episodi spiacevoli con conseguenze importanti e pertanto sempre più professori si tirano indietro.” Classi turbolente, studenti difficili da gestire: lo testimoniano anche i crescenti episodi di bullismo tra le mura scolastiche.

A scuola i bulli dettano legge: invertire la tendenza con “sanzioni riparative”

A questo proposito, di recente abbiamo visto come bullismo e aggressioni siano all'ordine del giorno nel mondo della scuola, spesso accompagnati da immagini riprese con lo smartphone. La gita scolastica potrebbe essere un momento a rischio? Secondo Mario Rusconi il fenomeno si può arginare con le giuste misure: “La scuola da anni sta cercando di organizzarsi. Recentemente il Ministro Valditara ha istituito un gruppo di lavoro che cerca di ripensare questo fenomeno, sia per quanto concerne le misure formative, quindi educazione civica, colloqui con incaricati della Polizia Postale che li mettono al corrente delle conseguenze penali derivanti da questi comportamenti. Tutto ciò deve essere anche accompagnato da un ripensamento delle sanzioni, già previste dallo statuto degli studenti” afferma il Presidente ANP di Roma.

In sintesi, Rusconi suggerisce di adottare sanzioni più stringenti e, soprattutto, funzionali per lo studente bullo. Il Presidente dei presidi le definisce riparative: "La scuola non può far finta di niente. Quando leggo che per quello studente che aveva sparato alla prof con pistola a pallini sono stati dati 3-5 giorni di sospensione pura e semplice, capisco che la scuola evidentemente non sta agendo nel modo corretto per la formazione dei nostri giovani. Per fatti di questo tipo ci vogliono sanzioni con misure riparative: servire alla Caritas, aiutare negli ospedali. Far capire agli studenti che la vita non è tutta fuochi d’artificio, influencer e tiktoker, ma è fatta anche di sofferenza, che deve servirci a migliorare ed essere molto più maturi”.

Data pubblicazione 5 Aprile 2023, Ore 10:40 Data aggiornamento 5 Aprile 2023, Ore 10:43
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